Martedi 26 gennaio il leader della lega Matteo Salvini si è recato in visita a Trieste, passando in rassegna alcuni luoghi simbolo della città fondamentali alla sua propaganda escludente, xenofoba e ricca di ignoranti luoghi comuni.
Di fronte ad un evento di questo tipo, un gruppo di attivisti ed attiviste ha accolto l’invito al “caffè con Matteo” e si è recato nella zona del centro per andare a contestare Salvini, i suoi simpatizzanti ed alcuni rappresentanti del SAP locale (Sindacato delle Forze dell’Ordine tristemente noto per i suoi attacchi a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi).
Diversi sono stati i momenti di opposizione che si sono svolti nella via pedonale in cui si trovava l’incontro, via che già da diverse ore risultava blindata da camionette e forze dell’ordine.
I fascioleghisti nostrani sono stati soggetti ad una serie di contestazioni: uno striscione, recante la scritta “Salvini is not welcome”, è stato calato da una finestra di un esercizio commerciale innanzi al punto d’incontro con il leader del Carroccio. Contemporaneamente, lungo i confini della presunta “zona rossa” imposta alla città, da un lato un gruppo di attori hanno proposto una performance; dall’altro lato, un gruppo di manifestanti ha cercato di avvicinarsi all’appuntamento con Salvini, disturbandolo con cori e trombette, così da non lasciare alcuno spazio di agibilità a colui che basa la propria immagine e politica sulla paura del diverso.
Di fronte a questi eventi, la risposta “democratica” delle forze del (dis)ordine è stata quella di effettuare tre cariche a freddo, rincorrendo e manganellando indistintamente manifestanti, passanti e giornalisti.
Dopo le cariche della polizia, oltre trecento persone si sono ritrovate all’appuntamento pubblico delle 17 convocato dalla Trieste Antifascista e Antirazzista, per dimostrare che la città rifiuta ogni forma di esclusione razzista, ignorante e xenofoba e che abbraccia, invece, politiche di accoglienza e condivisione.
In una città come Trieste – in cui mancano quasi completamente spazi pubblici e aperti, in cui la morsa della crisi ha fatto sì che gli unici luoghi di aggregazione siano stati costretti a chiudere – non vogliamo lasciare nemmeno un centimetro di spazio a chi aizza guerre tra poveri per cavalcare l’onda della crisi a fini elettorali.
Il vero degrado è originato da chi ha prodotto la crisi e con essa si è arricchito, sfruttandola a suo vantaggio ed alimentando strumentali divisioni e spaccature.
Contesteremo sempre gli opportunisti che, agendo la più becera politica, spalleggiano chi -per propaganda o mero razzismo- continua ad inventare finte aggressioni, stupri, o fatti come quello delle bombe alla moschea di Padova. Non resteremo mai indifferenti e silenziosi di fronte a questi personaggi, il cui unico scopo è quello di ricompattare una destra fascista e populista, incapace di percepire e comprendere i cambiamenti del nostro tempo, né di accettare nel proprio vocabolario concetti quali “migrazione” ed “accoglienza”.
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