Trieste: suicida nel Commissariato di polizia una donna ucraina 31enne in attesa di rimpatrio
Poche battute d’agenzia per annunciare un dramma, l’ennesimo che riguarda detenuti in Italia. Anche Rita Bernardini, deputata radicale, dalle pagine del suo blog rende nota la triste e drammatica notizia: “Una cittadina ucraina, Alina Diachuk, di 31 anni, si è suicidata questa mattina in una stanza nel Commissariato di Villa Opicina, una frazione di Trieste, dove vengono temporaneamente trattenute le persone straniere in attesa di essere accompagnate alla frontiera”, si legge sul blog dell’esponente dei Radicali.
Leggere questa notizia rende spontanee diverse riflessioni. Innanzitutto perché e come è stato possibile che tutto ciò accadesse in un commissariato di polizia. “In base alla ricostruzione fornita dalla Questura di Trieste, l’ucraina si sarebbe suicidata usando il cordino della felpa”, recita ancora l’agenzia di stampa che ha diffuso la notizia. Ci si aspetta che in un posto del genere il controllo sia la prima cosa eppure…
Non conosciamo i motivi per cui questa donna ha scelto di farla finita, probabilmente non accettava il rimpatrio, ma sappiamo bene a cosa vanno incontro i detenuti nel nostro Paese: tra carenza di risorse, di uomini e mezzi, e un sovraffollamento che uccide ogni speranza. Anche per questo i Radicali, il prossimo 25 aprile, scenderanno in piazza a Roma in una marcia per l’Amnistia e la Giustizia.
fonte: Ristretti Orizzonti
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