Sabato scorso, il 26 agosto, un uomo di 21 anni ha aperto il fuoco all’interno di un negozio a Jacksonville uccidendo tre afroamericani. Il vero obiettivo del killer da quanto emerso era fare una strage nel campus della Edward Waters University, una piccola università afroamericana storicamente frequentata dalla comunità nera a poca distanza dal negozio poi preso di mira.
In un video, diffuso dal dipartimento di Jacksonville, si vede il 21enne entrare nel negozio con un giubbotto antiproiettili, un fucile d’assalto, una pistola con una svastica incisa, un cappellino e una mascherina sul volto. Il giovane, fa sapere la polizia, era già stato segnalato nel 2016 per violenza domestica, mentre l’anno successivo è stato ricoverato in una clinica psichiatrica. Nonostante i suoi precedenti e il suo stato di salute mentale le armi usate dal 21 enne per compiere la strage – un fucile d’assalto e una pistola – sono state acquistate legalmente.
L’uomo subito prima di entrare nel negozio avrebbe chiamato i genitori chiedendo loro di diffondere il suo manifesto razzista.
L’ennesimo episodio di violenza suprematista negli Stati Uniti, soltanto a maggio dell’anno scorso, un’altra strage motivata dall’odio razziale. Il 19enne suprematista Payton Gendron uccise 10 afroamericani in una sparatoria trasmessa in diretta in un supermercato di Buffalo. Ma dall’inizio dell’anno a oggi sono state centinaia le sparatorie in tutti gli Stati Uniti: oltre alla strage di Jacksonville sabato ci sono state una sparatoria durante il carnevale caraibico a Boston con sette feriti ed un’altra ad una partita di football di un liceo di Choctaw, in Oklahoma nella quale è rimasto ucciso un sedicenne.
La sparatoria è avvenuta nel giorno del quinto anniversario di un’altra strage in città e nello stesso giorno in cui migliaia di persone avevano sfilato in corteo a Washington per celebrare i 60 anni dal celebre discorso «I have a dream» di Martin Luther King.
Come al solito quanto accaduto viene trattato come il gesto isolato di un folle, ma il razzismo sistemico ed il degrado di ogni forma di legame sociale rendono queste stragi sempre più strutturali. Il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis ha parlato alla folla riunita durante le celebrazioni dei funerali dicendo che l’uomo armato era “una pezzo di merda di prima categoria” e che in Florida “non permetteremo che le persone vengano prese di mira in base alla loro razza”. Poco dopo l’intervento di DeSantis, Jeffrey Rumlin, pastore della Dayspring Church di Jacksonville, ha preso il microfono e ha parlato dell’assassino: “Alla fine della giornata, con tutto il rispetto, governatore, non era un pezzo di merda. Era un razzista
da InfoAut
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