67° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Nel carcere di Alessandria è stato ritrovato morto Ciro Ruffo, 35 anni
Nel carcere “San Michele” di Alessandria è stato ritrovato morto Ciro Ruffo, 35 anni, detenuto per reati di criminalità organizzata che aveva da poco iniziato a collaborare con i magistrati.
Ciro Ruffo, proveniente dal carcere di Ariano Irpinio, era arrivato al “San Michele” lunedì sera, quindi poche ore prima di morire.
Sabato scorso aveva chiamato la moglie dicendole: “Devo darti una bella notizia: sono arrivate le carte del trasferimento, le aspettavo da quindici giorni. Da lunedì sono più vicino a te, ci vedremo più spesso”.
La moglie dichiara: “La direttrice mi ha comunicato che lo hanno trovato impiccato, ma non è vero. Ho visto il corpo all’obitorio del cimitero di Alessandria: ha il naso rotto, un livido sotto l’occhio destro, tanti altri lividi sulla schiena, sulla pancia, in faccia. Ha perso sangue dagli occhi e dalle orecchie. È stato pestato”.
Dall’inizio dell’anno questo è il terzo suicidio che avviene nella Casa di Reclusione di Alessandria (dove sono ristretti 384 detenuti, per una capienza regolamentare di 263 posti): il 26 aprile scorso si è tolto la vita Franco Fuschi, 63 anni, ex agente segreto, in carcere per traffico di armi, mentre il 17 gennaio è morto Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, nigeriano coinvolto in vicende di droga.
Ma la morte di Ciro Ruffo presenta alcune strane analogie anche con quella avvenuta lo scorso 17 novembre nel carcere di Palmi (Rc), dove Giovanni Lorusso, 41 anni, è stato ritrovato cadavere con un sacchetto di plastica infilato in testa e riempito di gas: entrambi i detenuti provenivano dal carcere di Ariano Irpino (Av) ed erano appena arrivati in un nuovo istituto. Inoltre, a detta dei parenti, non avevano alcun motivo apparente né avevano mai manifestato l’intenzione di suicidarsi. Infine, entrambi i corpi, restituiti alle famiglie, risultano “segnati” da ferite.
Ciro Ruffo, proveniente dal carcere di Ariano Irpinio, era arrivato al “San Michele” lunedì sera, quindi poche ore prima di morire.
Sabato scorso aveva chiamato la moglie dicendole: “Devo darti una bella notizia: sono arrivate le carte del trasferimento, le aspettavo da quindici giorni. Da lunedì sono più vicino a te, ci vedremo più spesso”.
La moglie dichiara: “La direttrice mi ha comunicato che lo hanno trovato impiccato, ma non è vero. Ho visto il corpo all’obitorio del cimitero di Alessandria: ha il naso rotto, un livido sotto l’occhio destro, tanti altri lividi sulla schiena, sulla pancia, in faccia. Ha perso sangue dagli occhi e dalle orecchie. È stato pestato”.
Dall’inizio dell’anno questo è il terzo suicidio che avviene nella Casa di Reclusione di Alessandria (dove sono ristretti 384 detenuti, per una capienza regolamentare di 263 posti): il 26 aprile scorso si è tolto la vita Franco Fuschi, 63 anni, ex agente segreto, in carcere per traffico di armi, mentre il 17 gennaio è morto Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, nigeriano coinvolto in vicende di droga.
Ma la morte di Ciro Ruffo presenta alcune strane analogie anche con quella avvenuta lo scorso 17 novembre nel carcere di Palmi (Rc), dove Giovanni Lorusso, 41 anni, è stato ritrovato cadavere con un sacchetto di plastica infilato in testa e riempito di gas: entrambi i detenuti provenivano dal carcere di Ariano Irpino (Av) ed erano appena arrivati in un nuovo istituto. Inoltre, a detta dei parenti, non avevano alcun motivo apparente né avevano mai manifestato l’intenzione di suicidarsi. Infine, entrambi i corpi, restituiti alle famiglie, risultano “segnati” da ferite.
fonte: Ristretti Orizzonti
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