Lisa Montgomery, la prima donna condannata a morte dalla giustizia federale statunitense in 70 anni, è stata uccisa con un’iniezione letale. Lo ha reso noto oggi, mercoledì, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. L’esecuzione era stata sospesa ieri per consentire una perizia psichiatrica sulla donna: una sospensione che aveva alimentato speranze in coloro che nel Paese e nel mondo si oppongono alla pena capitale. La 52enne era stata giudicata colpevole di un delitto efferato: l’uccisione nel 2004 nello stato del Missouri di una donna incinta, alla quale estrasse con un coltello il feto, portato via come se fosse suo figlio. Vittima di gravissimi abusi in famiglia da bambina, Montgomery era ritenuta gravemente malata di mente. E dopo la fine, imposta da Donald Trump, della moratoria sulla pena di morte federale, proprio su questo aspetto si è incentrato il ricorso dei suoi avvocati, accolto ieri da un giudice dell’Indiana, per una nuova perizia psichiatrica. Poi il via libera all’esecuzione, frutto di una serie contradditoria di decisioni, le une contro le altre, di vari tribunali. L’ultima donna ad essere stata giustiziata in sede federale era stata in precedenza Bonnie Heady, morta in una camera a gas nel Missouri nel 1953.
Nel paese intanto Mike Pence boccia il 25/o emendamento, per la destituzione del presidente per incapacità: non è nel migliore interesse del Paese, scrive il vicepresidente Usa alla Speaker della Camera Nancy Pelosi. La risoluzione è stata approvata con 223 voti a favore e 205 contrari: i democratici si preparano quindi a procedere con l’impeachment. Trump è sempre più isolato, anche dentro il suo stesso partito.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Martino Mazzonis giornalista e americanista Ascolta o scarica