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Treviso: Sfida gay a Gentilini

In 500 al kiss-in davanti al comune di Treviso. Ma lo «sceriffo» leghista non si fa vedere. L’Arcigay: «Faremo qui una manifestazione nazionale contro l’omofobia»

Il kiss-in c’è stato. La pacificazione no. Oltre cinquecento persone hanno affollato ieri mattina il municipio di Treviso, rispondendo all’appello di Arcigay Veneto alla mobilitazione dopo le parole del prosindaco leghista Giancarlo Gentilini che farneticava di «pulizia etnica» contro gli omosessuali. Cinquecento persone, uomini, donne, tanti giovani, gay e lesbiche, eterosessuali, di Treviso e del Veneto. Qualcuno anche da fuori regione. Lo sceriffo leghista non s’è fatto vedere. E anzi ha fatto sprangare le finestre del suo ufficio in comune. Le scuse richieste dalla comunità gay e non non ci sono state. Del resto, difficile pensare che un personaggio come Gentilini potesse davvero tornare sui suoi passi. I manifestanti portavano al petto un triangolo rosa, il simbolo dei detenuti omosessuali deportati dai nazisti. L’onorevole Franco Grillini ha voluto sottolineare che «Gentilini fa abusivamente il sindaco e Gobbo dovrebbe vergognarsi di fare da prestanome alle sue esternazioni. L’unica cosa illegale – ha aggiunto Grillini – è proprio lui, Gentilini». Colorata, rumorosa, la manifestazione ha attirato anche molti trevigiani che pur rimanendo ai margini hanno comunque voluto portare la loro solidarietà. Dopo l’ennesimo sproloquio di Gentilini a Treviso, dicono in molti, qualcosa si è mosso. Le esternazioni razziste e omofobe del prosindaco non sono poi così condivise dai suoi concittadini. E ieri sono stati in tanti a volerlo far sapere ai manifestanti. Assieme all’Arcigay c’erano anche i giovani del laboratorio sociale Ubik Lab di Ponzano Veneto (in provincia di Treviso). Nel suo intervento alla manifestazione un portavoce di Ubik Lab ha sottolineato che «queste dichiarazioni alimentano e incoraggiano atteggiamenti di intolleranza e violenza di tutti quei personaggi che nel nostro territorio sono riconducibili a formazioni neonaziste e tanto care al pro sindaco di Treviso. Proprio per opporci a questa mentalità xenofoba e nazista siamo anche noi al fianco di tutti quei cittadini democratici che non sono disposti a subire in silenzio il ritorno di ideologie appartenute al periodo più buio della nostra storia». Quindi ha concluso dicendo che «crediamo che le diversità siano una valore per la società, certo è molto più complicato cercare un dialogo e una convivenza con altri diversi da noi ma siamo convinti che il confronto e la contaminazione rappresentino un valore». Prima che il kiss-in iniziasse le forze dell’ordine hanno fatto sapere di aver fermato tre giovani appartenenti a formazioni di estrema destra. La gente è comunque arrivata davanti al Municipio a gruppetti, chi a mano, chi sventolando la bandiera della pace. Un lungo striscione rosa senza scritte ha impacchettato simbolicamente la facciata del municipio e quindi i presenti si sono scambiati lunghi baci. Qualche sbirciatina verso le finestre del comune che sono rimaste chiuse. «Voglio dire grazie a tutta l’altra Treviso», ha detto Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell’Arcigay, che ha invitato i partiti a fare «pulizia etnica» al loro interno, parafrasando quanto detto dal vicesindaco di Treviso a proposito degli omosessuali. «Questa manifestazione – ha aggiunto – non sarà l’ultima. Sarà la prima di una lunga serie che porterà allo svolgersi, proprio a Treviso, di una grande manifestazione nazionale contro l’omofobia». Per gli esponenti di Arcigay infatti «Treviso e l’Italia sono stufe di avere amministratori pubblici come Calderoli, Di Piazza, Prosperini, Tremaglia o Giancarlo Gentilini, tutti omofobi della peggior specie». Quanto alla manifestazione di ieri Mancuso ha voluto sottolineare che la «miglior risposta alle parole del prosindaco è la decisione di un gruppo di ragazzi di istituire un comitato di Arcigay anche qui nella città dello sceriffo». Dove i gay non hanno avuto mai vita facile, come hanno raccontato alcuni giovani omosessuali locali, «difficile – hanno detto – vivere apertamente la nostra sessualità in questo Veneto, ancora molto bigotto e cattolico».Da segnalare la presenza di Franco Miracco, portavoce del presidente della regione Veneto Giancarlo Galan. «Da parte del presidente Galan – ha detto Miracco ai cronisti – c’è il massimo di solidarietà nei confronti di quanti manifestano qui». Poi ha aggiunto che questa è «la solidarietà che Galan ha sempre espresso sia quando si è polemizzato per le trasfusioni di sangue negate in altre città d’Italia ai gay, sia quando, poche settimane fa, disse che piuttosto di vedere rovinata la vita di un bambino nell’orrore di un orfanotrofio sarebbe stato preferibile lasciarlo adottare da una coppia gay». Tra le forze politiche presenti, Rosa nel Pugno, Prc e Pdci, oltre ai Verdi.