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Voghera: 9 luglio 1983, Contro le carceri speciali

voghera 9 luglio 1983
Nella prima metà degli anni Settanta le carceri italiane erano ancora disciplinate da un regolamento del periodo fascista.
Mentre il parlamentodiscuteva, senza esito, progetti diriforma, i detenuti facevano sentire la propria voce con numerose lotte volte a otteneremigliori condizioni di vita.
La legge sull’ordinamento penitenziario, infine approvata nel 1975, conteneva alcuni aspetti innovativi, in particolare misure alternative alla detenzione(affidamento in prova ai servizi sociali, semilibertà, ecc.).
I punti più qualificanti rimasero però lettera morta, e nel 1977 vi fu anche una correzione legislativa in senso restrittivo inmateria di permessi.
Fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta alcune migliaia di persone sonoarrestate per reati di lotta armata.
Il carcere divieneun terreno di organizzazione per leformazioni combattenti, in particolare le Brigate Rosse. Le proteste, in qualche caso veree proprie rivolte, uniscono detenuti politici e comuni. La risposta dello Stato è durissima.
La concezione riformista del carcere quale istituzione finalizzata al recupero e al reinserimento del “ribelle” nella società viene abbandonata. Si punta a isolare e fiaccare psicologicamente i nemici dichiarati, con un processo di differenziazione fisica e ditrattamento che separa sempre più i pericolosi dai recuperabili.
Le basi di questo progettorisalivano al 1977, con l’istituzione di una rete di supercarceri gestita da un servizio disicurezza esterno diretto dal generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Qualche anno dopo vennero realizzati anche braccetti di massimo isolamento, che furono ben presto chiamati “braccetti della morte”. La situazione fu ulteriormente inasprita con l’applicazione, in carceri e sezioni speciali,dell’art. 90 della riforma carceraria, che prevede la sospensione dei diritti garantiti dalla legge stessa. Il provvedimento, concepito per casi eccezionali e limitati nel tempo, divenne per alcuni anni la norma.
Nell’autunno del 1982 numerose detenute politiche ealcune comuni furono trasferitenel nuovo supercarcere femminile di Voghera, in provincia di Pavia. Una struttura superelettronica, con un centinaio di piccole celleisolate fra loro, porte e cancelli comandati a distanza, telecamere ovunque. Le condizioni di vita erano durissime: perquisizioni continue, una sola ora d’aria giornaliera, niente socialità interna, privazione degli effetti personali, vitto insufficiente, restrizioni per lettere, libri, riviste, colloqui con vetro divisorio e citofoni. Sulle detenute veniva sperimentata una raffinata forma di controllo e deprivazione sensoriale (limitazione di suoni, colori, spazio visivo, contatti umani) sullo stile di quella avviata da tempo, con drammatici risultati, nella Germania federale.
Le proteste delle recluse, appoggiate da familiari, avvocati e comitati, strapparono qualche miglioramento.
Nell’ambito delle lotte contro le carceri speciali, alcuni organismi dell’Autonomia romana e padovana, insieme al Coordinamento Nazionale dei Comitati contro la repressione, al quale aderivano i Comitati familiari, convocano per sabato 9 luglio 1983 una manifestazione a Voghera.
Il corteo è vietato, ma i promotori confermano la volontà di scendere in piazza. La città viene militarizzata. I posti di blocco rendono difficile, e talvolta impossibile, l’ingresso nell’area urbana. Circa mille persone riescono comunque a radunarsi. La trattativa con la questura fallisce. La polizia carica i manifestanti, scatenando poi una caccia all’uomo per le vie della città. Le detenute effettuano battiture delle sbarre e una fiaccolata.
Nel tardo pomeriggio una drammatica notizia scalda ancor più gli animi. Tre giovani romani diretti alla manifestazione – Valeria Scialabba, sorella di Roberto, assassinato nel 1978 dai fascisti, Stefano Latrella e Eleonora Gianmarino – erano morti carbonizzati nella loro auto travolta da un Tir.

Il bilancio della giornata è di centinaia di fermi. Tre gli arrestati, uno dei quali rilasciato poco dopo.
(scheda a cura di Paola Staccioli)