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Tso e abusi

G.D., 52 anni, vive a Torino e dal 2004 ha subito numerosi trattamenti sanitari obbligatori (TSO), a seguito di una diagnosi discutibile, basata sulle dichiarazioni della sua famiglia. Tutti i TSO sono stati effettuati nel reparto psichiatrico dell’ospedale “san Giovanni Bosco” di Torino. Non solo. G.D. ha passato molto tempo in 4 comunità psichiatriche torinesi, che gli hanno sottratto quasi 8 anni di vita

G.D. non ha mai avuto atteggiamenti violenti e non ha alcuna restrizione a suo carico. Da oltre un decennio è stato privato delle chiavi di casa, in cui è oramai costretto ad abitare con la sua famiglia, a causa delle condizioni precarie dovute ai troppi farmaci, che è costretto a prendere, anche con l’inganno.

A causa di tutta questa situazione e dell’abuso di farmaci, in questi anni sono sorti seri problemi psicologici che impediscono a G.D. di avere una vita normale, tanto da arrivare a prendere in considerazione anche l’idea dell’eutanasia, come più volte manifestato, anche attraverso i social network.

Nel 2009 G.D. ha perso il lavoro, peraltro trovato a fatica, e a causa dei continui TSO non riesce più a fare quelle attività che prima svolgeva senza difficoltà, come leggere un libro, o andare a suonare nei locali la sera. Non può neppure uscire o frequentare quelle pochissime persone che gli sono ancora vicine. Se lo facesse, G.D. sarebbe costretto a citofonare per rientrare nella propria abitazione, rischiando un nuovo TSO, come è già successo in passato;

Durante la sua permanenza al reparto psichiatrico dell’ospedale, G.D. ha conosciuto diversi pazienti nella sua stessa condizione, persone che in molti casi avevano una vita normale e svolgevano un lavoro o seguivano un percorso di studi prima di essere confinati in quel reparto, dove hanno vissuto un incubo senza via di scampo, tra continui ricoveri e danni da farmaci, spesso permanenti (e mai riconosciuti, o risarciti), somministrati sotto coercizione o minacce;

G.D. ha raccontato, anche pubblicamente, attraverso ad esempio un’intervista a “Radio radicale”, che durante uno degli ultimi TSO è stato spinto a terra e preso a calci dagli infermieri e da alcuni dei medici del reparto, nel tentativo di somministrare con una puntura un farmaco che rifiutava, il Risperdal, con conseguenze gravi dovute agli effetti di quel genere di medicinale, come le crisi depressive e i pensieri suicidi. Il 4 dicembre 2020, un paziente di quel reparto si è tolto la vita nel corso di un ricovero, ma nessuno dei principali quotidiani torinesi ha riportato la notizia, come se nulla fosse successo.

Quante persone devono ancora morire o essere rovinate per sempre (com’è successo G.D. con la perdita di salute, lavoro ed amicizie, tanto da portarmi a desiderare la morte), prima che qualcuno intervenga?

 

 

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Comments ( 1 )

  • Sono Giampiero Decicco, il protagonista (solo uno, in quanto al mio nome vanno aggiunti quelli di molti altri, compresi quelli delle persone che sono morte o si sono tolte la vita a causa dei medici interessati) di questa vicenda, in corso ormai da molti anni. Ringrazio l’Osservatorio per aver pubblicato quest’interrogazione, la quale voglio precisare che non prende però in considerazione tutta la gravissima serie di abusi subiti dalle forze dell’ordine di Torino, che da anni mi stanno sistematicamente rifiutando tutte le denunce in merito (è reato penale, aggravato dalla sistematicità della cosa) e peggio ancora, e dal Tribunale, i cui abusi successivi alle mie denunce (tutte archiviate, nonostante le prove e la gravità dei fatti) mi hanno causato immensi danni aggiuntivi, tuttora perduranti e mai risarciti, grazie anche ai quali continuo a “vivere” da anni in condizioni agghiaccianti. Potete trovare il resoconto completo della vicenda, con nomi e brevi video degli abusi (tso illegali, denunce rifiutate e altro ancora) e links agli articoli di giornale sul mio profilo fb “Giampiero Spaceblog Decicco”, sul gruppo fb “Abusi in Falchera/Barriera” e sul piccolo canale youtube dedicato “Giampiero Horror story”. Chiedo a tutti di diffonderla il più possibile, perchè si risolva quanto prima, senza nuove vittime. Preciso, in conclusione, che in questa zona si è verificato l’ennesimo suicidio solo pochi giorni fa; non conosco la vittima, ma non è azzardato pensare, visto l’iter solito di questi tragici eventi, che possa aver avuto precedenti contatti con la mortifera psichiatria locale. Grazie.