Va bene, la Norvegia. E la Svezia, la Finlandia e la nera Danimarca. Ma sebbene ora l’attenzione dell’Europa per i movimenti di estrema destra sia concentrata sulla penisola scandinava e dintorni, il più grosso coacervo d’odio razziale in Europa – un’Europa allargata – è poco più a est. In Russia. Pronto a esplodere.
Nel 2008 ogni mese, in media, in Russia sono state uccise nove persone per motivi razziali. Nove omicidi al mese, che per dodici fanno 108 morti. Più delle vittime di Anders Breivik. Da allora la situazione sembra essere migliorata: il numero di omicidi è calato sensibilmente, anche e forse soprattutto grazie a una politica di repressione voluta e conseguentemente portata avanti dal presidente della Federazione, Dmitri Medvedev. Ma nonostante l’epifenomeno sia ridimensionato, le cause profonde del malessere, il sentimento d’odio per il diverso, non sembrano affatto essere diminuiti, spiegano gli esperti. Medvedev ne è consapevole, ma dalle dichiarazioni sulla necessità di combattere culturalmente il razzismo non si è ancora passato ai fatti.
Nelle scuole la storia russa è la storia dei russi etnici. L’idea dell’integrazione attraverso l’omologazione prevale su quella della convivenza tra culture differenti. La vecchia idea dell’amicizia tra i popoli sembra insomma essere naufragata con il comunismo sovietico, seppellita definitivamente dalle guerre combattute contro gli islamisti ceceni e caucasici.
Recentemente tutti i giornali russi hanno raccontato con enfasi la difesa di un villaggio, Sagra, sugli Urali, da parte di un coraggioso gruppo di russi etnici. La cittadina sarebbe stata aggredita da una banda di delinquenti, una sessantina di azeri, armati di bastoni, coltelli, catene e armi da fuoco. Dopo aver pestato due minorenni capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato, gli aggressori avrebbero terrorizzato la cittadina, fin quando un manipolo di coraggiosi russi è riuscito a scacciarli dopo una rissa colossale.
I russi amano queste storie di difesa eroica con vittoria finale dei buoni, scrive in proposito il quotidiano tedesco Die Welt, che ha raccontato la vicenda. Ma chi erano in questo caso i buoni? Gli azeri furiosi erano calati su Sagra per vendicare la cacciata violenta di un loro connazionale, e le tante offese razziste subite da altri. Alla fine l’unica vittima dell’assalto è stato un azero. La quindicesima persona a perdere la vita in Russia per motivi razziali dall’inizio dell’anno.
Oggi in Russia vivono, secondo le statistiche, più di dodici milioni di migranti. Solo negli Stati Uniti ce ne sono di più. La maggior parte proviene dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale e del Caucaso. I migranti per l’economia russa costituiscono una realtà importante e insostituibile. Soprattutto per il settore dell’edilizia – che come gli altri sfrutta la manodopera a basso costo -, dove lavorano il 40% degli stranieri. Ma anche per i rispettivi paesi di provenienza, gli immigrati in Russia sono ormai una risorsa insostituibile. Le rimesse costituiscono una parte sempre più consistente del prodotto interno lordo dei paesi d’emigrazione. L’esempio più estremo, in questo senso, è il Tagikistan, il cui pil è costituito per il 49% dai soldi che gli emigranti spediscono a casa.
Ma nonostante questa doppia dipendenza i rapporti quotidiani tra la maggioranza dei russi etnici e le tante minoranze – le più consistenti sono quelle dei tatari e dei baschiri – è oltremodo complicata. Secondo i sondaggi più della metà dei russi vorrebbe espellere dal paese almeno una delle minoranze. Nelle curve degli stadi l’estremismo di destra la fa da padrone e il razzismo è il piatto servito freddo ogni maledetta domenica. Atteggiamenti o offese razziste fanno parte del vocabolario quotidiano della strada. Anche tra gli uomini della polizia il livello di pregiudizio è alto: spesso capita di vedere fermare persone dall’aspetto “esotico”.
Le accuse sono le solite, e la più grave, specialmente in periodi di crisi e povertà diffusa come questi, riguarda il lavoro: gli stranieri rubano il posto ai russi. Persino il premier, ex e probabilmente futuro presidente del paese, Vladimir Putin, nel 2009 aveva dato parzialmente la colpa della crisi che sta colpendo la popolazione agli immigrati stranieri.
Per “difendersi” da questa “invasione” sono nati sempre più gruppi di estrema destra. Alcuni hanno il carattere di vere e proprie milizie, con tanto di esercitazioni di tiro nelle foreste durante il fine settimana. La maggior parte dei loro membri sono giovani e giovanissimi, studenti.
Per comprendere meglio la gravità della situazione torna utile citare un episodio: l’anno scorso, a dicembre, Mosca è stata teatro della più grande e violenta manifestazione razzista della storia della Federazione. Per “vendicare” l’uccisione di un tifoso della squadra locale da parte di un gruppo di caucasici, più di seimila persone hanno tenuto sotto scacco per ore l’intero centro cittadino, pestando qualunque straniero capitasse a tiro. Recentemente è cominciato il processo per l’omicidio che ha scatenato quella protesta. Se la corte dovesse essere troppo clemente con l’imputato, ci saranno certamente altri episodi di violenza.
Mosca a parte, è però nel sud del paese che i conflitti etnici sono più aspri. Secondo un esperto di movimenti migratori citato da die Welt, Grigory Ioffe, “le tensioni interetniche in Russia hanno raggiunto il livello di quelle della Jugoslavia negli anni ’90”. E il conflitto potenziale è in continua crescita: la popolazione di russi etnici è in rapido calo. Oggi ce ne sono sette milioni in meno rispetto al 1992, in gran parte a causa della scarsa natalità. E le previsioni parlano di un calo demografico del 25% – 17 milioni in meno – entro il 2026. Per Ioffe, nello stesso arco di tempo arriveranno nella Federazione dieci milioni di stranieri, attirati dalla carenza di disponibilità della forza lavoro. In alcune città del sud i russi sono già in minoranza.
La Russia ha bisogno dei migranti, ma ancora oggi non sembra culturalmente pronta ad accoglierli, spiegano gli esperti. La situazione è esplosiva.
Matteo Alviti da Liberazione.it
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