Verso uno Stato di polizia: ai servizi segreti la licenza di controllare le università
- marzo 19, 2025
- in misure repressive
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L’articolo 31 del ddl sicurezza in esame al Senato obbliga «le pubbliche amministrazioni e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità» alla collaborazione con i servizi segreti e permette alle agenzie di intelligence italiane (Dis, Aise e Aisi) di stipulare anche con le università e gli enti di ricerca «convenzioni» che prevedano l’accesso ai dati personali ancorché protetti da accordi di riservatezza
di Eleonora Martini da il manifesto
A poche settimane dall’approdo in Aula al Senato del ddl Sicurezza, le opposizioni unite promettono una «battaglia durissima» contro l’articolo 31 del testo che obbliga «le pubbliche amministrazioni e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità» alla collaborazione con i servizi segreti e permette alle agenzie di intelligence italiane (Dis, Aise e Aisi) di stipulare anche con le università e gli enti di ricerca «convenzioni» che prevedano l’accesso ai dati personali ancorché protetti da accordi di riservatezza.
Per i senatori del M5S e di Avs, che ieri hanno organizzato una apposita conferenza stampa a cui hanno partecipato anche Pd e Italia Viva, l’articolo 31 «va stralciato» dal testo perché apre alla «schedatura di massa» e costituisce «un attacco ai diritti fondamentali».
Mentre si attende – a questo punto forse in Aula – l’annunciato emendamento governativo per correggere le più evidenti incostituzionalità del ddl Sicurezza, e che riporterebbe il testo alla Camera in terza lettura, ieri sera si è concluso l’esame degli emendamenti nelle commissioni in seduta congiunta Affari Costituzionali e Giustizia, dove la prossima settimana ci saranno le dichiarazioni di voto. Poi il testo andrà in Aula, ma probabilmente non prima di aprile.
Il provvedimento, che per la senatrice Maiorino (M5S) si dovrebbe chiamare «ddl Repressione», nella norma specifica contenuta nell’articolo 31 permette agli 007 «di spiare chiunque senza garanzie e senza dare adeguati poteri di controllo al Copasir, cioè al Parlamento. Ospedali, scuole e università, solo per fare tre esempi, saranno costretti a fornire ogni dato che venga richiesto dai servizi. Chi controllerà questi agenti segreti?», è la domanda della pentastellata.
Per la senatriceIlaria Cucchi (Avs), si tratta di «una norma inaccettabile che minaccia la libertà accademica, il pensiero critico e il diritto al dissenso nelle università italiane». Mentre il suo capogruppo, De Cristofaro, sottolinea che «dopo la vicenda dello spionaggio ai danni di attivisti e giornalisti con lo spyware di Paragon Solution questo provvedimento appare ancora più pericoloso». Il dem Bazoli, membro della commissione Giustizia, avverte che, se l’intero ddl «garantisce tutto, la repressione e l’intimidazione, tranne la Sicurezza», è comunque l’articolo 31 «la norma forse più grave e pericolosa» che «va assolutamente stralciata se non si vuole arrivare davvero ad uno Stato di polizia». Anche perché, fa notare Dafne Musolino (Iv), «crea questa figura dell’agente provocatore che agisce senza nessun controllo democratico. E in un Paese che patisce ancora le ferite della stagione delle stragi, del terrorismo, dei servizi deviati, è qualcosa di molto pericoloso».
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