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NoExpo: La procura di Milano chiede 4 condanne per i fatti del 1 maggio 2015

Dove vedono e dove cecano recita il vecchio adagio, partenopeo e parte napoletano come direbbe il principe De Curtis. La procura di Milano, quella della moratoria delle indagini su Expo, ha chiesto la condanna di quattro militanti dell’area antagonista in relazione agli incidenti del primo maggio dell’anno scorso. Per due imputati la pena sollecitata è di 5 anni e 8 mesi, per altri due di 4 anni e 4 mesi. Le accuse sono di devastazione e saccheggio, incendio e resistenza aggravata.

Se è vero che non si tratta di pene alte (il codice prevede tra 8 e 15 anni di reclusione, come accade solo in Albania e in Russia per reati di ordine pubblico) è anche vero che tutto gira intorno al concorso, al contributo concreto che i 4 imputati avrebbero dato alle violenze. Elementi di prova risibili, un capo di imputazione lacunoso come avevano rivelato non pericolosi estremisti ma i giudici della corte d’Appello di Atene nel negare l’estradizione di 5 giovani anarchici.

Insomma, una confusione tra responsabilità collettiva e responsabilità personale. Gli imputati (2 ai domiciliari e 2 in carcere), che tra l’altro non facevano parte del cosiddetto “blocco nero”, rischiano la condanna per devastazione e saccheggio per il fatto di aver partecipato alla manifestazione. Dai filmati emerge la responsabilità per due posizioni di un lancio di pietre.

Comunque al di là di tutto stiamo parlando di richieste di pena dello stesso ufficio inquirente che al fine di non far saltare l’evento aveva evitato di indagare a fondo sugli appalti di Expo. Tra inchieste non fatte, interrotte o archiviazioni come quella dell’attuale candidato sindaco Giuseppe Sala, con motivazione tragicomica. Del resto per i fondi Expo-giustizia i vertici del Tribunale si erano comportati esattamente come Sala: senza gare pubbliche e lavori affidati a ditte amiche.

Alla grande abbuffata parteciparono pure i magistrati, ma si sa controllare i controllori è impossibile. Molto più facile e comodo prendersela con chi è sceso in piazza a protestare contro l’evento poggiato su lavoro precario e addirittura gratuito, organizzando un processo con un’accusa spropositata e senza elementi concreti di prova sui singoli. Ma è un processo appoggiato da tutti i partiti e da tutti i giornali “contro i cattivi che misero a ferro e fuoco la città” mentre di Expo non si conoscono ancora i conti. E’ la giustizia forte con i deboli e debole con i forti, nel nome del “sistema paese”

Frank Cimini da giustiziami

Fuori dal tribunale, si è tenuto un presidio indetto dalla campagna “Scateniamoli” . Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il commento di  Jack. Ascolta o scarica

report udienza processo al primo maggio

Il 5 maggio 2016, si è tenuta la prima udienza del processo agli arrestati del primo maggio NoExpo di Milano.
Sin dal mattino un nutrito gruppo di solidali ha presidiato l’ingresso principale del Palazzo di (IN)Giustizia; i parenti e le compagne degli imputati sono stati allontanati e non più fatti avvicinare al settimo piano, mentre sono stati caldamente accolti i giornalisti forcaioli, pronti alla gogna mediatica su cui si basa questo processo. Per alcune ore abbiamo bloccato il traffico, pranzando in mezzo alla strada e facendo sentire la nostra solidarietà e la nostra rabbia e attendendo gli aggiornamenti dall’aula.

Il PM Basilone ha formulato la richiesta di 5 anni e 8 mesi per Casper e Molestio e di 4 anni e 4 mesi per Iddu e il Nano, a cui sono state riconosciute le attenuanti in quanto incensurati. Si tratta di pene elevate  al netto dello sconto di 1/3 previsto dal rito abbreviato, ma ritenute troppo leggere dall’avvocato del Ministero degli Interni, nonostante quest’ultimo sia solo parte civile in causa.

Dopo la requisitoria dell’accusa, è stato il turno dell’avvocato Pelazza, difensore di Iddu: l’arringa si è concentrata sul reato di devastazione e saccheggio, mettendone in luce gli aspetti controversi, attraverso l’analisi dei casi degli ultimi vent’anni. Dopodichè all’imputato non è stato permesso di concludere la lettura della propria dichiarazione spontanea, in quanto ritenuta non inerente al procedimento.

La difesa degli altri tre imputati e la sentenza sono rinviate alle PROSSIME UDIENZE, rispettivamente IL 9 E IL 14 GIUGNO.

Il Comune di Milano non potrà più costituirsi parte civile, quindi in causa rimangono Unicredit e il Ministero dell’Interno, le cui richieste ammontano a 870.000 € e 300.000 €. Invece il risarcimento per le ore di straordinario che pretenderebbe la DIGOS (poco meno di 8.00€) potrebbe costituire un precedente in quanto a pagare le spese d’indagine sarebbero gli stessi imputati.

Nel frattempo continuiamo a portare avanti la campagna solidale a tutti i colpiti dalla repressione: continuate a seguirci su http://scateniamoli.info/ e https://www.facebook.com/scateniamoli/ per le prossime iniziative.