Bologna: 30 denunce e 3 misure cautelari per la “battaglia dei tornelli”
- aprile 03, 2017
- in misure cautelari, misure repressive
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“Se chiudono gli spazi noi li riapriamo. Se la polizia attacca noi rispondiamo. Avanti fino alla vittoria!”.
C’è anche questa frase, tra le altre, citata nel fascicolo della Digos che su ordine della procura di Bologna ha consegnato questa mattina a 30 studenti diverse denunce per danneggiamento pluriaggravato, resistenza, lesioni plurime e pluriaggravate, ordinando anche il divieto di dimora da Bologna per tre nostri compagni Angelo, Morgan ed Emiliano.
Il gip ha rifiutato la richiesta di altre tre misure cautelari per altrettanti militanti. Introduciamo con questa frase il nostro comunicato perché riteniamo che meglio interpreta la tensione collettiva che ha coinvolto e continua a coinvolgere centinaia e centinaia di studenti e studentesse che senza mai farsi intimidire anche da ripetute provocazioni poliziesche e gravi aggressioni della celere di Bologna stanno portando avanti una lotta molto importante passata alle cronache come “la battaglia dei tornelli”.
Le denunce e il dispositivo che ha ordinato le misure cautelari, dove Angelo, Morgan ed Emiliano sono descritti come capi e organizzatori della rivolta, ripercorrono la fase più recente dell’articolazione della lotta: dallo smontaggio delle porte e dei tornelli, fino alle memorabili ore e giornate di rivolta in zona universitaria. Come ovvio l’inchiesta non menziona le numerose assemblee partecipate da più di un migliaio di studenti e studentesse e nel parlare della riapertura della biblioteca di discipline umanistiche di via Zamboni 36 considera “doveroso” l’intervento della celere, chiamata dal rettore, che si avventò sui numerosi studenti e studentesse che a pomeriggio inoltrato studiavano tranquillamente nella loro biblioteca frequentata da sempre.
Per quanto ci riguarda riteniamo l’iniziativa repressiva, per altro ben sotto tono rispetto alle dichiarazioni di vendetta strillate a squarciagola sui quotidiani da tutte le istituzioni cittadine, un tentativo artificioso e pretestuoso di narrare un fatto sociale e politico collettivo e di massa con il solo scopo di colpire alcuni compagni e compagne più attivi nelle lotte sociali della città. Angelo, Morgan ed Emiliano, leggiamo nel dispositivo, vengono attaccati con il divieto di dimora per le loro capacità organizzative legate alla permanente mobilitazione studentesca lontana dal rifluire.
Rispediamo al mittente l’aggressione giudiziaria e cogliamo l’occasione per rivendicare pubblicamente come giusto e legittimo tutto il percorso di lotta che si è concentrato sulla “vertenza tornelli” e che ha dovuto fronteggiare un dispiegamento di celere molto consistente proteggendo efficacemente centinaia e centinaia di studenti e studentesse dalla furia dei celerini con tutto ciò che era a portata di mano. Abbiamo fatto bene, siamo nel giusto e con serenità siamo pronti a rifarlo nel caso in cui dovessero esserci nuove aggressioni poliziesche. Ribaltiamo quindi l’intero dispositivo repressivo denunciando le responsabilità dei vertici dell’Alma Mater e la questura di Bologna per aver osato inviare decine e decine di celerini dentro la biblioteca di via Zamboni 36.
Riteniamo questo fatto di inaudita gravità e continuiamo a fare appello alla mobilitazione perché ciò non avvenga mai più. In caso contrario non staremo a guardare mentre dei celerini manganellano studenti dentro una biblioteca pubblica. Questo fatto d’altronde non è isolato e si inscrive all’interno di un clima politico che per mezzo della giunta Merola e del Partito Democratico sta determinando una vera crociata repressiva e criminalizzatrice contro le fasce più giovani degli abitanti della città. Non ci si stupisca più se a tante provocazioni, umiliazioni, e repressione corrisponde la rivolta!
Il tempo del riscatto è iniziato, qui nessuno arretra!
Angelo, Morgan ed Emiliano liberi subito! Liberi tutti e tutte!
Presidio di solidarietà e comunicazione ore 19 in Piazza Verdi
da InfoAut
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Ora l’ondata repressiva si traduce in 30 denunce e 3 misure cautelari. Un primo commento con Luca del Collettivo Universitario Autonomo. Ascolta o Scarica.
Un ulteriore commento con Marina Prosperi, avvocato tra gli altri dei 3 studenti colpiti da misure repressive, su cosa significa essere condannati a dimorare in un luogo lontano da quello abituale di residenza, colpevoli di aver partecipato a iniziative di movimento. Ascolta o Scarica.
Qui il comunicato di Quelli del 36
Qui il comunicato del CUA
Qui il comunicato di LUBO
Qui il comunicato della Campagna Noi Restiamo
Qui il comunicato di HOBO