Altri 2 detenuti morti in circostanze poco chiare: un “infarto annunciato” e un “suicido presunto”
OPG di Montelupo Fiorentino: martedi pomeriggio un internato 29enne, G.D., di origini genovesi, viene ritrovato morto nella sua cella. Il giovane era arrivato nella struttura psichiatrica penitenziaria nell’ottobre 2010. Il cadavere è stato trovato nel bagno della cella: in quel momento era solo. A scoprirlo gli agenti. Sono subito scattati i soccorsi; si è anche provato a rianimarlo. Il detenuto è stato dichiarato morto intorno alle 18. Accanto all’uomo, che era stato internato a causa di episodi di aggressioni in famiglia, è stata trovata una bomboletta di gas in dotazione ai detenuti.
I reclusi a volte aspirano il gas per sballarsi e questa pratica può anche diventare mortale. Ma il Sappe, Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria, parla apertamente di suicidio. Sul caso è stato aperto un fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Firenze. La salma è stata trasferita al reparto di medicina legale di Careggi per essere sottoposta ad autopsia.
Carinola (Ce): Francesco Sparaccio, 53 anni, viene trovato cadavere nella cella dove da sei anni stava scontando l’ergastolo. Qualche mese addietro l’uomo comincia ad accusare dolori, per i quali chiede sempre più frequentemente assistenza infermieristica. Viene curato con Malox e antidolorifici, anche per via endovenosa. Il 25 gennaio scorso il suo legale, Daniela D’Amuri, chiede al magistrato di sorveglianza il ricovero d’urgenza, perché Sparaccio accusa dolori insopportabili al ventre e allo stomaco. Richiesta rimasta senza conseguenze. In ospedale Sparaccio, non ci è mai arrivato.
Ora la famiglia ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Caserta, chiedendo di accertare se quella morte si poteva scongiurare oppure no. Se il personale medico del carcere avesse accertato fino in fondo le cause di quei malori e per quale ragione nessuno avesse ritenuto di trasferire il detenuto in ospedale per le indagini mediche necessarie. Ovvero se questa sia una storia di ordinaria noncuranza da sommare all’infamante capitolo della malasanità nelle carceri italiane, oppure no.
Appello: il giudice dispone il ricovero, ma in Ospedale non c’è posto
Bari: un giovane detenuto nel carcere di Bari, il 30enne di origini francavillesi Massimo Di Palmo, gravemente cardiopatico, in queste ore sta lottando per vedersi riconosciuto il diritto alla salute, diritto “inalienabile” anche per chi è detenuto. Il giudice del tribunale di Brindisi Giuseppe Licci ne ha disposto il ricovero nel Centro clinico del capoluogo barese, ma nella clinica non c’è posto…. così è stato trasferito in una cella dove vive con altri otto detenuti, fumatori.
fonte: Ristretti Orizzonti
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