Le “zone rosse” sono diventate uno strumento ordinario di governo delle città. Se lo si avalla diventerà presto una misura utilizzata dal Governo per controllare il dissenso e limitare le manifestazioni politiche. Anche per questo la direttiva Piantedosi non deve passare sotto silenzio.
di Rete Liberi/e di lottare – No ddl 1660
I prefetti di Milano, Torino e Napoli, nei giorni scorsi hanno emesso una ordinanza in merito ad una direttiva del ministero dell’interno circa la promozione della cosiddetta “sicurezza urbana”.
La direttiva in questione invita sindaci e prefetti a adottare i provvedimenti necessari per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, facendo ricorso ai poteri amministrativi riconosciuti dall’ordinamento come il daspo urbano, il cui ambito di applicazione è ampliato dal pacchetto sicurezza (il DDL 1660) in discussione al senato, e alle ordinanze che limitano la vendita di alcolici e le fascistissime “ordinanze contingibili e urgenti” di cui all’art 2 TULPS del 1931.
Al fine di, come si legge dal testo, “accrescere gli standard di prevenzione e repressione delle dinamiche delinquenziali”, questa direttiva esorta le amministrazioni a intensificare la presenza delle forze dell’ordine nei luoghi nevralgici ad alta frequentazione, ad effettuare servizi straordinari ad alto impatto e ad individuare delle aree urbane nelle quali vietare “l’indebita permanenza a persone responsabili di attività illegali, disponendone l’allontanamento”.
L’invito è quello di ripetere gli esperimenti eseguiti dalle amministrazioni di centrosinistra di Firenze e Bologna, che hanno istituito delle “zone rosse” nelle quali, negli ultimi tre mesi, sono state identificate 14000 persone e allontanate 105.
Questi provvedimenti, promossi dal governo di destra e adottati indistintamente anche dalle amministrazioni del PD, sono misure da stato di polizia che intendono allontanare dai centri urbani le persone più marginali, targettizzate in base a criteri fumosi e indefiniti. Lo Stato sempre più rende chiaro il suo piano: coloro i quali intralciano o non sono efficaci sul lavoro produttivo, devono essere isolati e arginati dal resto della società. O sei funzionale al ciclo di accumulazione di profitto, o devi essere represso e marginalizzato.
Obiettivi che anticipano i contenuti di quel ddl sicurezza – parte del più generale programma reazionario del governo Meloni – funzionale all’economia di guerra, alla corsa al riarmo e verso una nuova guerra globale- che intende consolidare definitivamente la deriva repressiva degli ultimi 30 anni.
Non possiamo restare a guardare: bisogna fermarli!
Ci vediamo l’11 gennaio a Firenze, per l’assemblea nazionale di “Liberi/e di lottare”
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