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Vicenza: mobilitazione No Tav

Il 7 settembre le strade di Vicenza saranno percorse da due manifestazioni: contro il TAV in difesa dei due boschi dei Ferrovieri e a sostegno del Popolo Palestinese. Ieri contro il Dal molin, oggi per i boschi dei ferrovieri…la lotta continua

di Gianni Sartori

E’ mai possibile? Ogni qualvolta a Vicenza (e provincia) le cose si mettono in Movimento qualcuno se ne esce con espressioni di stupore o comunque di incredulità.

Vicenza? La “Città Bianca” per antonomasia? La Vandea nostrana? Quella ieri democristiana e poi leghista (anche un po’ neofascista se è per questo) ?

Ebbene sì!

Ma anche la città Medaglia d’Oro alla Resistenza e – cito alla rinfusa e per difetto – delle manifestazioni contro il Dal Molin (se non “oceaniche” per lo meno di vaste proporzioni); la provincia del 19 aprile 1968 (Valdagno, Marzotto) e delle lotte alla Pellizzari di Arzignano (sia quelle, costate la vita ad alcuni operai fucilati per rappresaglia dai nazifascisti nel 1944, sia della “Battaglia di Arzignano” nel 1971, sempre per la Pellizzari); del pluridecennale presidio davanti a “Pluto” (Longare) con i compianti Francesco e Arnaldo e della “breve estate dell’Autonomia” nell’Alto Vicentino negli anni settanta…etc. etc.

Città e provincia in cui hanno agito eroici antifascisti come l’Ardito del popolo “Borela” (anarchico) e valorosi partigiani come il “Tar” (Ferruccio Manea), Sergio Caneva, Dino Carta, Giacomo Chilesotti (“Nettuno”), Franceso Zaltron (“Silva”); volontari nelle Brigate Internazionali della Guerra di Spagna (Ismene Manea, Visentini Ferrer…).

Oltre a un forte radicamento pacifista, in buona parte di matrice cristiana, ma non solo (uno dei principali fondatori dei “Costruttori di Pace”, don Mario Costalunga è vicentino, di Castegnero).

Per cui lo stupore, ieri per la lunga opposizione al Dal Molin, oggi per la salvaguardia dei due boschi urbani ai Ferrovieri, è – in parte almeno – fuori luogo.

Ne avevamo già parlato, naturalmente, ma ci ritorniamo in vista della manifestazione indetta per sabato 7 settembre:

DIREZIONE OPPOSTA AL TAV – Salute Ambiente Pace e Democrazia”.

Con partenza (prendete nota) dal Bosco Ca’ Alte (via Maganza) alle ore 17.

Come ci ricordano gli esponenti delle varie realtà attive in difesa dei due preziosi ecosistemi (pazientemente ri-naturalizzati da Madre Terra) ormai “sono passati diversi mesi da quando abbiamo cominciato ad abitare i Boschi dei Ferrovieri per difenderli dai cantieri del TAV. In questo tempo è nato un rapporto simbiotico tra noi e questi ecosistemi: noi proteggiamo gli alberi dall’abbattimento ed essi ci aiutano a tutelare il nostro territorio, non solo perché alti e tenaci, ma anche perché attorno a loro si sono radunate sempre più persone generando legami di comunità che si fanno di giorno in giorno sempre più solidi e inespugnabili. Stiamo vivendo una grande occasione di crescita collettiva”.

E basterebbe questo ricomporsi di legami solidali tra le persone a giustificare l’impegno degli ambientalisti vicentini. Ma c’è anche altro ovviamente. Ossia la capacità di immaginare, inventare “forme di convivenza alternative, di non assuefarci a un modello scontato di sviluppo economico e territoriale imposto”.

Un modello di sviluppo, spiegano che “antepone il profitto alla salute delle persone e alla tutela dell’ambiente”.

Quali sono i reali bisogni di una comunità ?” si son chiesti ai Ferrovieri e dintorni. Risposta scontata, perfino banale nella sua semplicità (ma vai a farlo intendere a “chi comanda”): acqua pulita (preferibilmente senza PFAS), aria salubre e una terra viva e libera dal cemento. E’ forse chiedere troppo?

Le due aree verdi e boscose, miracolosamente scampate al “progresso”, garantiscono allo storico quartiere (in prossimità di una vasta area industriale) sia un consistente assorbimento di Co2, sia un significativo abbassamento delle temperature. Pensando a chi per ragioni economiche non aveva la possibilità di trasferirsi temporaneamente in Montagna e ha dovuto restarsene in città: dell’estate ancora in corso rimarrà un ricordo devastante.

Solo un particolare. Monitorando le temperature del quartiere, la zona cementificata (abitazioni, capannoni…) risultava di un “bel” colore rosso, mentre quella del Parco Retrone (benemerita realizzazione dei cittadini, nata da un’idea di Elena Barbieri ancora nel secolo scorso) si limitava all’arancione. Evidentemente ci sono ancora pochi alberi.

Invece le due aree boschive apparivano di color verde, segno di un clima ben più tollerabile e naturale. Non solo per l’ombra, ma anche per la funzione clorofilliana che “cattura l’energia solare” e quindi abbassa le temperature (anche se si è riscontrato che durante le peggiori “ondate di calore”, le piante possono interrompere l’assorbimento di anidride carbonica).

Inoltre gli alberi svolgono un ruolo fondamentale, sia filtrando le sostanze inquinanti che nel drenaggio delle acque piovane. Con tutte le considerazioni del caso visto che Vicenza (attraversata da Bacchiglione e Retrone) negli ultimi anni è stata vittima di alluvioni e allagamenti .

La manifestazione intende inoltre denunciare il progetto del TAV in quanto “infrastruttura della logistica militare che renderebbe Vicenza uno dei nodi logistici cardinali di un’economia di guerra che miete sempre più vittime”.

Quest’anno (5 – 8 settembre) i due boschi ospitano anche il Climate Camp internazionale per riflettere sul clima e sulle possibili strategie di salvaguardia dell’ambiente.

Contemporaneamente, sempre sabato 7 settembre, A Vicenza si svolgerà un’altra manifestazione (“Fermiamo il genocidio!”) per il diritto all’Autodeterminazione del Popolo Palestinese.

Chiedendo “il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza, Cisgiordania, Samaria”.

La manifestazione, tradizionalmente, contesta la presenza alla Fiera dell’Oro (6-10 settembre, un appuntamento della gioielleria mondiale) di “espositori israeliani e di venditori mondiali con solidi rapporti commerciali con Israele”.

Stando al comunicato di Vicenza per la Palestinail settore diamanti rappresenterebbe “la spina dorsale dell’economia di Israele” in quanto “le esportazioni di diamanti, grezzi o lavorati in Israele, acquistati dalle società di gioielleria di tutto il mondo, permettono di coprire i costi militari del genocidio palestinese e rendono possibile il sistema di apartheid israeliano, la repressione e violenza sistematica sui palestinesi e la costruzione delle colonie illegali”.

Ricordo che la scadenza della Fiera dell’Oro a Vicenza conosce le contestazioni dei movimenti antirazzisti, pacifisti e antimperialisti dagli anni ottanta del secolo scorso. Quando si svolsero varie iniziative, sia “moderate” (Costruttori di Pace, Oltre i Confini, Democrazia Proletaria…), sia più combattive (“autonomi…) contro l’apartheid sudafricano (dato che le miniere della RSA rifornivano ampiamente di oro l’intero Occidente).

Dopo un presidio in viale dell’Industria, la manifestazione pro-Palestina proseguirà nel quartiere dei Ferrovieri per unirsi a quella in Ca’ Alte contro il TAV.

Un altro presidio a sostegno del Popolo Palestinese è previsto per martedì 10 settembre davanti al Comune di Vicenza.

 

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