“Torture” nel carcere di Bari, arrestati 3 agenti della polizia penitenziaria
Pestarono detenuto con problemi psichici e coprirono le prove. La denuncia da parte della direzione della Casa circondariale e del Comando della polizia penitenziaria, l’inchiesta che ha portato all’arresto di tre poliziotti per il reato di tortura e alla sospensione dal servizio di sei assistenti per concorso in tortura
Calci e pugni nei confronti di un detenuto con problemi psichici del carcere di Bari da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria. E poi il silenzio dei colleghi che hanno assistito al pestaggio. E la mancata segnalazione delle lesioni sul corpo della vittima, un 42enne barese, dopo il ricovero in infermeria.All’origine della violenza ci sarebbe l’incendio di un materasso.
E’ nata da una denuncia da parte della direzione della Casa circondariale e del Comando della polizia penitenziaria, l’inchiesta che ha portato all’arresto di tre poliziotti per il reato di tortura e alla sospensione dal servizio di sei assistenti, 3 dei quali aacusati per concorso in tortura e rifiuto d’atti di ufficio, e altri 3 solo per quest’ultimo reato.
L’indagine è stata condotta dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, con “la costante collaborazione della Direzione dell’istituto di pena e del Comando della polizia penitenziaria”, ha sottolineato la Procura.
L’episodio contestato è accaduto il 27 aprile scorso nel carcere di Bari e sarebbe iniziato durante il trasferimento di un detenuto dalla sua cella alla medicheria. Il pestaggio vero e proprio – stando a quanto hanno ricostruito i carabinieri – sarebbe durato quattro minuti, durante i quali alcuni poliziotti avrebbero colpito l’uomo e altri lo avrebbero bloccato sul pavimento. Altri ancora sarebbero rimasti a guardare in silenzio. Quindici sono in totale gli indagati.
Antigone: “Fondamentale si faccia chiarezza. Buon segno la collaborazione della direzione dell’Istituto”
Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone:
“Di questa indagine eravamo a conoscenza da tempo e aspettavamo il primo atto ufficiale arrivato nelle ore scorse. Come sempre avviene in questi casi ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e si chiariscano le eventuali condotte e responsabilità. Da quando è stata introdotta la legge contro la tortura nel 2017 sono diversi i processi e le indagini in corso che vedono coinvolti appartenenti alla Polizia penitenziaria. Segno di un testo che era e continua ad essere fondamentale per prevenire e perseguire abusi in un luogo chiuso come il carcere. Ci augiriamo, altresì, che chiarezza venga fatta anche sul coinvolgimento del personale medico, più di una volta indagato o condannato in procedimenti simili, per la mancata refertazione di ferite e lesioni. Nel caso specifico di Bari la buona notizia è stata la collaborazione dei vertici del carcere – sia della direzione che della stessa Polizia Penitenziaria – per individuare i presunti colpevoli delle violenze e arrivare ad un primo accertamento dei fatti. Anche in questo caso, come ripetiamo, la legge sulla tortura può aiutare a rompere il muro di omertà che spesso si è creato in passato, garantendo ampio riconoscimento a chi porta avanti il proprio lavoro nel rispetto dei diritti e della dignità degli individui“.
A Patrizio Gonnella fa eco Maria Pia Scarciglia, presidente di Antigone Puglia:
“Quanto è accaduto è di assoluta gravità e chiediamo che si faccia chiarezza. Come associazione operiamo all’interno del carcere di Bari da qualche anno attraverso uno sportello di informazione legale rivolto ai detenuti e ben conosciamo il grande lavoro che svolgono la direttrice del carcere e la comandante della Polizia Penitenziaria. Non siamo dunque sorpresi della loro collaborazione alle indagini e continuiamo a riporre fiducia nel loro operato“.