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Val di Susa: processi, militari, antiterrorismo, media si tav.

Il Leviatano è vicino a crollare, con il progetto del Tav (e della stessa Torino – Lione) che perde colpi e credibilità ogni giorno di più, da Lisbona a Kiev, passando per Parigi, Londra e la stessa Torino.

Gli ultimi colpi di coda del “mostro”, però, potrebbero rivelarsi i più velenosi, proprio perchè ormai la grande opera, oltre che inutile, sembra essere vicina al definitivo trapasso.

REPRESSIONE – Tra processi, nuovi militari, promesse mirabolanti e una campagna di disinformazione mediatica da fare invidia al vituperato pregiudicato di Arcore (basta aprire oggi i siti di Repubblica o Corriere, oppure leggere “L’Espresso per rendersene conto),  la trasversale lobby Sì Tav ha lanciato nelle ultime ore una nuova offensiva contro la Valle che Resiste.
Partiamo dalla militarizzazione crescente. Altri 200 soldati saranno inviati al cantiere di Chiomonte, pochi giorni prima dell’annunciato avvio dei lavori della “Talpa” (dovrebbe iniziare lunedì 23 settembre). Ad annunciarlo oggi il Viminale. Non chiarite le loro regole di ingaggio. Finora erano circa 215 i militari del quinto reggimento Alpini impiegati nella difesa della recinzione del cantiere: in pratica, quindi, raddoppieranno.
Ad annunciare l’arrivo dei militari il Viminale, con il ministro Alfano a dire esplicitamente: “i soldati servono per proteggere la talpa”, che da lunedì inizierà a scavare NON il tunnel dove dovrebbero passare i treni, come lasciano intendere i media mainstream, ma il tunnel geognostico, quello cioè che dovrebbero servire per valutare la composizione del terreno e quindi andare poi a strutturare il progetto del tunnel vero e proprio.
Non solo militari. Sono infatti saliti a quattro, nelle scorse settimane, i magistrati della procura di Torino impegnati nelle inchieste sui No Tav. Il nuovo ingresso è un pm che fa parte addirittura della squadra antiterrorismo. I procuratori aggiunti che coordinano il lavoro dei pm sono Andrea Beconi e il numero due della procura, Sandro Ausiello.
Sul fronte politico, invece, da registrare due prese di posizione contrarie nel coro di approvazione dei Sì Tav alla repressione statale: Rifondazione comunista si schiera contro “l’ulteriore militarizzazione del territorio”, mentre i 5 Stelle parlano di “scelta insensata: la val di Susa non è l’Afghanistan”.
PROCESSI – Non arrivano però solo brutte notizie dalla Val di Susa. Un problema formale ha vanificato le misure restrittive che erano state emesse a carico di due attivisti No Tav indagati per il presunto blocco di un tir sull’autostrada del Frejus: il tribunale del riesame di Torino ha dichiarato “inefficace” la disposizione – si trattava di un obbligo di dimora – perché l’ufficio del gip non ha trasmesso gli atti del procedimento. I due restano quindi solo indagati a piede libero.
Il tribunale del Riesame di Torino ha infine disposto i domiciliari per Davide e Paolo, 21 e 26 anni, i due attivisti No Tav arrestati dai carabinieri nei giorni scorsi perché a bordo di un’automobile dove i militi avrebbero ritrovato petardi e chiodi: tanto è bastato alla stampa mainstream, che oggi ospita una nutrita serie di reportage sul rischio “terrorismo” in Valle, per definirla “l’auto arsenale”.
I giudici, pur avendo affievolito il regime di custodia per gli indagati, hanno comunque confermato la loro convinzione nel teorema (o castello) accusatorio della procura di Torino.
Qui di seguito alcuni commenti ai nostri microfoni. Nei prossimi giorni, torneremo ancora sull’argomento, proponendovi altre riflessioni dal e sul movimento No Tav.