Grandi manovre negli istituti penitenziari e i centri di identificazione ed espulsione per ricavare spazi, quasi inesistenti, per consentire una probabile carcerazione di massa. Nel periodo che andrà dal 13 al 26 ottobre, gli istituti di detenzione saranno in stato di allerta per via dell’operazione ”Mos Maiorum”, una gigantesca operazione di polizia volta a fermare, controllare e identificare tutti i migranti che verranno intercettati sul territorio europeo.
Saranno, inoltre, mobilitati 18mila agenti di polizia per sostare in stazioni, treni, porti, aeroporti al fine di identificare e possibilmente arrestare il maggior numero di immigrati non regolari. Dalla nota europea resa pubblica grazie all’ associazione umanitaria ”statewatch” si apprende che dal 13 al 26 ottobre l’Italia guiderà l’operazione di polizia continentale ”Mos Maiorum”, un intervento coordinato dalla direzione centrale per l’immigrazione e la polizia di frontiera del ministero dell’Interno italiano in collaborazione con l’Agenzia Frontex volto a perseguire «l’ attraversamento illegale dei confini».
La finalità dell’operazione, si evince sempre dal documento europeo, sarebbe quella di «indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale», attraverso una serie di azioni coordinate che punteranno a identificare, e inevitabilmente arrestare, i migranti irregolari. Il documento europeo spiega dettagliatamente l’operazione.
Tutti i paesi partecipanti sono invitati a raccogliere le seguenti informazioni su gli immigrati: data e ora del rilevamento, la posizione e il luogo di intercettazione, mezzi di trasporto; migranti nazionalità, genere ed età, il punto e la data di arrivo nell’Ue; itinerari seguiti per arrivare nell’Ue, mezzi di trasporto e la data di prima intercettazione; percorsi indicati dopo l’intercettazione e la destinazione finale dei migranti. Tutte queste informazioni saranno inviate quotidianamente dalle 11 di mattina in poi alla casella e mail del nostro ministero degli interni gruppo.frontiere@interno.it.
Gli eventuali ”risultati” saranno resi pubblici ai gruppi di lavoro per le frontiere l’11 dicembre di questo anno. L’operazione europea serve per consolidare prassi comuni di intervento per aumentare l’incisività delle misure di controllo e repressione dell’immigrazione illegale. È una pratica già sperimentata durante le precedenti missioni denominate Aerodromos, Afrodite, Perkunas rispettivamente condotte durante la presidenza europea di Grecia, Cipro e Lituania.
Operazioni guidate dalla presunzione di colpevolezza, indirizzate più che altro a dimostrare la pericolosità della circolazione dei migranti, i cui comportamenti vengono definiti come illegali, e a legittimare investimenti di risorse e procedure normative per le misure di controllo, repressione e detenzione. I risultati di queste operazioni non sono state quelle che in teoria si prefiggevano, ovvero la lotta alle criminalità organizzate. Basta leggere il resoconto finale della missione Perkunas condotta nel settembre 2013: «Considerato che la maggioranza dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo». Come dire che le domande d’asilo post-intercettazione sono illegittime.
A seguito di questa operazione, il parlamentare della Linke tedesca Andrej Hunko aveva dichiarato che «l’operazione di polizia contro i migranti va a braccetto con controlli razzisti. È uno strumento per limitare la libertà di movimento nell’Unione. Ufficialmente, Frontex non è autorizzata a prenderne parte. Ma le statistiche generate con il controllo e l’arresto delle persone servono all’agenzia come libro contabile dei migranti sgraditi».
Per questo motivo, tantissime associazioni e reti che tutelano i diritti dei migranti stanno lanciando l’allarme
per l’operazione ”Mos Maiorum”, invitando alla massima allerta quella moltitudine di individui che approdati in Europa stanno cercando di realizzare un loro nuovo progetto di vita, lontano da guerre, miseria e persecuzioni. Il potenziamento di Frontex non va nella direzione di una migliore accoglienza nei confronti dei rifugiati, ma ha l’obiettivo di rafforzare l’immagine del migrante come nemico pubblico e la necessità di operazioni per espulsioni e detenzioni di massa.
Ma non è finita qui. Il primo novembre sarà resa operativa un’altra operazione di polizia continentale sempre sotto la guida Italiana. Si chiama ”Triton”, altro nome classicheggiante per dare vita al controllo delle frontiere e la lotta all’immigrazione irregolare.
Grazie al sito on line di Avvenire siamo a conoscenza anche di questo documento europeo dove spiega in dettaglio l’operazione. Il documento delinea ”Triton” come un rinforzo di Hermes, dispositivo lanciato
il 1 marzo 2014 finalizzato a controllare e combattere l’immigrazione irregolare proveniente da Algeria, Egitto, Grecia, Libia e Tunisia. Nel concreto, il “rinforzo” si costituirà di due aerei, un elicottero, due motonavi, due imbarcazioni leggere, sette team di esperti dell’agenzia europea, per un totale di 2.300.000 euro al mese. La preoccupazione espressa da vari organismi umanitari, compresa Amnesty International, è quella della sostituzione di Mare Nostrum con l’operazione Triton. L’Europa non sembra dunque intenzionata a portare avanti «l’immenso lavoro fatto dall’Italia con l’operazione Mare Nostrum salvando migliaia di persone», come dichiarava la commissaria Ue Cecilia Malmstrom pochi giorni fa. Anzi: il documento dell’ operazione Triton sottolinea come le navi dell’operazione Mare Nostrum abbiano potuto incoraggiare l’arrivo di migranti.
La soluzione? Secondo le linee guida del documento, consisterebbe nel limitare l’aria di intervento dell’Unione: i mezzi navali di Triton si fermeranno a 30 miglia dalle coste italiane, cioè oltre 100-140 miglia più a nord dell’attuale pattugliamento condotto da Mare Nostrum. Solo i mezzi aerei si spingeranno più a sud, potendo così fornire informazioni sulle barche eventualmente avvistate. A chi? Ai mezzi di Mare Nostrum. Sempre che ci siano visto che c’è il rischio concreto della fine di una esperienza positiva: quella di salvare vite, e non di arrestarle.