Val Susa: Lacrimogeni ad altezza uomo. Ferita una giovane attivita NoTav. E’ in gravi condizioni
- aprile 18, 2021
- in lotte sociali, lotte territoriali, no tav
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Ieri sera, sabato 17 aprile, al termine di un corteo No Tav partecipato da migliaia di persone che aveva attraversato i paesi valsusini di San Didero e Bruzolo, alcune/i attiviste/i contro l’inutile e dannosa Alta Velocità Torino-Lione si sono avvicinati all’area del cantiere dell’autoporto di San Didero, militarizzata da migliaia di uomini delle forze di polizia dopo lo sgombero del presidio permanente nei giorni scorsi. Obiettivo di attiviste e attivisti quello di portare un saluto e solidarietà alle resistenti e ai resistenti che ancora, circondati dalle truppe di occupazione, resistono sui tetti di edifici che si trovano nell’area dell’autoporto.
La risposta della polizia è stata, come al solito, un fitto lancio di lacrimogeni sparati anche ad altezza uomo. Una compagna è stata colpita al volto da un candelotto ed è ora ricoverata in condizioni gravi in ospedale.
Radio Onda d’Urto è collegato telefonicamente con la Val Susa:
La corrispondenza di Manuel, della redazione di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.
L’intervento di Andrea, del Movimento No Tav. Ascolta o scarica
Una compagna No Tav ai microfoni di Radio Onda Rossa Ascolta o Scarica
Alta corrispondenza di Radio Onda Rossa dalla Val Susa con una compagna che ci racconta dei fatti di ieri, che hanno portato al ferimento gravissimo di Giovanna, e un racconto della situazione di pesante militarizzazione e repressione, di nuovi territori che vengono invasi dal megaprogetto in cui si continua a resistere. Ascolta o Scarica
Giovanna attualmente si trova all’ospedale Molinette con due emorragie celebrali e plurime fratture al volto. Ha inoltre subito pressioni da un’operatrice nonostante lo stato fortemente provato per le lesioni subite e l’estrema situazione di fragilità, colpevolizzandola per il fatto di essere stata ferita nell’ambito di una iniziativa del movimento no tav violando quel patto di sicurezza e protezione che si dovrebbero trovare in una condizione normale nel momento in cui si varcano le porte dell’ospedale. E’ notizia di questa mattina, inoltre, che la polizia è andata alle Molinette entrando nella stanza di Giovanna cercando di interrogarla contrariamente a quanto definiscono le norme anti-covid che vietano l’entrata di esterni, compresi i parenti, in ospedale.
Presente alla conferenza anche Loredana Bellone, consigliere comunale di San Didero, che ha sottolineato come l’occupazione militare del territorio del proprio Comune, sia un fatto molto grave e come sia inaccettabile che le forze di polizia non permettano il normale svolgimento della vita quotidiana del paese. Ha inoltre denunciato il comportamento ignobile delle forze dell’ordine che hanno causato il grave ferimento di Giovanna.
Troviamo inaccettabile questo comportamento così come troviamo inaccettabile la scelta di violenza praticata e perpetrata dalle forze dell’ordine ogni volta che la popolazione valsusina decide di opporsi ai cantieri dell’alta velocità.
Da lunedì cittadini e amministratori sono in mobilitazione opponendosi alle operazioni propedeutiche alla costruzione di un nuovo autoporto, cantiere collaterale del progetto, ormai monco, della Torino- Lyone. Quello che si trovano di fronte sono forze militari che si muovono nella notte, spropositate per numero e violenza, accompagnate da idranti e gas lacrimogeni lanciati ad altezza uomo.
Ieri sera si è sfiorata una tragedia che possiamo definire annunciata.
Perchè purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passati quando già in altre occasioni il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo, ha causato diversi ferimenti gravi quali ad esempio la perdita di un occhio, svariate fratture al volto e alla testa. Lo diciamo infatti da anni, è inaccettabile che le forze di polizia, in uno stato democratico, violino ogni convenzione dei diritti umani partendo dalla privazione del diritto di manifestazione arrivando a sparare ad altezza uomo lacrimogeni al CS che ricordiamo essere vietati dalla convenzione di Ginevra.