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Al di là del caso specifico (solidarietà a Ilaria Cucchi)

Al di là del fatto specifico e delle specifiche dichiarazioni di Ilaria Cucchi a mio avviso sacrosante, c’è una considerazione da fare che può dare il senso della diffusione del “sapere” all’interno delle cosi dette forze dell’ordine.

Oggi abbiamo una nuova sentenza di un tribunale che certifica l’uso della tortura da parte dello Stato.

Come funzionava la cosa?

Le “forze dell’ordine” fanno l’operazione di indagine e arresto. Verificata la appartenenza del soggetto ad organizzazione armata, viene chiamata la “squadretta” di torturatori, che non sono in genere quelli che ti arrestano, ma una squadretta creata ad hoc, degli “specialisti”.

Il passaggio del prigioniero dalle mani di chi ti ha arrestato – che sono i responsabili della tua incolumità – ai torturatori non può che avvenire con il loro consenso, e comunque assolutamente NON può avvenire, a loro insaputa; non può esserci in questo contesto, “compartimentazione”. Quindi se a questo ci aggiungiamo la vita da caserma che fanno le “forze dell’ordine” è facile “immaginare” la diffusione del sapere dell’esistenza di certi “trattamenti” e quindi la diffusione della complicità e omertà.

Al processo di Perugia che mi ha visto protagonista l’ex Commissario Salvatore Genova ebbe a dire: “…abbiamo ammesso che abbiamo avuto una responsabilità omissiva, però da Commissari che potevamo fare? O ce ne andavamo dalla Polizia…”.

Mi ripeto: quando io fui caricato sul furgone dove cerano due agenti appartenenti alla squadretta di torturatori che mi presero in consegna, intorno a me cerano una decina di agenti della D.I.G.O.S. compreso il loro Capo, quindi parlare di diffusa complicità ed omertà non è affatto denigratorio così come il silenzio della classe Politica non può non considerarsi complice.

Ed ora denunciate anche me

Con tutta la mia solidarietà a Ilaria Cucchi

Enrico Triaca

da contropiano