Si è suicidato nella notte in carcere Calogero “Lillo” Costa, 42 anni, gestore della pizzeria “Pathos” di Borgo Ticino, il padre separato che lunedì in preda a un raptus aveva accoltellato il figlio e tentato il suicidio mentre la sua ex moglie era dai carabinieri per accusarlo di sottrazione di minore. Ieri mattina aveva ricevuto in carcere la visita del suo avvocato, Anna Nicolazzi. “E’ un uomo distrutto. Rifiuta il cibo e non parla”, aveva riferito il legale.
Il figlio di 9 anni, Giuseppe Costa, ferito gravemente nella loro casa di via Valle a Borgo Ticino resta in ospedale a Novara. E’ in coma, le sue condizioni sono definite gravi ma stabili.
Il piccolo era stato trasportato in elisoccorso al Maggiore già nella serata di lunedì: aveva un polmone perforato e un principio di intossicazione perché il padre aveva anche aperto il gas. E’ stato quindi sottoposto ad un delicato intervento chirurgico durato quattro ore ed è tenuto in coma indotto mentre i medici sorvegliano costantemente le sue condizioni.
“Il triste episodio e’ l’ennesima dimostrazione dei drammi umani che quotidianamente si compiono nei sovraffollati penitenziari italiani”, sostiene Donato Capece, segretario del Sappe. “Con un sovraffollamento di oltre 66.000 detenuti presenti in carceri costruite per ospitarne a mala pena 43.000, con 7mila poliziotti penitenziari in meno negli organici accadono purtroppo questi episodi. E se la situazione non si aggrava ulteriormente – sottolinea il sindacalista – e’ grazie alle donne e agli uomini del Corpo che, in media, sventano ogni anno decine di tentativi di suicidio di detenuti nei penitenziari italiani: oltre 1.000 sono quelli sventato nel 2011. Ma non basta piu’ sdegnarsi quando le persone purtroppo muoiono in carcere. Bisogna fare in modo che questo non avvenga piu'”, conclude Capece.
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