#31ottobre c’eravamo tutti… solidarietà agli arrestati
- febbraio 13, 2014
- in #19O, #31O, emergenza, lotte sociali
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Sono trascorse diverse ora dagli arresti degli attivisti dei movimenti del diritto all’abitare. 17 le misure di custodia cautelare, fra queste arresti domiciliari e obbligo di firma, effettuate dalla Digos e dal Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Roma su richiesta della Procura della Repubblica della Capitale.
I movimenti del diritto all’abitare intanto a questi fatti rispondono con l’assedio in tutte le città. Chiedono la liberazione immediata di tutti e tutte, facendo sentire la rabbia sotto le prefetture e le piazze di tutte le città di Italia. L’appuntamento per oggi a Roma è alle 15, 30 per una conferenza stampa a Porta Pia e per prepararsi a muoversi in corteo verso via del Tritone proprio dove, il 31 ottobre la polizia ha tentato di sbarrare la strada al movimento.
“Come una bomba ad orologeria – dichiara Italo Di Sabato, Responsabile Nazionale dell’Osservatorio della repressione – pochi giorni dopo la partecipata assemblea nazionale che si è tenuta all’università di Roma, che ha indetto la giornata di lotta con una manifestazione nazionale contro le politiche di austerity il prossimo 12 aprile e a pochi dalla mobilitazione per la chiusura dei Cie prevista per sabato 15 e domenica 16 febbraio e la giornata contro la repressione delle lotte sociali di sabato 22 febbraio, Magistratura, Questura di Roma e Napoli intervengono con mano pesante contro i movimenti di lotta. Gli arresti e gli obblighi di dimora per gli attivisti sociali – continua Di Sabato – dimostra realmente la natura della “politica delle larghe intese” di fronte alla crisi e alla richieste sociali. Trasformare il conflitto sociale in un problema di ordine pubblico è un obiettivo prioritario del governo e della stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in parlamento. Dovremmo fare i conti – aggiunge – purtroppo, sempre e più spesso con questi atteggiamenti di teoremi repressivi contro i movimenti sociali. Solo una forte e rinnovata capacità e unità delle lotte – conclude – può dare nuovo impulso alle mobilitazioni e sconfiggere i disegni di crlminalizzazione delle lotte da parte di di governo, magistratura e polizia”.
Per l’Usb (Unione Sindacale di Base): “Questa mattina a Roma e a Napoli sono stati effettuati oltre 50 provvedimenti restrittivi – tra arresti domiciliari, custodia cautelare e obbligo di non allontanarsi dal comune di dimora abituale – nei confronti di rappresentanti dei movimenti per il diritto all’abitare, disoccupati e sindacalisti, tra cui esponenti di rilievo di AS.I.A.-USB.
A Roma la relazione è con la manifestazione del 31 ottobre, che i movimenti per il diritto alla casa avevano organizzato dopo le risposte negative del Ministero delle Infrastrutture alle richieste poste dopo le mobilitazioni del 18 e 19 ottobre. A Napoli l’accusa sembrerebbe legata addirittura al fatto di aver costituito un’associazione di disoccupati!
L’USB richiede il ritiro di tutti i provvedimenti restrittivi e l’apertura di una riflessione generale sulla svolta autoritaria in atto nel Paese, che sta emergendo in modo sempre più evidente.
Dopo gli arresti e la repressione contro il movimento No Tav, e i pesanti interventi delle Questure di tutta Italia in merito a manifestazioni sindacali e di movimenti sociali che negli ultimi mesi si stanno ripetendo sempre più frequentemente, i provvedimenti di questa mattina fanno emergere una chiara e preordinata volontà repressiva nei confronti di chiunque intenda costruire opposizione ad un modello sociale basato sull’esclusione dei più dai diritti più elementari.
L’USB condanna fermamente questo clima di tensione finalizzato a reprimere preventivamente un conflitto sociale che rappresenta la naturale risposta a chi continua a sottovalutare gli effetti di una crisi sempre più grave, che sta portando alla povertà e alla disperazione milioni di famiglie.
L’USB è al fianco di coloro che sono stati ingiustamente oggetto di questi provvedimenti restrittivi e chiede a tutte le forze politiche e sociali e alle istituzioni che si chiarisca una volta per tutte che democrazia vuol dire anche diritto al dissenso, poter esprimere liberamente le proprie posizioni, poter manifestare liberamente senza essere costantemente oggetto di repressione.
Le lotte sociali, dei lavoratori, dei senza casa e dei disoccupati non si fermano con le misure repressive: le lotte non si arrestano!
Invitiamo tutti a vigilare ed a mobilitarsi, perché siamo di fronte ad una vera e propria “guerra preventiva” contro il conflitto sociale che emerge da una crisi che non sembra avere fine.”
“Apprendiamo da fonti giornalistiche di misure cautelari nei confronti dei promotori delle manifestazioni del 31 ottobre 2013 sulla casa in occasione della conferenza Stato – regioni che il ministro Lupi aveva convocato proprio a seguito delle mobilitazioni dello scorso ottobre. Si tratta di un provvedimento inaccettabile che vuole colpire non solo gli autori di eventuali atti specifici ma gli organizzatori della manifestazione”. Arriva la dichiarazione dell’Unione Inquilini a sostegno degli arrestati.
“L’intento repressivo è pertanto evidente e va rifiutato apertamente – dichiara il sindacato – Il tema della sofferenza abitativa non può essere ridotto a questione di ordine pubblico o a fattore da reprimere ma è una questione nazionale strutturale che va affrontata con interventi di misura sociale indifferibili e urgenti. Anche al tema specifico della legalità, poniamo domande molto nette”. Numerose le domande senza risposta evidenziate dal sindacato nel comunicato: “Chi risponde dell’illegalità perpetrata dalle Amministrazioni pubbliche locali e nazionale nei confronti delle circa 700 mila famiglie che hanno fatto istanza per una casa popolare e per le quali i comuni hanno certificato il diritto, senza però fornire alcuna risposta in quanto non vi sono alloggi sociali da assegnare? – dichiara l’Unione Inquilini – Chi risponde dell’illegalità perpetrata dalle Amministrazioni locali e nazionali nei confronti di centinaia di migliaia di nuclei familiari sotto sfratto e che avrebbero diritto ad interventi di sostegno e al passaggio da casa a casa che non vengono erogati? Pensiamo, per esempio, come Unione Inquilini, che organizzare picchetti anti sfratto che impediscano di buttare per strada famiglie con bassi redditi, minori, portatori di handicap, anziani, malati rappresenti non una illegalità ma una legittima difesa rispetto all’illegalità quotidiana delle istituzioni preposte. Diamo, pertanto, la nostra solidarietà militante – sono le conclusioni del sindacato – ai compagni arrestati e ne chiediamo la immediata liberazione. Ci impegneremo ancora di più per portare avanti le mobilitazioni per il diritto all’abitare e per l’unificazione delle lotte per la difesa del territorio e la tutela dei diritti sociali.”
Anche il Prc di Roma esprime solidarietà nei confronti degli attivisti per il diritto alla casa colpiti da provvedimenti repressivi e ne chiede l’immediata liberazione. “La lotta sociale per i diritti – dichiara il Prc Roma – è un cardine fondamentale della democrazia e non può essere derubricata a fatto penale. In una città che deve assistere ad insopportabili prezzi speculativi e alla vergogna di migliaia di case vuote, mentre migliaia di persone sono senza alloggio, altri sono coloro che dovrebbero essere perseguiti”.
Giorgio Cremaschi esprime totale solidarietà e piena condivisione delle ragioni e delle azioni di Luca, Paolo e di tutti i compagni arrestati a Roma e Napoli. Mentre il regime si chiude nei suoi giochi di palazzo la repressione colpisce chi rivendica, lotta, dissente. Mostruosi processi a militanti Notav, richieste di danni e multe che vanno dalle centinaia di migliaia di euro chiesti a chi difende la Valle Susa, alle migliaia di euro di multa pretese dai tranvieri di Genova e dagli operai di Modena . È chiaro che si vogliono colpire ed impedire le lotte perché il pensiero unico liberista, dopo essere diventato politica economica, vuole imporre la sua costituzione autoritaria e per questo criminalizza ogni diversità e ogni conflitto. Stiamo con gli arrestati e tutti i colpiti dalla repressione e non ci fermeremo. Andremo avanti per la democrazia e i diritti sociali, contro il regime delle banche, della finanza e delle multinazionali, e adesso arrestateci tutti!
Solidarietà anche da Sinistra Anticapitalista che in un comunicato afferma che ” Adunata sediziosa, rapina, violenza, resistenza e lesioni aggravate in danno di pubblici ufficiali, danneggiamenti aggravati. La politica sulla casa del governo delle larghe intese è svelata dalla lista incredibile delle accuse contro diciassette attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare colpiti stamattina da provvedimenti cautelari emessi in relazione ai blandi tafferugli avvenuti il 31 ottobre a Roma. Trasformare il conflitto sociale in un problema di ordine pubblico è da anni uno degli sforzi più impressionanti dei settori più disciplinati della magistratura. Dopo il fallimento della strategia di appioppare l’aggravante dell’associazione a delinquere (per estorsione di case o di posti di lavoro), i movimenti divengono oggetto di una miriade di contestazioni per indurli a mutare l’agenda politica immediata da lotta per la conquista di diritti a difesa dalla repressione.
Sinistra anticapitalista esprime la massima solidarietà ai compagni arrestati e ribadisce l’internità ai movimenti che denunciano la ferocia dell’austerity e della crisi.”
Il Comunicato dei centri sociali campani:
Questa mattina un risveglio brusco ha inaugurato la giornata dei movimenti di lotta di Napoli e di Roma. Operazione in grande stile. Due operazioni di polizia e di governo che, apparentemente non connesse, hanno colpito le lotte sociali che, oggi, attraversano il paese.
A Napoli l’obiettivo erano i “precari Bros”. Da anni lottano per il diritto all’inserimento al lavoro: una lotta da sempre inascoltata dalla politica locale e nazionale che ha già presentato il conto drammatico sulle vite di migliaia di disoccupati e precari. Il mandato d’arresto domiciliare, al momento, è volto a bloccare e silenziare 10 disoccupati del “movimento Precari Bros”, mentre per altri 25 sarebbe stato disposto l’obbligo di dimora. L’assurda accusa – sbattuta sulle prime pagine del mainstream – è di “associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro l’incolumità pubblica, l’ordine pubblico e la pubblica amministrazione.” Accuse tanto perentorie quanto gravissime se non altro perché mirano a criminalizzare oltremodo un movimento, già costantemente attaccato da forze repressive, intelligencia da società civile e stampa locale, nel tentativo di neutralizzare la lotta dei disoccupati come folclore, assenza di civismo, fenomeno pre-moderno o addirittura rivendicazione clientelare e “para-cammoristica”.
A Roma, nel frattempo, sono stati colpiti gli attivisti del “movimento per il diritto all’abitare”. Lo scopo ineccepibile è quello di intimorire tutto il percorso di lotta iniziato dal 18 e 19 ottobre. I provvedimenti restrittivi riguardano 17 attivisti e le accuse spaziano dall’adunata sediziosa alla rapina, dalla violenza alla resistenza a pubblico ufficiale (si badi che come accusa di rapina viene indicata la presa di uno sfollagente e di uno scudo in dotazione alla forze dell’ordine). I fatti imputati si sono svolti il 31 ottobre scorso, in occasione di un vertice Stato-Regioni, quando la manifestazione organizzata dai movimenti di lotta per la casa è tornata in piazza – con lo slogan di “Una sola grande opera: case e reddito per tutti!” – per continuare il percorso di sollevazione generale contro le politiche d’austerity inaugurato, appunto, con il 19 ottobre; percorso che, evidentemente sta destabilizzando e facendo saltare i nervi alle controparti affidatesi dunque al lavoro della questura. Insomma, misure repressive dettate dalla paura con lo scopo di rimuoverne l’incubo, silenziarne il dissenso e marginalizzare il consenso che la sollevazione iniziata il 19ottobre ha messo in moto.
Come reti sociali e politiche di precari del Sud Italia, che da anni costruiscono lotte a favore del reddito, della casa, della salute, esprimiamo la nostra piena complicità e solidarietà ai disoccupati, ai precari di Napoli e di Roma. A Roma eravamo fianco a fianco con i movimenti per la casa: rivendichiamo tutte manifestazioni di protesta e le condotte che insieme abbiamo prodotto per lottare a favore di una vita degna, fuori dalle logiche del neoliberismo e dal ricatto della precarietà e povertà. Allo stesso modo abbiamo sempre camminato al fianco dei disoccupati Bros di Napoli. E, oggi più di prima, siamo convinti che la lotta sia l’unico antidoto alla clientela dei partiti e ai metodi cammoristici. Nella lunga storia dei movimenti di lotta per il lavoro a Napoli, un messaggio ineludibile è stato né clientela né camorra. Dunque è paradigmatica quanto strumentale l’accusa di clientelismo mossa contro i precari Bros. Conosciamo bene cos’è la clientela e dove s’insidia la camorra: nei palazzi istituzionali dove le classi dominanti perpetuano dispositivi di subalternità e riproduzione del proprio potere. Abbiamo fatto pezzi di strada importanti con i precari Bros, mai in quei palazzi, siamo stati insieme nelle lotte per la salute e contro la devastazione ambientale e le per il diritto all’abitare. Infatti, ad una delle attiviste napoletane è stata notificata l’ordinanza restrittiva proprio all’interno di una delle occupazione della campagna Magnammece o Pesone di cui insieme siamo parte integrante.
E’ lampante quanto stia avvenendo a Roma e a Napoli. Non siamo dinanzi a semplici operazioni della magistratura; ma siamo dinanzi piuttosto a scelte politiche del governo delle larghe intese per togliere dai piedi il conflitto sociale al nuovo governo renziano che va preparandosi. In tempo di crisi e nelle logiche neoliberali, non c’è spazio alcuno per il conflitto sociale. La “lady di ferro” dà ancora lezioni.
In generale, le 17 misure domiciliari e i 25 tra obblighi di firma e obblighi di dimora fanno oltremodo eco ai provvedimenti già in corso contro gli attivisti del movimento No Tav dello scorso dicembre, e agli 11 obblighi di firma della settimana scorsa contro gli attivisti di Giugliano per le proteste contro la Tares e l’inceneritore. Il regime disciplinare e repressivo serra le fila a suon di vendetta. Tuttavia, quello che va crescendo in questo paese, in termini di organizzazione sociale della rabbia, della povertà e della precarietà, sicuramente fa paura a chi pensa che la crisi sia un’opportunità per continuare ad avere le tasche piene mentre nel paese la disperazione e l’impoverimento aumentano. Condanniamo fortemente la natura politica di questi provvedimenti, sottolineando con forza l’infamia di un’accusa quale “associazione a delinquere”. Se si è disoccupato, precario o senza casa, e ti organizzi con altri, si viene additati come delinquenti o “mafiosi”; mentre se non ci si organizzi e si rimane isolati in condizione di precarietà, magari scegliendo la solitudine e il silenzio, ecco va tutto bene. È inaccettabile che in tempi di crisi e di austerità le lotte sociali vengano trattate come problemi di ordine pubblico, mentre nei palazzi continuano le rappresentazione teatrali, quelle in cui non si affrontino i veri problemi che oggi affondano il paese in uno stato di povertà e precarietà.
Noi al suicidio preferiamo la dignità della lotta!
Non ci avrete mai come volete voi!
Zero81 Occupato – Napoli
Cantiere Sociale Quarto Mondo- Quarto (Napoli)
Lab. Bancarotta – Napoli
Collettivi Autonomi Napoletani
Csoa Depistaggio- Benevento
Spazio Rouge – Lioni (Avellino)
Csoa Tempo Rosso – Pignataro Maggiore (Caserta)
Spazio Sociale CALES – Sparanise (Caserta)
Lsa Assalto- Cosenza
Csoa Ex Carcere – Palermo
Csoa Anomalia – Palermo
Spazio Rouge – Lioni (Avellino)