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10 aprile: domenica di sangue in Palestina

Morte al posto di blocco. Ghada voleva solo passarlo. La donna, madre di sei figli, è stata uccisa da un soldato israeliano. «Avanzava in modo sospetto» ha detto il portavoce militare. Ma Ghada Sabatien non aveva armi. Tra domenica e ieri uccisi quattro palestinesi. Il governo Bennett deciso a usare il pugno di ferro dopo i quattro attentati con 14 morti in Israele

di Gianni Sartori

Non ce l’ha fatta Ghada Sabatine a sopravvivere alle numerose ferite da arma da fuoco e alla conseguente perdita di una grande quantità di sangue. Il 10 aprile questa donna di quaranta anni, vedova e madre di sei figli, veniva abbattuta dai soldati israeliani a Husan, nel sud della Cisgiordania occupata.

Inutilmente trasportata dalla Croce-Rossa palestinese all’ospedale di Beit Jala, vicino a Betlemme, qui era poi deceduta.

Stando alla versione ufficiale del Ministero della difesa israeliano, i militari avrebbero aperto il fuoco a causa del suo “atteggiamento sospetto”. Si sarebbe avvicinata troppo ai soldati nonostante alcuni tiri di avvertimento.

Nella stessa giornata un’altra donna palestinese veniva uccisa a Hebron nei pressi della “Tomba dei patriarchi” (Moschea Ibrahimi) dopo che aveva pugnalato un poliziotto israeliano al posto di controllo. Stando al comunicato ufficiale, l’agente era rimasto leggermente ferito.

Come è noto quella di Hebron (dove un migliaio di coloni vivono sotto scorta militare perenne circondati da oltre 200mila palestinesi) è considerata una sorta di “polveriera” quotidianamente sul punto di esplodere.

E’ probabile che tali “incidenti” siano in qualche modo la conseguenza dell’inasprirsi delle operazioni militari israeliane nel settore del campo profughi di Jenin da dove sembra provenissero i responsabili dei recenti attentati a Tel-Aviv.

Secondo il ministero della Salute palestinese nel corso di tali operazioni tre palestinesi (quelli accertati almeno) sarebbero stati feriti a Jenin e altri quattro a Tulkarem. Le persone arrestate sarebbero 24.

Proprio il giorno prima dell’uccisione delle due donne – il 9 aprile – esercito e polizia di frontiera israeliani avevano condotto un’operazione sul campo di Jenin. Nel conflitto a fuoco con elementi palestinesi era rimasto ucciso un venticinquenne, definito un “aderente alla Jihad islamica”.

Dopo questi eventi, nella serata del 9 aprile, da parte israeliana si annunciava un inasprimento dei controlli sui punti di passaggio con ulteriori limitazioni sia in entrata che in uscita.