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Turchia: repressione contro l’opposizione e gli ecologisti (mentre Mosca estrada un militante curdo)

Anche i media nostrani sembrano accorgersi di che natura sia l’attuale regime turco. Ma intanto anche Mosca si accoda ai paesi europei estradando rifugiati curdi

di Gianni Sartori

Meglio tardi che mai. Stavolta anche la stampa abitualmente “comprensiva” – se non addirittura allineata – con le politiche di Erdogan (affari, armamenti, politica estera…) sembra essersi accorta che in Turchia non tutto funziona democraticamente. L’estromissione e l’arresto del sindaco di Istanbul (insieme a una cinquantina di coimputati) ha strappato il velo pietoso. Ma dopo che decine di sindaci, esponenti politici, giornalisti, avvocati – in genere curdi – erano già stata colpiti dalla repressione nell’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale.

Nonostante i divieti anche il 24 marzo, per il sesto giorno consecutivo, le manifestazioni di protesta hanno invaso le strade di Istanbul, Izmir e Ankara. A Istanbul un folto corteo, costituito da migliaia di studenti, si è diretto verso il quartiere di Besiktas (sul Bosforo, considerato una “roccaforte” dell’opposizione) accolto dagli applausi e dal sostegno degli abitanti bloccando poi il ponte di Galata. Dall’inizio delle manifestazioni sono state arrestate – ufficialmente – oltre mille persone. 43 nella giornata di lunedì 24 marzo. All’alba erano stati arrestati in casa loro una decina di giornalisti. Circa centoventi i poliziotti rimasti feriti negli scontri, mentre il numero dei manifestanti (dato che ovviamente evitano se possibile di ricorrere alle cure ospedaliere) rimane incerto.

Tra gli episodi minori, passati sotto silenzio-stampa (ma sempre in tema di repressione turca) va riportato che contemporaneamente, il 24 marzo, un militante curdo, Nasır Yağız, veniva estradato dalla Russia verso la Turchia. Dove veniva prontamente arrestato – ancora all’aeroporto – e portato al palazzo di giustizia di Gaziosmanpaşa. Per l’udienza del 25 marzo (in videoconferenza) nel tribunale di Batman, sua città natale.

Nel 2018, per sfuggire all’ennesimo arresto,il trentaduenne curdo si era rifugiato in Bashur (Kurdistan del Sud, Iraq) con il ruolo di rappresentante di HDP (Partito Democratico dei Popoli, predecessore del Partito DEM) a Erbil (Hewlêr).

Nel 2016 Nasır Yağız era stato arrestato una prima volta per il suo impegno politico. Successivamente almeno altre cinque volte, un’autentica persecuzione. In qualche occasione sottoposto a maltrattamenti e torture.

Rappresentante di HDP a Hewlêr, era stato molto attivo anche nell’Associazione dei lavoratori di Mesopotamia (KKM).

Nel 2018 partecipava allo sciopero della fame di circa 170 giorni contro l’isolamento imposto al leader curdo Abdullah Öcalan.

Nel settembre 2021 aveva respinto i tentativi dei servizi segreti turchi (MIT) di reclutarlo e denunciato pubblicamente tale tentativo. Va ricordato che in quello stesso periodo almeno una decina di militanti e di esponenti politici curdi erano stati assassinati nel Kurdistan del Nord. In una serie di operazioni di “guerra sporca” a cui presumibilmente non erano estranei i servizi segreti turchi. Infine, nel 2024 (insieme ad altri esponenti di HDP) veniva allontanato da Hewlêr (con la forza e senza dare spiegazioni) per mano delle forze di sicurezza del PDK. E quindi trasferito insieme ad altri militanti (Hikmet Hatip, Aydın Yalvaç e Sıtkı Vakar) a Souleimaniye, area sotto il controllo dell’Unione Patriottica del Kurdistán (meno ostile ai fratelli curdi rifugiati in Iraq).

Nasır Yağız era giunto a Mosca per chiedere asilo politico. Ma la sua richiesta non veniva nemmeno esaminata. Dopo quattro giorni trascorsi in una cella russa (dove sarebbe stato maltrattato, privato di acqua cibo) i russi lo hanno estradato in aperta violazione del diritto internazionale.

Intanto, il 25 marzo, i soldati turchi (come mostrano chiaramente le immagini riprese con i telefoni) hanno aperto il fuoco contro una manifestazione in difesa dell’ambiente naturale nella provincia curda di Diyarbakır (Amed).

Gli abitanti del villaggio di Husikan (nel distretto di Çınar – Xana Axpar – della regione di Girgever) protestavano per l’apertura di una cava di sabbia nel letto di un torrente.

Operazione che implicava anche l’abbattimento di molti alberi. Stando all’agenzia Mezopotamya Ajansı, un gran numero di ambientalisti starebbero convergendo sul luogo per altre iniziative di protesta.

 

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