Menu

VERONA: Una via dedicata a un picchiatore fascista.

Nicola Pasetto, militante del Fronte della gioventù e deputato di An finirà nella toponomastica cittadina. E’ l’ultima trovata del Comune

Nella mozione, presentata dalla maggioranza di centrodestra – Lega Nord, Fi, An, Udc, Lista civica del sindaco Tosi – e approvata lunedì scorso dal consiglio comunale di Verona, si chiede di intitolare una via della città all’onorevole Nicola Pasetto, a dieci anni dalla «prematura scomparsa». Pasetto, picchiatore del Fronte della Gioventù, consigliere comunale missino, poi deputato di Alleanza nazionale ha – secondo i proponenti – «lasciato una traccia indelebile della propria attività politica e sociale in favore della nostra città», tanto che non è un caso se «è ancora vivissimo il suo ricordo in molti concittadini». Due affermazioni che si possono condividere. Sono state numerose infatti le tracce di sangue lasciate dalle vittime del futuro titolare di via o piazza: studenti, giovani di sinistra, militanti della Fgci o dei gruppi della sinistra extraparlamentare fino a un anziano partigiano che ebbe, nel 1980, 40 giorni di prognosi. Pasetto ne ha avuto per tutti. Il suo ricordo è senza dubbio vivissimo, soprattutto per i due giovani fratelli e il loro compagno che la notte del 4 aprile 1981, insieme ad altri amici, stavano attacchinando in centro dei manifesti contro la pena di morte. Assaliti a colpi di spranga e cric, ebbero 20, 10 e 3 giorni di prognosi. Per questo fatto la «figura simbolica» fece un mese di carcere e viene condannato – in un processo che vede il Partito comunista parte civile – a 9 mesi per violenza privata più un mese e una multa per il porto delle armi improprie. In appello Pasetto godette dell’amnistia per il reato di violenza privata e venne assolto «per insufficienza di prove» per il porto di armi improprie. Insieme a lui, un altro «riciclato eccellente»: Luca Bajona, latitante dopo l’aggressione, poi costituitosi, futuro consigliere comunale di An, vicesindaco e assessore alla Cultura nella giunta Sironi, finanziatore di eventi come la «Alla scoperta della cultura non conforme» (2001), fiera di libri della destra radicale. Sarà proprio lui il primo a chiedere, in una seduta del consiglio nel 2004, di intitolare una strada a Pasetto. Allora la mozione fu respinta.Graziano Perini, capogruppo del Pcdi in consiglio comunale, non ha avuto il tempo di raccontare tutta la storia (molte altre ce ne sono) nella seduta di lunedì. Ha ricordato però la nota di condanna partita dall’ufficio di presidenza del consiglio comunale di allora contro «il picchiatore del Msi Nicola Pasetto, che non dovrà più sedere in consiglio comunale».Fiato sprecato, visto che Pasetto sarà eletto addirittura in Parlamento, dove con Storace capeggerà l’aggressione a Mauro Paissan dei Verdi, e resterà, dopo la sua morte, una figura quasi mitica per le destre – un paio di circoli veneti di An e uno della destra radicale portano il suo nome – tanto che la sua memoria viene tutt’oggi celebrata con incontri e concerti a base di musica nazirock. Ci si chiede allora come può un personaggio del genere «rappresentare – sono sempre le parole della mozione – per le giovani generazioni, un chiaro esempio di lealtà, onestà e coraggio, di passione civile e amore sincero per lapropria città e per la propria gente». Tuttavia non è solo questione di sfregi simbolici, questo come l’elezione di Andrea Miglioranzi (poi dimessosi) della Fiamma a rappresentare il Comune nell’assemblea dell’Istituto storico della Resistenza. Ciò che davvero preoccupa i democratici veronesi, politici e non, sono le modalità con cui procedono i lavori del consiglio comunale. Tempi contingentati per gli interventi – tre minuti nell’ultima seduta, e solo per i capigruppo – una sfilza di ordinanze emanate prima di aver presentato le linee programmatiche della giunta e quindi eletto le commissioni – si va dal divieto di mangiare e bivaccare vicino ai monumenti alle multe ai clienti delle prostitute e dei vu cumprà, dal divieto di bere alcolici ai giardini a quello di camminare in abiti succinti – e, ultima novità, le denunce ai giornalisti. Fatte – pare – dal sindaco ma a nome dell’amministrazione. Così, napoleoneggiando ….

Paola Bonatelli