Nessuna sospensione dal lavoro per i 13 condannati del G8. L´unico “fermato” è stato l´agente condannato per violenza alle prostitute
Non saranno sospesi dal servizio i tredici pubblici ufficiali condannati per i soprusi e le violenze a Bolzaneto, nel carcere provvisorio del G8. Nessuna conseguenza professionale, è probabile al contrario che alcuni di loro possano essere presto promossi. Dieci funzionari e sottufficiali della Polizia di Stato, tre della Penitenziaria. Con gli altri due imputati giudicati colpevoli, due medici genovesi, hanno accumulato in tutto circa 24 anni di reclusione. Ma sono le responsabilità riconosciute dalla terza sezione del tribunale, a lasciare perplessi. Difficile che i medici possano rispondere al proprio Ordine e comunque quello è un discorso a parte. Concentriamoci sui “servitori dello Stato”. Un agente della Penitenziaria ha rotto le costole a pugni ad un ragazzo spagnolo. Una sua collega ha preso una giovane e le ha spinto la faccia dentro una turca, urlandole “troia” e “puttana”. Un poliziotto ha strappato la mano sinistra ad un no-global, divaricandogli il dito e medio e l´anulare fino a provocargli una ferita di cinque centimetri. Un altro ha preso a calci nella schiena un fermato. Tutti hanno partecipato o comunque non hanno impedito che in quella vergognosa “zona franca” le persone fossero picchiate, minacciate, derise, insultate. Hanno visto ciò che accadeva – come quando con le forbici sono stati tagliati i capelli di una giovane tedesca – ma non hanno fermato i colleghi. E non li hanno riconosciuti nel corso delle indagini. Tutti questi signori, e naturalmente i due funzionari che hanno pagato con una condanna a due anni e quattro mesi, continuano a prestare servizio. La maggior parte di loro nel capoluogo ligure. Come se nulla fosse accaduto. Il prossimo anno, intorno alla primavera, scatterà la prescrizione. Nonostante il preannunciato appello della procura – i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto la condanna di 44 imputati -, non ci saranno conseguenze penali o altri processi. I condannati, e in solido i ministeri di appartenenza – degli Interni, della Giustizia – pagheranno i risarcimenti in separata sede. Resta lo sconcerto di sapere che investigatori di questo tipo, che non hanno mai ammesso di avere sbagliato, tantomeno hanno chiesto scusa, continueranno a prestare servizio.L´unico ad essere stato sospeso, ma è successo già due anni fa, si chiama Massimo Luigi Pigozzi, quello che ha strappato la mano, condannato a tre anni e due mesi di reclusione: assistente capo della Polizia di Stato, ha dovuto temporaneamente lasciare la divisa nel 2006 – lavora oggi come autista in una pubblica assistenza – dopo essere finito nei guai per presunte violenze sessuali ai danni di due prostitute straniere. Nelle guardine della questura. Per questa vicenda sarà presto rinviato a giudizio. In caso di condanna, perderebbe quasi automaticamente il lavoro.Per gli altri casi, la legge sul pubblico impiego parla chiaro. Se non è stato necessario l´arresto, è a discrezione dell´amministrazione di appartenenza – al momento del rinvio a giudizio del dipendente sotto accusa – un provvedimento di sospensione o meno. Non è mai accaduto con gli imputati di Bolzaneto, e tutto suggerisce che non accadrà mai. Le «scuse» dello Stato, chieste attraverso l´Avvocatura nel corso del dibattimento, appartengono ormai al passato remoto. Quasi come la sentenza, pronunciata solo dieci giorni fa.
Massimo Calandri La Repubblica Genova
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