Ieri, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, si sono tolti la vita due uomini, detenuti rispettivamente nel carcere di Sulmona e in quello di Verona.
Quattro suicidi in soli sette giorni, si apre così il 2010 nei penitenziari italiani. E nella giornata di ieri, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, si sono tolti la vita due uomini, detenuti rispettivamente nel carcere di Sulmona e in quello di Verona. Il primo a morire, intorno alle 19.00, è Antonio Tammaro, 28enne ristretto nel carcere di Sulmona. L’uomo era detenuto nella parte dell’istituto adibita a “Casa di Lavoro”, quindi non stava scontando una pena per aver commesso reati, ma era sottoposto ad una “misura di sicurezza”, in quanto ritenuto socialmente pericoloso. Tammaro, che occupava una cella da solo, era tornato in carcere mercoledì dopo un permesso premio. Si è impiccato, legando le lenzuola alla grata della sua cella. Il carcere di Sulmona ha registrato negli ultimi cinque anni ben otto suicidi.
Poco prima della mezzanotte di giovedì sette gennaio, nel carcere di Verona, si è ucciso Giacomo Attolini, 49 anni: si è impiccato utilizzando una maglietta legata alle sbarre della finestra del bagno in cella. Negli ultimi 5 anni questo è terzo suicidio che avviene nel carcere di Verona, mentre sono morti in totale 8 detenuti. La notizia dei due decessi è stata diffusa dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere (cui aderiscono i Radicali, le associazioni “Il detenuto ignoto”, “Antigone”, “A buon diritto”, “Radiocarcere” e “Ristretti Orizzonti”).
Una serie di decessi che ha provocato la reazione di Luigi Manconi, presidente dell’associazione “A buon diritto”, già sottosegretario alla Giustizia. Il silenzio del ministro della Giustizia Angelino Alfano e del capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, è “indecente”, attacca. “Ministro e responsabili dell’amministrazione continuano a tacere, incapaci anche solo di indicare misure e politiche, in grado di fermare questa strage”.
“In appena sette giorni si sono tolti la vita quattro detenuti – continua. È un ritmo tragico, che minaccia di ripetere e sopravanzare il cupo record dell’anno scorso, quando si sono verificati ben 72 suicidi: la cifra più alta dell’intera storia penitenziaria della repubblica”. Donato Capece, segretario nazionale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) punta il dito sul sovraffollamento: “Avete idea di quanti tentativi di suicidio ci sono ogni giorno in tutti gli istituti, che noi agenti della Polizia penitenziaria sventiamo? Questo è il frutto del sovraffollamento e delle tensioni interne. Un carcere così non esiste, è superato”.
Quattro suicidi in soli sette giorni, si apre così il 2010 nei penitenziari italiani. E nella giornata di ieri, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, si sono tolti la vita due uomini, detenuti rispettivamente nel carcere di Sulmona e in quello di Verona. Il primo a morire, intorno alle 19.00, è Antonio Tammaro, 28enne ristretto nel carcere di Sulmona. L’uomo era detenuto nella parte dell’istituto adibita a “Casa di Lavoro”, quindi non stava scontando una pena per aver commesso reati, ma era sottoposto ad una “misura di sicurezza”, in quanto ritenuto socialmente pericoloso. Tammaro, che occupava una cella da solo, era tornato in carcere mercoledì dopo un permesso premio. Si è impiccato, legando le lenzuola alla grata della sua cella. Il carcere di Sulmona ha registrato negli ultimi cinque anni ben otto suicidi.
Poco prima della mezzanotte di giovedì sette gennaio, nel carcere di Verona, si è ucciso Giacomo Attolini, 49 anni: si è impiccato utilizzando una maglietta legata alle sbarre della finestra del bagno in cella. Negli ultimi 5 anni questo è terzo suicidio che avviene nel carcere di Verona, mentre sono morti in totale 8 detenuti. La notizia dei due decessi è stata diffusa dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere (cui aderiscono i Radicali, le associazioni “Il detenuto ignoto”, “Antigone”, “A buon diritto”, “Radiocarcere” e “Ristretti Orizzonti”).
Una serie di decessi che ha provocato la reazione di Luigi Manconi, presidente dell’associazione “A buon diritto”, già sottosegretario alla Giustizia. Il silenzio del ministro della Giustizia Angelino Alfano e del capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, è “indecente”, attacca. “Ministro e responsabili dell’amministrazione continuano a tacere, incapaci anche solo di indicare misure e politiche, in grado di fermare questa strage”.
“In appena sette giorni si sono tolti la vita quattro detenuti – continua. È un ritmo tragico, che minaccia di ripetere e sopravanzare il cupo record dell’anno scorso, quando si sono verificati ben 72 suicidi: la cifra più alta dell’intera storia penitenziaria della repubblica”. Donato Capece, segretario nazionale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) punta il dito sul sovraffollamento: “Avete idea di quanti tentativi di suicidio ci sono ogni giorno in tutti gli istituti, che noi agenti della Polizia penitenziaria sventiamo? Questo è il frutto del sovraffollamento e delle tensioni interne. Un carcere così non esiste, è superato”.
fonte: Ristretti Orizzonti
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