Scoppia la rivolta dei detenuti nel carcere di Canton Mombello a Brescia. Lunedì sera quattro ragazzi tunisini hanno incendiato una cella minacciando di far esplodere una bombola del gas. L’iniziativa dei detenuti tunisini è stata accolta dagli altri prigionieri scatenando una reazione a catena all’interno del carcere. “Attimi di terrore”, dicono dal sindacato della polizia penitenziaria che sono poi intervenuti sedando la rivolta.
Le condizioni all’interno del carcere di Canton Mombello sono disatrose: fra sovraffollamento e condizioni igienico sanitarie pessime, il carcere di Brescia è uno dei peggiori d’Italia. Nel carcere, soprannominato dai detenuti “il lager”, si violano quotidianamente le norme vigenti: le condizioni disumane che i detenuti sono costretti a subire sono state più volte denunciate attraverso lettere fatte arrivare all’esterno, e se qualche detenuto viene individuato dalla direzione penitenziaria questo viene etichettato come elemento “scomodo” e trasferito in altri carceri lontani da casa.
I beni di prima necessità, che la direzione carceraria dovrebbe passare di norma, non vengono dati ai detenuti, creando così un vero e proprio business che costringe i detenuti a comprarsi, per chi può permetterselo, gli articoli igienici e sanitari attraverso la spesa interna di cui i prezzi sono notevolmente gonfiati.
Che ne dica Salvini, che ha commentato la rivolta di lunedì con il solito cliche razzista e xenofobo “questi immigrati hanno rotto i coglioni, fuori!”, la rabbia dei detenuti scaturita in rivolta è giusta e necessaria, perché unico mezzo a loro disposizione per attrarre l’attenzione sul carcere di Mombello, il lager d’Italia.
da InfoAut
cosec va bene: certezza pena e pricetipazaone attiva e sincera dei detenuti per il proprio recupero. Ed in questo contesto un particolare occhio attento e di riguardo ai loro bambini in particolare, per essere inevitabilmente coinvolti in drammi verso cui non hanno responsabilite0. Direi meritino una attenzione doppia.brunosaetta