Granate e manganellate alla manifestazione per la Palestina a Atene, la brutalità degli agenti sotto la lente delle Nazioni Unite
di Elena Kaniadakis da il manifesto
Si è conclusa tra le granate stordenti e le manganellate della polizia greca la manifestazione indetta lunedì sera nel centro di Atene per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e in Libano e la libertà per il popolo palestinese sotto assedio. Poco più di tremila persone hanno affollato le strade centrali, sfilando nel corteo organizzato dai collettivi di sinistra e antirazzisti della città, e popolato da centinaia di esponenti della nutrita comunità della diaspora palestinese in Grecia.
Dopo essersi dati appuntamento in piazza Eleftherias, i manifestanti hanno marciato verso l’ambasciata israeliana e quella statunitense, nel quartiere di Pyschico, colorando le vie residenziali con la kefiah stesa sulla schiena e la bandiera palestinese. Verso le 22, quando il corteo si è sciolto nei pressi dell’ambasciata israeliana, sono iniziati i primi scontri tra viale Kifissia e via Panormou: la polizia ha caricato i manifestanti che ancora non se ne erano andati e un gruppo di antagonisti ha lanciato pietre e molotov contro gli agenti. Una ragazza italiana ha raccontato al manifesto di essersi riparata in un giardino pubblico quando sono iniziate le cariche della polizia. È stata buttata a terra da un agente che l’ha colpita con una manganellata sul costato mentre veniva circondata da altri poliziotti: «Ho alzato le mani e ho ripetuto che sono italiana, volevano trascinarmi via ma alla fine mi hanno lasciata andare», racconta, preferendo rimanere anonima.
Un altro ragazzo ci ha raccontato di essere stato spinto sull’asfalto dopo essersi riparato dietro un’edicola, e di essere stato preso a calci da un agente, poi fermato da un collega. In un video, diventato virale sui social media, un poliziotto in assetto antisommossa spinge e colpisce una donna alla fine del corteo, mentre un collega cerca di trattenerlo e un terzo prende a calci un manifestante che prova a intervenire.
Sono solo gli ultimi episodi, nell’ordine di tempo, delle manifestazioni di violenza della polizia greca, potenziata negli anni del governo di destra di Nea Dimokratia e la più numerosa, in rapporto alla popolazione, di tutta l’Unione europea. Giusto ieri la sottocommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura, di recente istituzione, si è recata nella capitale greca per svolgere delle interviste sui casi più eclatanti di denunciate brutalità da parte degli agenti. L’ultimo, di cui la maggior parte delle televisioni greche ha dato notizia solo di sfuggita, è il caso di un cittadino pachistano di 37 anni, trovato morto lo scorso 21 settembre in un commissariato di polizia delle capitale greca: sulla sua morte indaga ora la procura, ma i familiari affermano con forza che l’uomo è deceduto a seguito di un brutale pestaggio.
Nonostante le granate stordenti che sono risuonate per l’ampia strada di Kifissia nella manifestazione di ieri, in mezzo agli automobilisti spaventati dal rumore e dai fumogeni, e la repressione della polizia, gli organizzatori del corteo hanno rivendicato di aver fatto sentire la loro voce. «La solidarietà del popolo greco è la nostra unica forza», racconta una ragazza di nome Noa, rifugiata in Grecia da sei anni, incontrata durante il corteo. Tutta la sua famiglia è sotto le bombe a Gaza, ha spiegato, e quando era riuscita a raccogliere i soldi per fare partire i genitori con i trafficanti il valico di Rafah è stato sigillato, e ormai era troppo tardi. «Ma la Palestina sarà libera», continuavano a cantare i ragazzi in un centro sociale palestinese di Atene, dove alcuni manifestanti caduti durante le cariche, venivano medicati. Nella giornata di oggi è prevista un’altra manifestazione nella capitale greca contro la brutalità delle forze dell’ordine.
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