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I vertici Tap e gli attivisti contro il gasdotto a processo: come è andata

L’11 settembre hanno avuto il via in Salento i due processi che vedono al centro la multinazionale energetica Trans Adriatic Pipeline e la costruzione del gasdotto TAP, che con i suoi complessivi  4.000 km di lunghezza (di cui TAP è solo la parte finale), è una delle opere più maestose, climalteranti e inutili attualmente in costruzione nell’Unione Europea.

Il primo processo ha visto come protagonista proprio la multinazionale TAP e le aziende a cui sono stati appaltati i lavori, ben 19 tra società e persone fisiche  imputate a vario titolo con l’accusa di disastro ambientale e costruzione abusiva: si va dall’accusa di realizzazione di opere su aree sottoposte a vincolo paesaggistico o idrogeologico, all’assenza di autorizzazioni ambientali, espianto senza autorizzazioni di ulivi in periodo diverso da quello autorizzato, spianamenti con l’estirpazione della macchia mediterranea, fino allo scarico di acque reflue industriali in assenza delle autorizzazioni e alla contaminazione della falda acquifera con sostanza pericolose, tra le quali il cromo esavalente.

Questa prima udienza si è chiusa con una calendarizzazione degli appelli di accusa per discutere la costituzione delle parti civili – spiega Gianluca Maggiore del Movimento No Tap a margine dell’udienza – È iniziato un processo che sarà lungo e difficile, gli avvocati dell’accusa hanno dimostrato di voler eccepire qualsiasi aspetto e noi siamo pronti a rispondere ad ogni attacco; è il nostro compito insieme all’altro compito della difesa dei nostri compagni e attivisti che vengono accusati anche di aver cercato di evitare il disastro che viene contestato oggi a TAP”. Assenti in aula i 19 imputati, tra cui l’ex country manager Michele Mario Elia e l’attuale project manager Gabriele Lanza.

Le prossime sedute si terranno il 20 e 27 novembre e il 18 dicembre prossimi. Il 20 novembre le parti civili costituite – tra cui Regione Puglia, il Comune di Lecce e i comuni di Melendugno, Calimera, Lizzanello, Vernole, Corigliano d’Otranto e Castrì, oltre alle associazioni Codacons, Italia nostra, Tumulti, Lido San Basilio, Terra mia – potranno presentare le motivazioni della loro richiesta di costituirsi parte civile nel processo contro la multinazionale.

Tra i vari soggetti costituitisi parte civile spicca il Comune di Lecce, che si è trovato coinvolto nella costruzione dell’interconnessione. Oltre ai circa 8 km di TAP, ci sono altri 56 km di gasdotto, che riguardano  il progetto di interconnessione che deve collegare il terminale di ricezione del gasdotto con la rete del gas. I lavori sono già iniziati ma questa tratta è coinvolta nel processo perché la valutazione di impatto ambientale non ha interessato la stessa interconnessione.

Davanti al Tribunale si è svolto un presidio del Movimento No TAP di cui 92 attivisti sono processati presso l’aula bunker del carcere di Lecce per aver manifestato il proprio dissenso alla costruzione del gasdotto. “Ci dispiace che mentre si va a giudizio in aula bunker con 100 imputati per fatti che si sono verificati nel dicembre del 2017, nel 2018 e nel dicembre del 2019, sia rimasta ancora senza nessun tipo di risposta la denuncia che è stata fatta per gli stessi fatti oggetto di uno dei procedimenti che verranno trattati oggi, dai manifestanti nei confronti dei gestori dell’ordine pubblico impegnati in quella circostanzaha commentato uno degli avvocati del Legal Team del Movimento No Tap, Francesco Calabro.

Nella prima udienza dei tre processi a carico dei No Tap sono stati affrontati i temi delle costituzioni di parte civile e delle richieste di prova, il giudice ha stabilito che i tre procedimenti rimarranno separati e sono state calendarizzate una serie di udienze molto ravvicinate, circa 7-8 udienze da qui a dicembre. Il 25 settembre avrà luogo la prima, in cui verranno ascoltati ben 21 testimoni.

È chiaro che l’impressione è che il giudice voglia procedere in maniera particolarmente spedita, e quindi, anche se questo rischia di congestionare il calendario delle udienze e di complicare il nostro lavoro perché già affrontare l’esame di 21 testimoni non sarà cosa semplice, dobbiamo prepararci ad affrontare questo impegno che sarà gravoso” ha commentato l’Avvocato Calabro.

La difesa ha chiesto di poter acquisire i video delle manifestazioni a cui fanno riferimento le accuse contro gli attivisti, ma il giudice ha risposto che con la prossima udienza si inizieranno ad ascoltare i testimoni e solamente dopo si valuterà di poter visionare tali video. Fino ad ora il pubblico ministero ha presentato solo dei fotogrammi ed è difficile poter evincere da questi il contesto da cui sono stati estrapolati.

Il processo si annuncia molto impegnativo, cercheremo di fare di tutto perché i tempi serrati pretesi dal giudice non comprimano il diritto di difesa, perché questo fatto che per ragioni organizzative legate alla disponibilità limitata dell’aula bunker, i processi debbano essere trattati in maniera così rapida e concentrata, rischia di avere effetti negativi che speriamo di poter scongiurare”, ha concluso l’Avvocato Calabro.

Un aspetto che non può non saltare all’occhio da spettatrice di questa giornata è il diverso peso sulla bilancia dei reati contestati nei due diversi processi: da un lato la contaminazione della falda acquifera con metalli pesanti e cancerogeni, l’illegittimità della VIA, l’espianto abusivo di ulivi, i lavori senza autorizzazioni in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico, dall’altro lo sventolio di bandiere, manifestazioni pacifiche non autorizzate, scritte sui muri, utilizzo di megafoni.

Come affermato da Gastivist, team internazionale che supporta i gruppi che combattono le nuove infrastrutture del gas: Nelle aule di tribunale si sta giocando una partita epocale tra chi lotta in difesa del pianeta e chi, continuando a investire nelle fonti fossili, porta avanti un sistema estrattivista e predatorio per i territori e le comunità.

Associazione Bianca Guidetti Serra