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Udine: suicida detenuto con problemi mentali, era stato dichiarato compatibile con il carcere

Alessandro Marchioro, nato a Padova nel 1960, era un operaio metalmeccanico, con problemi mentali di “media gravità”. In cura presso i Servizi Territoriali, ha sempre vissuto con i genitori, che sopportavano in silenzio il suo comportamento irascibile e a volte violento.
Nel 2009 ha perso il lavoro ed è stato messo in “lista di mobilità”, senza però riuscire a trovare un’altra occupazione. La situazione in famiglia è peggiorata di mese in mese, finché a gennaio i genitori non ce l’hanno più fatta ed hanno chiamato la polizia. Il Gip del Tribunale di Padova “nell’ottica della tutela anche del reo”, decide la sua custodia in un “luogo di cura”.

Procura apre indagine (Ansa)

La Procura di Udine ha aperto un’indagine conoscitiva, senza indagati nè ipotesi di reato, sul suicidio del detenuto che, la notte scorsa, si è tolto la vita in carcere, impiccandosi con una cintura. Dopo un’indagine interna già condotta dalla polizia penitenziaria, questa mattina hanno fatto un sopralluogo in carcere anche il Procuratore aggiunto Raffaele Tito e il sostituto Paola De Franceschi. I magistrati sono stati nella cella del detenuto e hanno parlato con la direttrice della struttura penitenziaria. Il compagno di cella verrà sentito dai carabinieri di Udine. Sono in corso alcuni semplici accertamenti, in particolare sulla cintura in possesso del detenuto. La Procura ha già acquisito la documentazione dal carcere di Padova, da dove il detenuto era stato trasferito il 28 agosto. L’uomo era stato dichiarato compatibile con il regime carcerario. Il medico del carcere di Udine aveva chiesto per lui un colloquio con lo psichiatra; l’incontro sarebbe dovuto avvenire a giorni.

Il Sindaco di Udine: sono molto addolorato (Ansa)

“Sono profondamente addolorato per quanto accaduto – dichiara il sindaco di Udine, Furio Honsell, nell’apprendere la notizia del detenuto suicida nel carcere del capoluogo friulano. A nome mio e di tutta l’Amministrazione esprimo vicinanza ai familiari del detenuto. Come Amministrazione siamo vicini sia ai detenuti sia agli operatori, in particolare alla direttrice, per le difficoltà con cui devono quotidianamente operare”. Lo ha detto il sindaco di Udine, Furio Honsell. In una nota il sindaco ricorda che “il sovraffollamento delle carceri, così come quello delle difficoltà finanziarie in cui versa il sistema carcerario è tema più volte sollevato, da sempre al centro della nostra attenzione. Proprio per questo motivo il Comune ha istituito il Garante dei detenuti”. A Udine per la prima volta la figura del Garante dei detenuti è stata istituita nella seduta del Consiglio comunale del 22 dicembre 2011. Nell’ultima seduta di luglio a ricoprire questo ruolo il Consiglio ha eletto Maurizio Battistutta, presidente dell’Associazione di volontariato penitenziario Icaro di Udine.

Papa (Pdl): ogni suicidio è fallimento Stato (9Colonne)

“Ogni morte in carcere è un fallimento dello Stato”. È quanto dichiara il deputato del Pdl Alfonso Papa in seguito al suicidio di un detenuto quarantenne nel carcere di Udine. “Si tratta del trentaseiesimo suicidio accertato dall’inizio dell’anno – continua Papa – Il detenuto, che versava già in condizioni psichiche assai fragili, era stato appena trasferito dal carcere di Padova a Udine per sfollamento. Purtroppo la situazione è allo stremo in ogni istituto penitenziario nazionale”. “Direttori, agenti di polizia e detenuti sono uniti nel domandare alla politica un’azione concreta. Con il Comitato per la prepotente urgenza che presiedo – conclude il deputato Papa – presenteremo nelle prossime settimane al Guardasigilli Severino un pacchetto organico di proposte, la prima delle quali si chiama amnistia. L’inerzia è criminale, e noi non vogliamo renderci complici”.

Il comunicato della Uil-Pa Penitenziari (Adnkronos)

“Un detenuto di origini italiane si è suicidato questa notte, impiccandosi con una cintura del suo compagno di cella, nel carcere di Udine. L’uomo era arrivato nel capoluogo friulano solo da poche ore, proveniente dal carcere di Padova per sfollamento.
Era stato arrestato nella città patavina per violenze ai familiari e all’atto dell’arresto era stato ricoverato nel Reparto Psichiatrico, per oltre dieci giorni, considerato i disturbi psichici di cui soffriva”. Lo rende noto il Segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno, ricordando che “Si tratta del 36esimo suicidio in cella verificatosi dal primo gennaio ad oggi”.
“Purtroppo – commenta ancora Sarno in una nota – questa strage silenziosa continua nel più assoluto silenzio e nella quasi totale distrazione della stampa, della società e della politica, nonostante i fervidi solleciti del Presidente Napolitano rispetto alla prepotente urgenza, che si perpetua nel tempo, e alla vergogna dell’Italia in Europa per le condizioni delle proprie prigioni”.
“Considerato che a oltre un anno da questo autorevole pronunciamento del Capo dello Stato nulla è mutato per alleviare le criticità del sistema penitenziario – denuncia – non possiamo, amaramente, non rilevare come, pur nella loro incisività e forza, le parole di Napolitano siano state sostanzialmente inutili”. Le recenti determinazioni del Governo in materia di spending review alimentano le perplessità della Uil Penitenziari sulla volontà di incidere sulla deriva del sistema penitenziario, si legge nella nota del sindacato. “Il Presidente Monti – prosegue Sarno – aveva annunciato che alla ripresa dei lavori il Governo avrebbe posto in agenda l’emergenza penitenziaria e la questione giustizia.
Non ci pare, dal resoconto dell’ultimo Consiglio dei Ministri, che ciò sia avvenuto. Noi non disperiamo. C’è sempre tempo. Purtroppo – sottolinea Segretario generale della Uil Penitenziari – i tagli al personale amministrativo e agli organici della polizia penitenziaria e i ridotti stanziamenti economici rappresentano la realtà, gli impegni l’utopia. Si rileva, quindi, una contraddizione evidente tra ciò che il Governo dice voler fare e tra ciò che realmente si fa in materia penitenziaria”.
Proprio per tenere alta la soglia dell’attenzione sul dramma sociale della Questione penitenziaria la Uil ha organizzato per l’8 ottobre a Roma una tavola rotonda il cui titolo è “Le (S)Torture dell’Esecuzione Penale in Italia e i loro costi sociali”. “Intendiamo alimentare confronti ed attenzione su un tema di particolare rilevanza sociale. Il sistema penitenziario – spiega Sarno – è parte integrante del sistema sicurezza del Paese e deve assolvere ad alti e nobili obiettivi assegnatigli dalla Costituzione. In questo panorama ed in queste condizioni, però, riusciamo a malapena a garantire una sorveglianza ai livelli minimi di sicurezza, fatto salvo qualche raro esempio di efficienza. Con questa consapevolezza – conclude il sindacalista – piuttosto che prevedere un percorso di proteste e manifestazioni vogliamo chiamare al confronto tecnici e politici e non disperiamo di avere con noi anche il ministro della Giustizia”.

Il comunicato del Sappe (Il Velino)
“A poche settimane dalle violente colluttazioni contro poliziotti nelle carceri di Sanremo, Orvieto, Saluzzo, Pisa e Como e a diversi suicidi di detenuti, questa notte a Udine un altro detenuto – M.A., nato nel 1960 a Padova e detenuto per maltrattamenti in famiglia – si è tolto la vita tramite impiccamento nonostante gli encomiabili sforzi che quotidianamente svolge la polizia penitenziaria per evitare che le nostre carceri sprofondino nel baratro dell’inciviltà”.
Lo denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, in relazione a quanto avvenuto questa notte nel carcere di Udine. “Questo ennesimo suicidio – sottolinea – ci preoccupa. La carenza di personale di polizia penitenziaria e di educatori, di psicologi e di personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani (67mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila,con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite tenuto anche conto che più del 40 per cento di chi è detenuto è in attesa di un giudizio definitivo) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi”. Per Capece, inoltre, “spesso, come a Udine, il personale di polizia penitenziaria è stato ed è lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Le tensioni in carcere crescono non più di giorno in giorno, ma di ora in ora: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli agenti e alle strutture ed impedire l’implosione del sistema”. Insomma, prosegue il segretario generale del Sappe, “la situazione è ben oltre il limite della tolleranza. Lo dimostra chiaramente l’inquietante regolarità con cui avvengono episodi di tensione ed eventi critici, tra i quali le tragedie dei suicidi, nelle sovraffollate prigioni italiane”.

Il Sappe, che auspica urgenti interventi dell’amministrazione penitenziaria, rinnova l’invito alle istituzioni di “arrivare a definire, come sosteniamo da tempo, circuiti penitenziari differenziati in relazione alla gravità dei reati commessi, con particolare riferimento al bisogno di destinare, a soggetti di scarsa pericolosità o che necessitano di un percorso carcerario differenziato (come i detenuti con problemi sanitari e psichiatrici), specifici circuiti di custodia attenuata anche potenziando il ricorso alle misure alternative alla detenzione per la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale. Quello che invece non serve è la delegittimazione del ruolo di sicurezza affidato alla polizia penitenziaria, come invece previsto da una recente nota del capo Dap Tamburino che vorrebbe consegnare le carceri all’autogestione dei detenuti attraverso fantomatici patti di responsabilità”.
fonte: Ristretti Orizzonti