#14N Presidio a Regina Coeli: ‘Liberi tutti, il dissenso non si arresta’
Centinaia di studenti e attivisti sotto il carcere di Regina Coeli per chiedere la liberazione degli 8 arrestati ieri denunciano la violenza gratuita e la caccia all’uomo.
“Il dissenso non si arresta. Tutti/e liberi/e”. Questo c’è scritto su uno degli striscioni campeggia fuori dal carcere romano di Regina Coeli dove sono detenuti 7 degli 8 giovani arrestati ieri durante le violentissime cariche contro il corteo degli studenti intrappolato e aggredito su Longotevere, all’altezza di Ponte Sisto e poi a Ponte Garibaldi.
Davanti al carcere romano sono arrivati a centinaia, soprattutto studenti ma anche qualche attivista dei centri sociali e di qualche gruppo della sinistra capitolina per esprimere la propria solidarietà agli arrestati.
Anche altri striscioni sono stati srotolati sul Lungotevere, dicono “Non potete fermare il vento, ci fate solo perdere tempo, liberi tutti”, “Le piazze d’Europa piene con i manganelli della Bce”; e poi “Si parte e si torna insieme. Natasha libera” in riferimento, quest’ultimo, all’unica ragazza arrestata ieri – Natasha Grdich – rinchiusa nella sezione femminile del carcere di Rebibbia. Ed è proprio a Rebibbia che si trasferirà il presidio intorno alle 20 di stasera.
“Abbiamo organizzato il presidio perché pensiamo sia stata indegna la gestione del corteo da parte della polizia, perché siamo preoccupati delle condizioni di salute dei compagni arrestati e malmenati, ma soprattutto perché siamo preoccupati per la democrazia in Italia – spiega una studentessa universitaria -. Le scene di ieri, con minorenni malmenati e ragazze offese da battute pesanti dei poliziotti non si vedevano dai tempi di Genova”.
Negli interventi, molti dei quali emozionati e rabbiosi, ieri si è assistito, dopo la prima carica all’altezza di Ponte Sisto, ad un’incredibile caccia allo studente che ha preso di mira ragazzi e ragazze giovanissime, molte dei quali erano già a terra, o si erano allontanati dai luoghi dei cosiddetti scontri.
“Noi avevamo detto che volevamo arrivare a Montecitorio – spiegano gli studenti ai giornalisti – e la polizia si é schierata per non farci passare e poi ha caricato. Non è tollerabile che, unico paese in Europa, a Roma non si possa protestare sotto i luoghi in cui la classe dirigente adotta politiche le cui conseguenze saranno durissime per l’intera popolazione”.
Dai racconti di alcuni ragazzi emergono particolari nuovi e inquietanti sulla giornata di ieri: “Sono stato circondato dalla polizia e manganellato con calci sulla faccia e sulla schiena” racconta uno studente. “Subito dopo mi hanno buttato insieme ad altri dentro la camionetta e lì i poliziotti ci dicevano che era quello che ci meritavamo”. Per fortuna poi alcuni dei fermati sono stati identificati e rilasciati.
Intanto domani mattina, all’interno del carcere di Via della Lungara, si svolgeranno i cosiddetti ‘interrogatori di garanzia’ per gli arrestati di ieri, accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni e altri reati. Il Gip Wilma Passamonti dovrà decidere se confermare la carcerazione o concedere gli arresti domiciliari.
Nei prossimi giorni invece potrebbero arrivare degli avvisi di garanzia ad alcuni dei 144 ragazzi e ragazze identificati ieri, un bilancio tra i più alti degli ultimi anni, almeno nella capitale. Anche sul fronte dei feriti oggi il quadro è più completo, con decine e decine di persone, soprattutto adolescenti e studenti universitari, che hanno ricevuto colpi di manganello e sono tornati a casa con i denti rotti, le labbra spaccate, le teste aperte; senza contare il fatto che molti dei feriti non sono andati negli ospedali a farsi medicare per paura di essere identificati nei nosocomi. Paura giustificata, visto che ieri almeno all’Umberto I erano presenti alcuni agenti della Digos che – secondo alcuni testimoni – chiedevano ai sanitari di segnalare eventuali giovani recativisi per farsi curare dopo la manifestazione.
da contropiano
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