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Trieste: procedimenti disciplinari contro tre studenti del collettivo UP

L’università di Trieste ha recentemente avviato dei procedimenti disciplinari contro tre studenti del collettivo UP “colpevoli” di aver portato all’interno dell’università, insieme a tutti noi, dibattiti, assemblee e saperi critici. Cinque buone ragioni per la tua UniTS, così recita il banner all’apertura del sito dell’UniTS. Che si riferiscano a queste?

UNO

Assemblee ed incontri su temi di attualità politica, come per esempio un confronto sulle ragioni del no al referendum costituzionale. 

Viene data una particolare attenzione alla creazione di percorsi dal basso, partecipativi che portino le ragioni di un’opposizione sociale alle politiche accentratrici ed autoritarie. Per esempio vengono stimolati dibattiti pensati e gestiti dagli studenti come, per esempio, in cui far partecipare diverse personalità impegnate nel percorso C’è Chi Dice NO come Marco Neitzert (Rete della Conoscenza), Marco Sirotti (Globalproject.info) e Daniele Andreozzi (Università degli studi di Trieste).

Poi, improvvisamente, l’Università di Trieste si ricorda che il magnifico Rettore appartiene al Partito Democratico ed è favorevole al sì al referendum costituzionale, quindi l’Università di Trieste si trova costretta a bloccare tutte le attività del coordinamento C’è Chi Dice No organizzate all’interno degli spazi universitari perché non vengono portate all’interno delle iniziative anche le posizioni del sì.

DUE

Apertura straordinaria delle aule per poter avere spazi dove studiare durante la sessione d’esami.  L’Università di Trieste concede gentilmente a tutti i suoi studenti e le sue studentesse un comodo spazio dove poter studiare: aule, corridoi, sedi distaccate rimarranno aperte durante i fine settimana! L’università di Trieste però a volte si è dimenticata di aprire le aule, o meglio di chiudere interi corridoi per non permetterne “l’occupazione abusiva” da parte di studenti che, così sovvertivi, pensavano di avere luoghi dove poter studiare all’interno della propria università.

TRE

Lezioni aperte, in collaborazione con Non Una  Di Meno Trieste, per lo sciopero globale femminista dell’otto marzo sul tema dell’antisessismo nel mondo della formazione:

– “Violenza di genere e diritti umani: un percorso storico”

– “Il genere: desiderio, binarismo, vulnerabilità”

L’Università di Trieste ritiene importante la mobilitazione su questo tema, non accetta disparità di genere e discriminazioni sociali, culturali e sessuali.  L’università di Trieste crede in un cambiamento culturale e radicale per affrontare la violenza di genere, soprattutto all’interno del mondo dell’educazione e della formazione, tanto da intimare alle docenti che dovevano tenere queste lezioni di non partecipare.

QUATTRO

Un festival di tre giorni in cui portare all’interno del mondo universitario saperi critici e alternativi su temi legati all’attualità e alle contraddizioni del mondo contemporaneo.

-“Voci migranti: conversazione con richiedenti asilo”
introduce e media Stefano Tieri (giornalista)
-“Donne dal mondo: diario globale del patriarcato”
con Assunta Signorelli (fondatrice Trame di Terra) e R.Altin (professoressa di antropologia culturale)
-“ISIS, Erdogan, crisi siriana: l’alternativa curda”
dibattito con Ferat Ak (Rete Kurdistan Italia)
-“La guerra non è una cosa da donne (?): il ruolo delle donne dal secondo dopoguerra ad oggi”
proiezioni e dibattito aperto con Sofia Quintero (dottoressa e attivista) e Carlo Cattaneo (fotografo)

L’università di Trieste è attenta a proporre ai suoi studenti seminari e dibattiti che possano portare anche un sapere critico rispetto all’accademismo, trito ritrito ed immobile. L’università di Trieste spinge gli studenti ad organizzare lezioni ed incontri, spinge così tanto che decide di negare gli spazi per lo svolgimento del festival e cerca in ogni modo di ostacolarne l’organizzazione.

CINQUE

Procedimenti disciplinari a scelta tra ammonizione, interdizione temporanea da una o più attività formative, esclusione da uno o più esami fino a tre mesi, sospensione temporanea fino a un anno (art. 36, Regolamento carriera studente). Già, perché l’Università di Trieste ha deciso che la modalità migliore per premiare chi porta saperi critici e alternativi, chi crea momenti di socialità, chi smuove il loro comodo accademismo è la criminalizzazione. L’Università di Trieste ritiene il decoro e l’ordine pubblico più importante della curiosità di alcuni studenti che decidono di creare e di portare altre iniziative all’interno dei suoi spazi.

Ma la cosa non è nuova.

È passato mezzo secolo da quando è uscito “Della miseria dell’ambiente studentesco considerata nei suoi aspetti economico, politico, psicologico, sessuale e specialmente intellettuale di alcuni mezzi per porvi rimedio” da parte dei membri dell’Internazionale Situazionista e degli studenti di Strasburgo (testo disponibile online). Il saggio si apre con un’analisi di che cosa sia lo studente all’interno della società: “Simile allo schiavo stoico, lo studente si crede tanto più libero quanto più strettamente lo legano le catene all’autorità. Come la sua nuova famiglia, l’Università, si considera l’essere sociale più “autonomo” mentre dipende direttamente e congiuntamente dai due sistemi più potenti dell’autorità sociale: la famiglia e lo stato. E’ il loro bambino educato e riconoscente. Seguendo la stessa logica del bambino sottomesso, partecipa a tutti i valori e tutte le mistificazioni del sistema e le concentra in sé.”

Ecco, noi siamo colpevoli di esserci staccati da queste catene, di non aver creduto e ceduto ai ricatti dell’Università, di aver criticato i problemi presenti e di aver proposto alternative. L’università produce studenti incapaci di pensare con la propria testa, annulla le individualità bannate come pericolose per adeguarsi al sapere supremo e ridicolmente alto dell’Accademia, unica verità suprema, il cui scopo è essere una fabbrica di precarietà.

Ma come ci ricorda Giorgio Agamben: “Dovrebbe essere chiaro, infatti, che in una società dominata dall’utilità, proprio le cose inutili diventano un bene da salvaguardare. A questa categoria appartiene lo studio.”

Agamben sottolinea come la condizione studentesca sia, per molti, la sola occasione di fare esperienza di una vita senza scopi meramente e prettamente utilitari. E perché lo studio è “etimologicamente il grado estremo di un desiderio (studium)”, è proprio un desiderio che abbiamo cercato di portare in Università; è proprio un desiderio che ora ci viene contestato: il desiderio di un’università aperta a tutte e tutti, che fa delle differenze una ricchezza, che combatte ogni tipo di discriminazione, che propone e che spinge gli studenti ad organizzarsi, a pensare con la propria testa, a portare criticità, che accetta altre forme alternative di sapere, che premia e non punisce gli studenti che cercano di combattere il grigiume ora fin troppo presente.

Invitiamo dunque tutti a partecipare mercoledì 31 alle ore 16 nel piazzale esterno per andare a consegnare al Magnifico la nostra memoria collettiva, perché queste attività che vengono contestate le abbiamo create e costruite insieme, perché non accettiamo questo attecchimento verso tre singoli individui quando il nostro agire è sempre stato collettivo, perché siamo stati complici fin dal principio e non possiamo limitarci ora alla sola solidarietà: SIAMO STATI NOI, SIAMO STATI TUTT*

Comunicato Collettivo UP