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Attivisti politici, ambientalisti e difensori delle minoranze indigene uccisi nelle Filippine

Anche quest’anno si conferma il vero e proprio stillicidio di maoisti, veri o presunti, uccisi nelle Filippine dalle forze governative. Dopo i vari episodi registrati in gennaio, la lista delle vittime è andata allungandosi in febbraio.

Nell’ultimo caso a venir eliminati – non si esclude l’assassinio extragiudiziale – sono stati cinque militanti tra cui due insegnanti volontari già noti come ambientalisti e difensori della minoranza Lumad.

Il 24 febbraio i cinque sono caduti a Barangay Andap (Davao de Oro) sotto i colpi dei soldati della decima divisione di fanteria.

Tra loro un noto esponente della comunità Lumad, Chad Booc.

Insegnante di matematica presso il Centro di apprendistato alternativo per lo sviluppo agricolo di Suriago del Sud (una scuola chiusa forzatamente dal governo in quanto sospettata di funzionare come centro di propaganda maoista) e presso l’Università di San Carlos-Talamban Cebu City, Booc era stato arrestato nel febbraio 2021. Tornato in libertà dopo qualche mese, aveva ripreso l’attività a sostegno della propria comunità.

Insegnante volontario anche un’altra vittima, Gelejurain Ngujo.

Stando alla ricostruzione ufficiale sarebbero morti nel corso di uno scontro a fuoco con l’esercito, ma i loro colleghi e allievi non ne sono convinti.

In un comunicato la rete Save Our Schools Network (di cui facevano parte sia Booc che Ngujo) ha denunciato come i due fossero stati ripetutamente oggetto di minacce. In particolare Chad Booc veniva esplicitamente minacciato di morte per essersi opposto alla militarizzazione delle comunità Lumad e alla chiusura forzata delle scuole comunitarie per i bambini indigeni di Mindanao.

A conferma della inconsistenza della versione ufficiale, molto abitanti del villaggio dove è avvenuto l’eccidio hanno escluso che vi siano stati combattimenti.

E’ invece assai probabile che fossero effettivamente caduti in combattimento i due guerriglieri maoisti (integrati nel Fronte di guerriglia n° 15 del Comitato regionale del PCP) uccisi l’8 febbraio a Barangay Roxas (Samar del Nord). Nello scontro con un distaccamento della 803° brigata di fanteria erano deceduti anche due civili.

Nello stesso giorno veniva ucciso a Barangay Alipao (Surigao del Nord) “Wolf”, nome di battaglia di un dirigente del Fronte di Guerriglia n° 16 del Comitato regionale del Mindanao del Nord-Est.

Quattro giorni prima, il 4 febbraio, altri due maoisti (nomi di battaglia “Draw” e “Paet”) erano caduti a Impasugong sotto i colpi del secondo battaglione dei rangers e dell’8° battaglione di fanteria.

Nel corso dell’operazione venivano arrestate varie persone, tra cui un anziano militante di 72 anni.

Gianni Sartori