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Ventimiglia, caricati i migranti alla frontiera.Comunicato del presidio No Borders

Alta tensione al confine tra Ventimiglia e Mentone. La polizia ha sgomberato con violenza circa 200 migranti che – come l’anno scorso – avevano nuovamente occupato la pineta dei Balzi Rossi, a 50 metri dalla frontiera. Tutto ha avuto inizio nella notte del 4 agosto, quando un gruppo di oltre 300 persone è riuscito ad allontanarsi dal centro della Croce rossa a Ventimiglia, passando dalla ferrovia. Cercavano di raggiungere la Francia. Il giorno dopo, il gruppo si è accampato al confine, raggiunto da un imponente schieramento di polizia.

Gli attivisti che l’anno scorso avevano accompagnato i migranti nel campeggio No Border alla frontiera, hanno cercato di portare loro cibo e acqua, ma sono stati respinti dalla polizia e portati in caserma a Ventimiglia. Due persone hanno ricevuto il “foglio di via”, che impedisce loro di accedere a 16 comuni della provincia di Imperia, altre due sono state trattenute nella stazione francese della Police de Frontières (Paf) e gli è stato notificato il divieto di tornare in Italia per cinque anni.

Durante una giornata di trattative, i migranti hanno ribadito le loro richieste e l’indisponibilità a rientrare in quello che considerano un carcere in cui si verificano “quotidiani soprusi”: l’accampamento di container installato alla periferia di Ventimiglia e gestito dalla Croce rossa. Hanno chiesto la libertà di un loro compagno, arrestato giorni prima.
E poi, la carica. Un gruppo di migranti riesce a fuggire oltreconfine, ma parte la caccia della polizia francese.
In totale, 17 attivisti europei sono stati fermati dalla polizia italiana e francese, 7 solidali sono stati portati in questura a Imperia. Un immigrato, rimasto gravemente ferito, è stato ricoverato all’ospedale traumatologico. La polizia ha anche fatto irruzione nei locali del Freespot, uno spazio di solidarietà ai migranti aperto dai No Border a Camporosso.

Sono tornati nei container 118 migranti, altri 25 sono nelle mani della Paf, altri sono stati mandati nei centri di identificazione nel sud Italia, dove saranno identificati ed espulsi. Gli attivisti denunciano che diversi autobus delle Lignes d’Azur hanno “deportato” i migranti impedendogli di scendere, su indicazione della polizia e che solo 60 di loro sono stati riammessi in Italia. Per oggi è stato indetto un presidio a Ventimiglia.

Intanto, continuano le polemiche e le prese di posizione. La senatrice del Pd, Donatella Albano, dice che “non è tollerabile che si blocchino strade o si ripetano insediamenti abusivi”, ma chiede che “i diritti vengano rispettati”. Il sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano avverte che: «il centro di accoglienza del Parco Merci dev’essere l’unico punto di riferimento. Chi crea disagi a Ventimiglia non ci può stare. La manifestazione è pretestuosa e non porta a alcun risultato. È ormai evidente che attività di questo genere vengono studiate ad hoc per creare disagio e disturbo».
Ed è salito a 400 il numero dei migranti che oramai da un mese sono accampati nei giardini della stazione ferroviaria di Como. Sono in maggior parte etiopi ed eritrei che hanno inutilmente tentato di raggiungere la Germania in treno e che sono stati respinti a Chiasso dalle autorità svizzere.

Geraldina Colotti da il manifesto

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Comunicato del presidio No Borders Ventimiglia – 6 agosto 2016.

Dopo un volantinaggio in spiaggia abbiamo deciso di andare verso il centro della Croce Rossa, dove i migranti erano stati forzati a rientrare in seguito alla protesta dei balzi rossi di ieri.

Stavamo tranquillamente raggiungendo il luogo lungo i binari dismessi del Parco Roja quando d’improvviso una camionetta di polizia antisommossa si è schierata di fronte a noi per bloccarci.

Non c’è stato nessuno “scontro”, i celerini, scudi e manganelli alla mano, hanno sparato diversi gas lacrimogeni per allontanarci. Di fronte alla nostra ritirata, siamo stati inseguiti e attaccati dalle camionette in corsa a tutta velocità.

I poliziotti sono riusciti a fermare alcuni compagni a suon di manganellate.

Le persone fermate sono 11.

Abbiamo poi appreso dalla stampa che un agente è rimasto vittima di un infarto durante questa operazione.

Sappiamo che c’è già chi sarà pronto a strumentalizzare questo episodio, ma la responsabilità di quanto accaduto è tutta della questura e delle istituzioni, della loro assurda gestione dei migranti in transito a Ventimiglia.

Questa giornata ne è l’ennesima prova.

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Ventimiglia, il giorno dopo | Riflessioni a margine di una repressione silenziata

Nel silenzio della stampa e nella totale abulia delle istituzioni a Ventimiglia e dintorni si sta compiendo da giorni una totale sospensione dei diritti.
Non manifestare, non solidarizzare, non nutrire, non curare, non guardare, non ascoltare.
Sopprimere ogni possibilità di narrare e di partecipare a questo pezzo di storia d’Italia del 2016.
Ieri, non solo ieri, decine di persone, migranti e non, sono state caricate, percosse violentemente e fermate in questura per ore, deportate, nell’impossibilità di contattare compagne/i, rassicurare familiari e figli.
Mediaticamente, fuori dai canali veramente coinvolti, la questione pubblicamente non si sviscera. Ordine pubblico, manipolazione e illegalità, è il mantra ripetitivo, abusato, falso, facile per frastornare l’uditorio.

Ventimiglia, il giorno dopo. 6 agosto 2016. Le bugie mediatiche proliferano da subito. Notte in questura per giovani che portavano soccorso e solidarietà ai migranti. E poi le bugie stampate sui fogli di via, di noi che abbiamo passato la notte lì in questura privati del diritto di contattare l’esterno e le famiglie per sei ore. Resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale: in realtà la nostra azione è stata portare cibo e soccorso ai migranti, tra cui un 15enne e un diabetico; e dare un segno di solidarietà a chi denunciava una situazione invivibile nel campo della Croce Rossa di Ventimiglia. Di chi in piena autonomia aveva deciso di lasciare quel campo.
La repressione è iniziata col rifiuto di accesso di cibo e acqua. E la tensione è salita e montata quando la polizia ha visto spostare pacchi di vestiti e creduto che ci fosse cibo da distribuire.
I migranti che inizialmente volevano attuare una resistenza passiva hanno allora preso la via degli scogli, ed è partita la repressione violentissima a cui nessuno dei presenti aveva modo di dare una risposta attiva, nessuna violenza, nessun oltraggio, solo difesa e fuga, solo resistenza e denuncia di una situazione ormai insostenibile per i migranti, di una gestione improvvisata, violenta e superficiale dei flussi di persone disperate in viaggio da anni. Della volontà di azzittire con la repressione qualsiasi movimento di solidarietà e voce divergente, di negare il diritto umano inalienabile all’asilo.
Due compagni finiti all’ospedale in PS. Una compagna ferita alla testa e un compagno colpito da manganellate in tutto il corpo.

L’umanità e la dignità di giovanissimi e meno giovani che, dopo aver sopportato ogni forma di violazione e sfruttamento, discutono democraticamente e consapevolmente in assemblea, per rivendicare pochi basilari diritti umani, rischiando la vita per il diritto ad un futuro, per essere semplicemente visti e ascoltati, contrasta con la violenza gratuita e inaudita, lo spregio del diritto e la grottesca disumanità della risposta istituzionale, sorda e cieca alle persone, solo obbediente a ordini di cortissima visione sul futuro.

immagine tratta da Progetto20k

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da La Terra Trema