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Voglio abbracciare papà, ma è al “41bis”

Ho letto l’articolo di Maria Brucale, pubblicato sul Garantista del 31 marzo 2015, che polemizzava con la proposta-choc di un deputato del Pd, Ernesto Carbone, di togliere i bambini ai condannati per mafia. Non riesco a capire come possa proporsi una simile legge, contraria ai diritti umani ed ai prìncipi di giustizia che dovrebbero ispirare i nostri legislatori. Più leggevo l’articolo più sentivo crescere la rabbia, l’indignazione, una profonda tristezza ed un senso di vuoto. Il mio unico pensiero era “perché vogliono privarmi del rapporto con il mio papà?”.

Io amo mio padre, amo il suo sorriso e la sua voce. Mi manca tornare da scuola e non potergli raccontare delle interrogazioni, dei compiti, delle amicizie con i compagni, del ragazzo che mi piace. Posso vederlo così poco e quando lo incontro vorrei poter fermare il tempo per restare di più con lui, guardarlo, parlargli, anche se solo attraverso un vetro. Non so quante volte, vorrei poterlo spaccare, quel vetro, per correre a rannicchiarmi tra le sue braccia, e quante volte ho dovuto trattenere le lacrime, che però, rigavano comunque il mio viso. Vorrei essere forte per lui, fargli coraggio, ma puntualmente i ruoli si invertono.

Al rientro a casa, ricomincio a contare i giorni, le ore ed i km che mi separano da lui. Questa situazione mi strazia, ma non potrei e non vorrei mai rinunciare ai nostri colloqui, a vedere papà ed è per questo che ho odiato la proposta di Carbone di togliere i bimbi ai detenuti. Questa è una punizione terribile sia per i genitori, sia per i figli.

Dopo la condanna ai padri lo Stato vorrebbe condannare anche i figli. Ma siamo sicuri che politici e giudici possano educare meglio i propri figli e dare loro l’affetto di cui hanno bisogno? Perché i condannati per mafia non dovrebbero esserne capaci?

Ritengo che tutti i genitori vogliano bene ai propri figli e sperano che non gli accada nulla di brutto, siano essi politici, giudici o delinquenti. L’amore di un genitore è incondizionato e di certo non dipende da ciò che fa o dagli sbagli che può aver commesso per sé stesso. Io non ho mai desiderato sostituire mio padre, credo che sia il padre che tutti i figli desidererebbero. Tutti voi, avete mai pensato come possa stare un detenuto che passa, giorno dopo giorno, la sua vita chiuso in un buco? Non credo proprio.

Avete mai pensato cosa possano provare i familiari di quello stesso detenuto? Della rabbia, del dolore, delle preoccupazioni che sentono, voi non ne avete neanche lontanamente un’idea. Politici, giudici ed alcuni giornalisti, non si fanno scrupoli e pensano solo alle loro carriere, senza preoccuparsi di fare davvero Giustizia. La parola giustizia è in maiuscolo perché, ormai da anni, in Italia, di tale termine non se ne conosce il significato.

Scrivo quale figlia quindicenne di un uomo sottoposto al regime del 41 bis, che sta lottando per cercare di dimostrare la sua innocenza. Noi figli, anche se le sentenze sono state di condanna, crediamo nella sua innocenza e gli staremo sempre vicini, I giudici emettono sentenze con le quali condannano a tantissimi anni di carcere e pensano che più è grave la pena inflitta più sono bravi, Non comprendono cosa significa star lontani dall’amore della propria famiglia, buttati su un lettino con i ratti che ti passano sotto i piedi e la muffa che cade dal tetto.

Questi detenuti vivono in condizioni pessime e disumane, nell’ora di colloquio possono vedere ì figli e la moglie solo attraverso un vetro. Adesso qualche politico senza cuore e forse senza figli, vorrebbe levare i bambini ai condannati per mafia, infliggendo loro l’ennesima tortura. Io, ripeto, sono fiera dì mio padre e come me, credo che ogni minore che si trovi in una situazione simile alla mia, abbia il mio stesso pensiero.

Alessandra B. (15 anni)

da il Garantista