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Booking.com: “ricicla denaro negli insediamenti israeliani illegali”

Booking è accusata di riciclaggio per gli annunci negli insediamenti illegali in Palestina. La piattaforma multinazionale domiciliata nei Paesi Bassi continua a offrire alloggi negli insediamenti sorti in violazione del diritto internazionale nelle terre sottratte ai palestinesi, dalla Cisgiordania a Gerusalemme Est. L’esposto promosso dal centro di ricerca indipendente SOMO insieme ad altre organizzazioni richiama l’attenzione sulla natura illecita dei ricavi che finiscono ad Amsterdam

di Andrea Siccardo e Duccio Facchini da Altreconomia

Booking.com promuove annunci di case vacanze situate nelle colonie israeliane all’interno dei Territori palestinesi occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ricavando così profitti da condotte illecite ai sensi del diritto internazionale commesse da Tel Aviv e realizzando un vero e proprio riciclaggio di denaro.

Lo denuncia SOMO, il centro di ricerca indipendente olandese sulle multinazionali, che insieme all’European legal support center (Elsc), alla Ong palestinese Al-Haq e a The rights forum (Trf), ha presentato un esposto alla Procura olandese contro la piattaforma multinazionale che raccoglie nel mondo oltre 28 milioni di annunci. L’accusa verso la Booking.com B.V. è di aver infranto la legge nazionale sul riciclaggio. “Gli attori della società civile si sono confrontati per anni con Booking sulla natura illecita dei suoi profitti derivanti dagli insediamenti israeliani. Ciononostante, la piattaforma continua a elencare le strutture ricettive nelle colonie sul proprio sito. E per ogni prenotazione effettuata in un insediamento riceve un compenso. Si tratta di proventi che finiscono nel sistema finanziario olandese e i Paesi Bassi devono far rispettare le proprie leggi e porre immediatamente fine a questa situazione”, ha spiegato Lydia van Leeuw, ricercatrice di SOMO.

La società è perfettamente consapevole dei rischi legali connessi a queste attività ma avrebbe scelto di continuare a offrire alloggi negli insediamenti illegali. “È per questo che è stata inserita nella lista nera del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite dal 2020 -ricorda SOMO, riferendosi al database delle Nazioni Unite che censisce le aziende che operano negli insediamenti illegali israeliani, aggiornato da ultimo nel giugno 2023-. Rapporti di organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International e Human rights watch, hanno evidenziato nel tempo la complicità dell’industria turistica negli insediamenti illegali israeliani”. E la realizzazione degli insediamenti israeliani è oggetto di indagine da parte della Corte penale internazionale dell’Aia.

Booking agisce come intermediario nella prenotazione di alloggi online con diversi fornitori. Secondo le ricerche di SOMO, tra marzo 2021 e marzo 2023 la piattaforma avrebbe offerto diverse sistemazioni nei Territori palestinesi occupati. Durante la prima fase dell’indagine sono stati censiti sulla piattaforma 51 alloggi, 19 a Gerusalemme Est e 32 in Cisgiordania. Successive indagini nella primavera del 2022 e del 2023 hanno rivelato una preoccupante crescita del fenomeno, che ora conta 70 sistemazioni di cui 13 a Gerusalemme Est e 57 nella Cisgiordania. “Questi elenchi celano la natura criminale degli insediamenti, una pratica ingannevole che ignora il diritto internazionale e crea profitti su violazioni dei diritti umani di lunga data, quelle cioè che hanno permesso la creazione e la continua espansione di queste colonie”, continua SOMO.

Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono stati creati e mantenuti grazie al perpetrarsi di crimini di guerra contro i palestinesi e sono considerati illegali dal diritto internazionale e dalle Nazioni Unite. Secondo la denuncia, i profitti ottenuti da Booking attraverso questi insediamenti sarebbero da considerarsi come proventi da attività illecite e, una volta atterrati nel sistema fiscale olandese, rappresentano puro riciclaggio di denaro. “A seguito delle nostre ricerche sulla struttura societaria, la proprietà e le finanze di Booking.com, compresi i ricavi e le tariffe di prenotazione, abbiamo concluso che tutti i proventi derivanti dagli insediamenti israeliani sono contabilizzati nei Paesi Bassi e quindi riciclati attraverso il sistema finanziario olandese, in violazione della legislazione nazionale contro i reati finanziari”, annotano i ricercatori.

È citato anche il caso del villaggio di Wadi Foukin, a Ovest di Betlemme, interamente circondato da insediamenti illegali. A maggio 2024, sottolineano da SOMO, Booking pubblica ancora diversi annunci da Neve Daniel, uno degli insediamenti nei pressi di Wadi Foukin. “Siamo circondati in tutte le direzioni -ha detto ai ricercatori Muhammad Mousa Manasra, agricoltore di Wadi Foukin-. Tutto è confiscato, il che significa che né il sottosuolo né lo spazio aereo sono più nostri. A Est, a Ovest, a Sud e a Nord, siamo totalmente scollegati dai Territori palestinesi. Un tempo il villaggio si sviluppava su 12mila dunum (unità di misura di origine ottomana corrispondente a circa mille metri quadrati, ndr), oggi non ne sono rimasti neanche 300″.

Come documentato da decine di rapporti di organizzazioni internazionali per i diritti umani, l’occupazione israeliana ha cancellato infatti il diritto dei palestinesi ad abitare quei territori, rubando le terre, distruggendo le case e sostituendole con colonie protette dall’esercito. E già il report del novembre 2018 “Bed and breakfast on stolen land” a cura di Human rights watch aveva sottolineato come l’accesso a strutture turistiche presenti sulla piattaforma di prenotazione fosse regolato da condizioni discriminatorie. Escludendo proprio i palestinesi che in origine possedevano le terre su cui sono stati costruiti gli insediamenti e che non sono in grado si superare i checkpoint militari all’ingresso.

Facilitando l’affitto di appartamenti e case vacanze nelle colonie Booking ne sta perciò aiutando l’espansione e sta sostenendo un sistema di separazione e segregazione della popolazione palestinese nei Territori occupati. Un sistema che diversi osservatori internazionali, come Amnesty international, Human rights watch o l’israeliana B’Tselm, oltre ad Al-Haq, hanno identificato come apartheid. Oltre a questo tipo di discriminazione i coloni sono accusati di perpetrare violenze contro il popolo palestinese, compresi attacchi fisici, distruzione delle loro case e dei loro mezzi di sostentamento, violenze sessuali e torture.

Già nel 2018 diverse organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani avevano scritto una lettera a Booking senza però ottenere alcuna risposta. Anche se a dicembre 2022 era trapelata l’intenzione da parte della piattaforma di aggiungere un’avvertenza a questo tipo di annunci, la reazione del ministero del Turismo israeliano aveva poi fatto naufragare questa scelta. L’etichetta inserita si limita ad avvertire che la zona “può essere considerata in conflitto”, senza menzionare l’illegalità degli insediamenti o le violazioni dei diritti dei palestinesi. Quando i promotori della causa hanno chiesto a Booking una risposta alle accuse di riciclaggio, l’azienda ha dichiarato non condividerle e di avere alcuna intenzione di modificare il proprio approccio. “Permetteremo la pubblicazione di annunci in qualsiasi parte del mondo a meno che questa non sia legalmente proibita dalle leggi nazionali”, è la versione della multinazionale olandese. Non esisterebbero leggi che proibiscono annunci negli insediamenti israeliani. Anzi, è la difesa di Booking, le leggi statunitensi le vieterebbero di disinvestire da questi territori.

I ricercatori hanno provato a stimare l’importo del denaro oggetto dell’accusa di riciclaggio. “Avere contezza delle finanze di Booking.com è difficile -premettono-. In collaborazione con esperti contabili forensi internazionali, siamo stati però in grado di fare una stima prudente dell’importo che Booking.com avrebbe riciclato da quando ha iniziato a inserire annunci immobiliari di terre rubate nei Territori. Tale stima si basa su informazioni disponibili al pubblico e su documenti aziendali e mostra che le entrate riciclate ammontano probabilmente ad almeno un milione di euro. I dettagli sull’importo preciso, in ogni caso, possono essere facilmente ottenuti da Booking.com da parte delle forze dell’ordine olandesi”.

La denuncia contro Booking è parte di un percorso. “Abbiamo presentato questo esposto nell’ambito di una più lunga serie di azioni contro le aziende che traggono profitto dagli abusi nei Territori palestinesi occupati. È un lavoro che è iniziato ben prima del 7 ottobre 2023 e che riteniamo debba essere portato avanti ora, insieme a tutti gli altri sforzi collettivi. La pulizia etnica e la violenza dei coloni in Cisgiordania non fanno che aumentare dopo il 7 ottobre, dimostrando l’importanza di affrontare il coinvolgimento delle imprese nell’economia degli insediamenti”.

 

 

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