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Turchia 2020: muoiono in sciopero della fame Helin Bolek, Mustafa Kocak e Ibrahim Gokcek

Il 24 febbraio 2020 il prigioniero politico turco Ibrahim Gökçek (comunista e bassista della band Grup Yorum), in sciopero della fame dal 17 maggio 2019, veniva rilasciato. Secondo i medici dell’Istituto di Medicina Forense che lo avevano visitato il suo stato di salute, le sue condizioni fisiche apparivano ormai assolutamente incompatibili con la carcerazione.
E finalmente – dopo mesi – poteva riabbracciare un’altra componente della band , Helin Bolek. La cantante e strumentista curda a sua volta in sciopero della fame da 253 giorni. Ricordo che Grup Yorum si era mostrato critico nei confronti del PKK, in quanto “separatista ed etnicista”, mentre gli indipendentisti considerano talvolta i curdi integrati in Grup Yorum “compagni ma forse assimilati”. Si tratta comunque ( a mio avviso, beninteso) di “contraddizioni in seno al popolo”, niente di definitivo o irreparabile.
Come era prevedibile, conoscendo la determinazione di tali militanti, Helim e Ibrahim avevano deciso di proseguire nella loro azione di protesta – radicale, estrema – nella Casa della Resistenza del quartiere di Kucuk Armutlu (Istanbul): per la libertà artistica e di espressione. Già alla fine di febbraio entrambi pesavano poco più di 40 chilogrammi, con i piedi che iniziavano a farsi lividi. Segnale preoccupante del peggiorare implacabile delle loro condizioni di salute.
E non cambiavano le loro richieste:
Liberazione per tutti i membri del Grup Yorum (almeno quattro sono ancora in carcere) e proscioglimento delle imputazioni nei loro confronti
Fine dei raid della polizia nel loro Centro Culturale
Rimozione della taglie nei confronti dei membri della band e cancellazione del mandato di arresto
Rimozione del divieto per i loro concerti

Poi la situazione era precipitata.

Helin Bolek è morta il 3 aprile dopo 288 giorni di sciopero della fame (trasformato da gennaio in death fast) nella sua abitazione nel quartiere Sariyer.
La giovane era stata arrestata l’anno scorso insieme a Ibrahim Gokcek durante una perquisizione domiciliare nel Centro culturale Idil a Istanbul. Entrambi venivano accusati di far parte del Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (DHKP-C), organizzazione di sinistra illegale. Rilasciata nel novembre 2019 aveva proseguito nella sua azione di protesta contro la repressione nella “Casa della Resistenza”.
Da qui l’11 marzo sia Helim che Ibrahim erano stati prelevati con la forza dalla polizia e condotti all’Ospedale di Umraniye per essere sottoposti all’alimentazione forzata. Erano riusciti a impedirlo rifiutando l’intervento medico e proseguendo nella sciopero. Fino al tragico epilogo.
La cerimonia di commemorazione per Helin si è svolta il 3 aprile nella casa alevita del quartiere di sinistra Küçük Armutlu.
Nonostante l’epidemia in corso, molte persone hanno voluto esprimere la loro vicinanza e solidarietà alla famiglia della militante deceduta: Dopo un minuto di silenzio, si è levato il grido di “Grup Yorum è il popolo, voi non potete farlo tacere”.
Se pur costretto in una carrozzella per lo sciopero della fame, era presente anche Ibrahim Gokcek. Rivolgendosi al governo ha detto: “Non importa cosa altro ci aspetta, vinceremo noi”.
E aveva continuato: “Voi liberete Mustafa Kocak  (altro militante condannato all’ergastolo e deceduto in sciopero della fame venti giorni dopo Helim nda) e gli altri componenti di Yorum. Senza alcun motivo ci avete messi nelle liste dei ricercati. Voi lo revocherete. Come potrete rendere conto di quanto è accaduto? Non sarete in grado di farlo”.
Si era poi rivolto alla folla invitando tutti a “opporre insieme resistenza”.
Purtroppo, come era prevedibile, dopo Helin Bolek e Mustafa Kocak anche Ibrahim ha perso la vita. Il 5 maggio (coincidenza: il giorno della morte di Bobby Sands, 39° anniversario) aveva sospeso lo sciopero della fame dopo che le autorità turche avevano garantito la possibilità di un concerto pubblico per Grup Yorum. Estremamente debilitato, veniva ricoverato all’ospedale dove è morto due giorni dopo per le complicazioni sorte nel frattempo.
Sull’incredibile resistenza dei prigionieri in sciopero della fame sgombriamo il campo dagli equivoci. Al solito, qualcuno ha già suggerito confronti con lo sciopero della fame del 1981 costato al vita a dieci Repubblicani irlandesi. I sette militanti dell’IRA e i tre dell’INLA morirono mediamente dopo un paio di mesi di astensione dal cibo. Bisogna però precisare che la maggior durata di questi scioperi nelle prigioni turche (così come di quelli in cui persero la vita oltre un centinaio di militanti della sinistra rivoluzionaria turca ormai venti anni fa) è dovuta ad alcuni accorgimenti, come l’utilizzo preventivo di vitamine e integratori. In realtà quella che si prolunga è soprattutto l’agonia, la sofferenza per i militanti che comunque, anche in caso di eventuale sospensione, rischiano danni irreparabili, sia fisici che mentali.
Gianni Sartori