Il 30 novembre del 2021 il Giudice per le Indagini Preliminari Francesco Patrone, ha archiviato le indagini per l’omicidio di Valerio Verbano.
Dopo un primo tentativo, compiuto dal Pubblico Ministero Erminio Amelio il 28 agosto del 2019, e sventato dalla difesa anche con l’ausilio del sottoscritto in veste di consulente storico, stavolta la Procura è riuscita a ottenere la chiusura delle indagini proprio nel momento in cui si intravedeva una nuova pista investigativa.
Una pista investigativa segnalata dal ROS al PM, che aveva conoscenza già dal marzo del 2012 del fatto.
Quale fatto?
Che Maria Rossi Tanzini, madre di Walter Tanzini, noto militante del Comitato Rivoluzionario Quartiere Trieste di Terza Posizione, è l’autrice della missiva anonima depistatoria nella quale un sedicente amico e compagno di Verbano affermava che quest’ultimo era stato ucciso da un suo stesso compagno e non dai fascisti dei NAR.
Missiva inviata alla Questura di Roma il 29 febbraio 1980.
La comparazione grafologica compiuta dalla consulente, nominata dalla Procura, Prof.ssa Paola Gnasso, conferma la tesi dei Carabinieri.
La Gnasso, fra l’altro, è stata incaricata di svolgere una relazione peritale non su autonoma iniziativa del P.M., bensì grazie alla sollecitazione dell’istanza difensiva volta ad approfondire la circostanza segnalata dal Ros. Che ha persuaso il GIP a rigettare la prima richiesta di archiviazione e a ordinare al PM di continuare le indagini in tal senso.
La lettera non è assolutamente una prova del coinvolgimento diretto di Walter Tanzini nell’omicidio di Valerio Verbano.
Lo sappiamo bene.
Spettava alla Procura, una volta acquisito il riscontro sulla provenienza della missiva, svolgere nuove significative indagini e non richiedere una nuova archiviazione.
Ma così non è stato.
Quindi, e qui si annida la beffa di questa triste vicenda, nonostante il nuovo spiraglio investigativo aperto dalla consulenza della Gnasso, la Procura reiterava la richiesta di archiviazione del fascicolo rimandando così alla difesa di Valerio la necessità di proporre una nuova opposizione motivata al Gip. Ciò sarebbe stato compiuto dal difensore se Emanuela S., erede legale nominata da Carla Verbano ovvero da colei che spese la propria vita a individuare i nomi degli assassini del figlio, non avesse inteso rinunciare alla possibilità di mantenere aperta l’indagine.
Vani sono stati i tentativi del legale, del sottoscritto, e di un paio di compagne di Valerio e Carla: Emanuela non ha voluto sentir ragioni.
Nonostante gli sia stato ricordato quali erano le volontà di Carla Verbano, volontà che lei avrebbe dovuto rispettare.
Un regalo ad una Procura e un Tribunale felici di chiudere per sempre le indagini sull’omicidio di Valerio.
Stante l’assurda e ampiamente contestata decisione dell’erede, la difesa chiedeva espressamente che la scelta fosse confermata per iscritto.
Con tale triste epilogo si chiude beffardemente, e con tanta amarezza, la vicenda giudiziaria dell’omicidio di Valerio Verbano.