Pensiamo alla etimologia della parola “Amnistia”, dal greco αμνηστία, amnestía, “dimenticanza”. La “dimenticanza” è un atto umano verso la pacificazione. E’ l’unico atto di umanità che lo Stato, se vuole, concedeva. “Secondo me, amnistia è la parola più bella del linguaggio umano”(qui), faceva dire Victor Hugo a Gauvin, il personaggio che in Quattre-vingt-treize si oppone al giacobino Cimourdain e al vandeano Lantenac.
Pensate, perfino durante le maggiori repressioni nei confronti degli anarchici dei primi anni del 900, perfino all’epoca molti di loro beneficiarono di essa. Pensiamo a Bresci (prima che uccise il re, ovviamente), Bakunin , Calfiero, Maltesta e addirittura Renzo Novatore. Tutti nemici numero uno dello Stato. Eppure per assurdo si concedeva la “dimenticanza”. E quante altre persone comuni hanno avuto la possibilità di avere un’altra possibilità nella vita. Eppure in quegli anni, seppur con condizioni pessime del carcere, non esisteva l’emergenza carceraria di questi assurdi anni ove c’è una frequenza di un suicidio ogni due giorni. Pensate solo per un attimo che perfino un Governo democristiano negli anni 70 concesse l’amnistia e indulto per reati in ambito di manifestazioni. L’amnistia non è assolutamente generalizzata, come molti esperti della disinformazione spacciata per “Fatto” vuol far intendere.
L’amnistia invece è molto selettiva, ma non “mirata” come vorrebbe il giudice Ingroia. Sarebbe peggio delle concessioni di un sovrano che decide lui chi se la merita e chi no, magari andando a simpatia con la persona.
Il direttore del Fatto Quotidiano in questi giorni ha scritto che l’amnistia serve per dare impunità ai politici corrotti. Niente di più falso. Sallusti rispetto a lui è un poppante a questo punto.
Le cose diciamole tutte invece di fare del populismo becero. L’ultima amnistia è stata concessa nel 1990. Poi dopo grazie a quell’altro personaggio di Violante (ex magistrato anche lui), hanno reso più difficile la concessione dell’amnistia perchè per emanarla ci vuole la votazione di ben due terzi del parlamento.
Quindi sono passati ben 22 anni dall’epoca e la corruzione è aumentata del 150 per cento rispetto ad allora. E quindi cosa c’entra l’amnistia con l’impunità di chi delinque e corrompe? Non c’è nessun nesso.
Se solo ci fosse più onestà intellettuale anche da parte di chi reclama il carcere come mezzo di giustizia (o addirittura come Travaglio che si permette di dire che le carceri da noi sono finte) , sarebbe tutto diverso.
Non si fa informazione per compiacere i lettori. Orwell ci ha insegnato che la vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire. E allora diciamo con insistenza che l’indulto, ad esempio, è servito!
I dati ministeriali dicono il contrario dei disinformatori di massa: il tasso di recidiva tra i condannati indultati è risultato di molto inferiore a quello dei detenuti che hanno scontato interamente la loro pena dietro le sbarre. E che, se quella misura di deflazione penitenziaria non fosse stata assunta, le carceri italiane sarebbero già da tempo esplose con conseguenze imprevedibili e ricadute ingovernabili.
L’amnistia inoltre serve per un’altra urgenza che i cittadini italiani ne dovrebbero essere informati: ci sono processi che si interrompono per intervenuta prescrizione. I dati sono allarmanti perchè questa è una prescrizione di classe: solo chi ha agganci importanti (ci sono capo mafiosi, mandati di omicidi, che sono liberi) e tanti soldi può scamparsela. L’amnistia, quindi, in questo caso serve anche a ristabilire il principio di eguaglianza nel’esercizio dell’azione penale.
Io personalmente sono per la riforma intera del sistema carcerario (io l’abolirei come i manicomi) e del sistema giudiziario. Inoltre c’è una prepotente urgenza di rivedere il codice penale visto che i Giudici emettono condanne (pensiamo ai ragazzi del G8) su un codice basato su norme che portano la firma di Mussolini e del Re.
Altro che “partigiani della Costituzione”.
Non sono per le pene alternativa ma per “l’alternativa alle pene”. Sono ben conscio che l’amnistia da sola non basta. Ma so che quando uno è in pericolo di vita, prima gli si salva la vita (amnistia) e poi gli si fa la terapia (riforma). E tutto questo bisogna farlo affinchè l’amnistia, un domani, non servirà mai più. Oggi chi si adopera contro l’amnistia lo considero il mandante morale delle morti nel carcere.
dal blog l’incarcerato
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