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Brasile: La polizia di Rio de Janeiro ha compiuto un massacro. Uccise 28 persone nella favela di Jacarezinho

La polizia civile di Rio de Janeiro ha compiuto un massacro nella favela di Jacarezinho uccidendo 28 persone. Nell’operazione è rimasto ucciso anche un poliziotto.

Amnesty International Brasile ha sollecitato la procura dello stato di Rio de Janeiro ad aprire un’inchiesta rapida, efficace, indipendente e a tutto tondo su questa ennesima atrocità in una favela della città.
Il massacro di Jacarezinho è il peggiore commesso dalla polizia di Rio de Janeiro, con un numero di vittime persino superiore a quello di Vigário Geral del 1993, in cui furono uccise 21 persone.

Sebbene il 5 giugno 2020 la Corte suprema federale abbia imposto la sospensione delle operazioni di polizia nelle favelas di Rio, questa sentenza non è mai stata rispettata.

“La polizia esiste per farci sentire al sicuro, ma quello che sentiamo noi è paura, perché quando abbiamo sentito la voce dei poliziotti dentro casa abbiamo avuto paura, eravamo nel panico perché abbiamo sentito gli spari, le urla, la loro irruzione nelle case”, dice una studentessa. “Li ho visti gettare corpi nel fiume, quando sono uscita di casa non c’era nessuno per strada”.
Deconfo ol givrrno locale, il raid di 9 ore, nel quale sono stati coinvolti 200 agenti, sarebbe stato condotto nell’ambito di indagini sul reclutamento di bambini e adolescenti da parte di gruppi criminali per condurre operazioni illecite, come omicidi, spaccio, furti e dirottamenti dei treni. Al momento le forze dell’ordine non hanno dato le generalità delle persone decedute. Si sa solo che una di loro è un agente, mentre le altre sono residenti della favela.

Un presunto narcotrafficante ucciso dalla polizia, mentre cercava di fuggire. Si è rifugiato nella stanza di una bambina di nove anni, che ha assistito alla sparatoria
Sono tante le domande alle quali la polizia deve dare una risposta: le vittime erano veramente criminali? Perché sono stati uccisi e non arrestati?

Fonte: Amnesty International, Euronews