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CasaPound, eroina e fascismo, fra criminalità e antisemitismo

Le indagini. L’inchiesta della procura di Roma, nella quale sono indagati Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound nonché consigliere del Pdl del XX Municipio di Roma, e Pietro Casasanta, presidente della onlus “La Salamandra”, il gruppo di “protezione civile” di Casa Pound, è scattata proprio in seguito alla cattura del camorrista e narcotrafficante Mario Santafede nel settembre del 2008 a Barcellona.

Mario Santafede, latitante dal 2004 e condannato a 12 anni per traffico internazionale di stupefacenti, su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale, è stato inserito fra l’elenco dei 100 latitanti più pericolosi della criminalità organizzata. Il camorrista Santafede, oltretutto, è da anni in contatto con l’estrema destra romana. Verso la fine deglia anni ’70 Santafede, assieme ad ex membri dei Nar, come Cristiano Fioravanti, Massimo Carminati o Maurizio Lattarulo, è stato condannato a 8 anni per droga, nel processo contro la Banda della Magliana.

Adesso, il vice di CasaPound Antonini rischia il processo per favoreggiamento personale e falsità’ materiale, assieme al complice Pietro Casasanta, per l’aiuto che avrebbero prestato al boss della droga. Avrebbero permesso, nel luglio del 2008, al camorrista più pericoloso d’Italia di ottenere una carta d’identità’ intestata ad un’altra persona, ‘Filippo Lo Brutto’, presentandosi come testimoni negli uffici del XX Municipio dove, tra l’altro, Antonini è consigliere.

Il volontariato. E, guardacaso, CasaPound va a fare volontariato proprio in Birmania, uno dei principali paesi produttori di eroina e anfetamine. In Birmania l’economia è totalmente gestita dalla giunta militare, e il mercato nero assume dimensioni addirittura doppie rispetto all’economia ufficiale. Proprio la Birmania, assieme a Laos e Thailandia, costituisce il “Triangolo d’oro” della droga, dove viene coltivato il papavero da oppio e vengono prodotte massicce quantità di eroina. La Birmania rappresenta il secondo produttore di oppio, con più di 800 tonnellate l’anno, e il primo produttore al mondo di anfetamine, la produzione è in aumento dal 2011. Come rivelato dall’inchiesta de l’Espresso, il presunto gruppo umanitario di CasaPound, si è mostrato, almeno in apparenza, molto attivo per gli aiuti umanitari al popolo Karen, una minoranza etnica in lotta armata per l’indipendenza in Birmania.

CasaPound eroina e fascismo fra scandali

 

L’addestramento.

Come riportato dalla ricostruzione de l’Espresso, Casapound ha sostenuto il popolo Karen attraverso “la collaborazione con la onlus Popoli, fondata dal veronese Franco Nerozzi. In pochi anni questa ‘comunità solidarista’, come si definisce, ha fondato un ospedale da campo in un villaggio Karen che distribuisce medicinali alla popolazione. Attività assolutamente meritoria, se la Procura di Verona non avesse scoperto che non si limitava all’ambito filantropico. Secondo le risultanze processuali la Birmania è stato infatti il luogo di addestramento per un gruppo di volontari reclutati dallo stesso Nerozzi per realizzare un golpe nelle Isole Comore, vicino al Madagascar.” […] grazie anche alle intercettazioni telefoniche i pm si fecero l’idea che le missioni di Popoli fossero una copertura per un campo d’addestramento.” Nerozzi, in seguito arrestato con l’accusa di terrorismo internazionale, ha scontato una pena di 1 anno e 10 mesi, per poi riprendere l’attività in Birmania.

birmani con fascio littorio e bandiera casapound

 

Eroina e fascismo.

Il legame fra spaccio e fascismo ha radici piuttosto profonde, a fare luce è il celebre e significativo testo di Emiliano di Marco ‘quando i fascisti spacciavano eroina‘, contenuto nel libro ‘Strozzateci tutti’ ed. Aliberti, che svela i rapporti tra Nar e la Banda della Magliana, fra la malavita e gli ambienti di estrema destra, ricostruendo diversi collegamenti tra i neofascisti e lo spaccio nei quartieri. Nel testo si legge che a Napoli “Le principali zone di spaccio di eroina erano le scuole superiori, dal Vomero a Piazza Garibaldi. Il liceo Umberto era la piazza di L. Pezzone, famoso nelle cronache dell’epoca per l’accoltellamento di un giovane militante della sinistra napoletana. L’angolo di via Rossini e vico Acitillo, era la piazza di tale L. Carrano (descritto come amico di un noto neonazista, R. Cattaneo), di G.Parise e G. De Rosa (ex mazziere del MSI), proprietario di un bar dove si spacciava droga. A Piazza Dante stazionava invece un certo A. Testa, detto “il Rosso”, di A. Miele, detto “il ciuffo” e di un certo Fabio di Salerno, collegato ad una banda di spacciatori che agiva tra Napoli e Salerno, che alloggiava a Napoli con R. Cattaneo.

Mentre alcuni militanti di Autonomia Operaia, che conducevano un’inchiesta sullo spaccio di droga, avevano effettuato una mappatura dei luoghi dello spaccio, e individuato tra gli spacciatori diverse persone collegate ai movimenti dell’estrema destra napoletana.

Il testo continua affermando che “Proprio lo scenario di una saldatura tra ambienti malavitosi e formazioni di estrema destra è quanto stava venendo alla luce, a Milano, in una inchiesta, effettuata con interviste audioregistrate da due militanti del Centro Sociale Leoncavallo, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, tra i tossicodipendenti del Parco Lambro. I due ragazzi furono uccisi il 18 marzo del 1978 in un agguato rivendicato a Roma dal gruppo neofascista dei NAR – brigata combattente Franco Anselmi, di cui faceva parte Massimo Carminati, componente della Banda della Magliana.

I nastri registrati e gli appunti dell’inchiesta, in cui Fasto e Iaio stavano venendo a capo delle implicazioni dei gruppi neofascisti milanesi nel traffico di droga, non furono mai rinvenuti.

Su questi collegamenti, giudici e carabinieri la sanno lunga, tant’è che il dirigente di CasaPound, Palladino, arrestato appena di ritorno dalla Thailandia, condannato in primo grado per aggressione ad alcuni esponenti del Pd, in tribunale affermò di essere stato, durante l’arresto, trattato come un trafficante di droga. In fondo, era solo accusato, nulla in più, che di aver aggredito a sprangate qualche militante del Pd.

L’antisemitismo e i neonazisti candidati. A fare luce sulla non trascurabile componente neonazista nelle file di CasaPound Italia è un vecchio articolo, nel quale vengono riportati i nomi di Nicola Zanobi e Ettore Marchionni. Il primo, neonazista con il volto di Hitler tatuato sul petto nonché responsabile di CasaPound Viterbo. Il secondo, membro di una controversa band black metal dove vengono cantati testi che inneggiano all’olocausto e recitati inni ad Hitler e all’uccisione di massa dei “subumani” tramite Zyclon B, il gas usato nelle camere a gas nei lager nazisti. Marchionni è il fondatore di CasaPound Avezzano e del gruppo escursionistico “LaMuvra”, e il premio al suo antisemitismo, da parte del movimento neofascista, è stata la sua candidatura alla Camera in Abruzzo, in lista Di Stefano.

A questo si aggiunge il recente arresto di diversi militanti di CasaPound, assieme a quelli di altri movimenti di estrema destra, in una retata del Ros a Napoli. Tutti accusati di banda armata, detenzione e porto illegale di armi e materiale esplosivo, lesioni a pubblico ufficiale nonchè attentati incendiari. Le indagini hanno rivelato anche un sistematico tentativo di indottrinamento dei giovani all’odio razziale “mediante riunioni in cui si discuteva, tra l’altro, anche dei contenuti del libro “Mein Kampf” di Adolf Hitler”, ha affermato il procuratore napoletano Rosario Cantelmo.

neofascisti casa pound

Fra i progetti delinquenziali dei giovani neofascisti, venuti alla luce tramite le intercettazioni della polizia, quello di bruciare il negozio di un orefice ebreo e stuprare una ragazza universitaria napoletana appartenente alla comunità ebraica.

Fra gli arrestati compare anche il nome di Emanuela Florino, portavoce di CasaPound Napoli, candidata nelle liste di CasaPound in Campania e figlia di un ex senatore, prima dell’MSI, poi di AN. A Florino sono attribuiti una lista di episodi, fra i quali, aggressioni ai danni di giovani di sinistra e il recente accoltellamento di un giovane davanti alla facoltà di Lettere della Federico II.

emanuela casapound

Le indagini che hanno portato agli arresti sono scattate a seguito degli scontri avvenuti tra gruppi di destra e di sinistra nella primavera del 2011 a Napoli.

CasaPound, nel tentativo di difendersi, nega tutto e parla di complotto, di atto congegnato per screditare il movimento.

di Dario Lapenta da La Meteora