Ovviamente parlare di “due pesi, due misure” sarebbe ingenuo, perfino patetico.
Cosa si può pretendere dal regime turco?
Forse che tratti con equità le vittime della propria repressione dopo aver mostrato tanta comprensione e benevolenza (o peggio) verso l’assassino di Deniz Poyraz?
Non scherziamo.
Il killer ha fatto quanto doveva (anzi: meno di quanto doveva in quanto la riunione prevista era stata spostata) agendo molto presumibilmente non proprio da solo. Sicuramente è un Lupo – Grigio – ma non una “lupo solitario”. Magari ora potrà anche venir scaricato (in quanto depositario di qualche segreto) così come avvenne per l’assassino delle tre femministe curde a Parigi.
Per la cronaca: si tratta di Onur Gencer, un fascista turco aderente ai Lupi Grigi e membro delle bande addestrate da Ankara per inviarle contro i curdi in Rojava.
Questo il fatto nuovo. Demiz, assassinata il 27 giugno nella sede di HDP di Izmir, è stata sepolta il giorno 18 con una cerimonia funebre a cui hanno partecipato centinaia di persone.
Dopo i discorsi in sua memoria e gli slogan contro il governo di Erdogan e i Lupi Grigi (che comunque lo sostengono, agendo da braccio armato semi-illegale), alcuni poliziotti si sono rivolti ai parenti della ragazza proferendo minacce non certo “velate” ai danni del padre – Abdulillah Poyraz – in particolare.
Accusandolo di “propaganda terrorista” e assicurando che la cosa non sarebbe finita lì.
L’agenzia Mezopotamya ha riportato in particolare le dichiarazioni di un famigliare secondo cui “uno dei poliziotti che stazionavano intorno alla moschea di Kadifekale si è avvicinato e mi ha detto “voi avete agito male, Quando Abdulillah Poyraz ha preso la parola durante la cerimonia ha fatto della propaganda a favore del PKK. Noi non lasceremo passare questa cosa”.
Gianni Sartori