Cristian De Cupis è svenuto due volte in ospedale, al Santo Spirito, dove era arrivato dopo aver passato sei ore nelle mani della polizia ferroviaria, alla stazione Termini. Il ragazzo è morto nel reparto detentivo dell’ospedale Belcolle di Viterbo, il 12 novembre scorso. Era stato arrestato solo tre giorni prima con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Gli agenti della Polfer hanno raccontato di essere stati aggrediti a sangue freddo da Cristian, a cui in una borsa vengono trovate due magliette rubate e con il passare delle ore diventa il sospettato numero uno di un’aggressione brutale avvenuta alle prime luci dell’alba a due passi dalla stazione Termini.
Dunque, quando alle 13,50 (era stato fermato poco prima delle 8) arriva in ospedale, il trentaseienne ha degli svenimenti improvvisi, perdite di coscienza inspiegabili che lo rendono insensibile agli stimoli dolorosi. Reazioni strane che devono aver preoccupato i medici dell’ospedale romano, tant’è che il ragazzo viene sottoposto a un nume nutrito di esami, compresa una rx, accertamenti che solitamente non vengono riservati a chi finisce in un pronto soccorso (peraltro, in codice verde, non si sa perché). C’è da dire che Cristian denuncia di essere stato picchiato, motivo in più ad aver probabilmente spinto i medici a fare tutti gli accertamenti del caso. Ma le cose sono andate in modo piuttosto “singolare”: quando Cristian arriva al Pronto Soccorso, infatti, non dice di sentirsi male per le botte, ma per “una caduta dalle scale”, e solo dopo parla apertamente del trattamento subito . Ricorda qualcosa? Sono le parole dette da Stefano Cucchi al medico di guardia presso il Tribunale, che lo visita dopo l’udienza di convalida dels suo arresto per detenzione e spaccio. Secondo il processo ancora in corso a Roma per la sua morte, Cucchi è stato picchiato proprio nelle celle del tribunale. Ovviamente si tratta di due storie solo apparentemente simili, ma questo particolare evidenzia una volta in più come la “caduta dalle scale” sia una delle motivazioni più gettonate per giustificare lividi e escoriazioni.
Ma per tornare al caso De Cupis, dove l’inchiesta è appena iniziata alla procura di Viterbo, un altro particolare che sta emergendo negli ultimi giorni è interessante. Finora si era sempre pensato che Cristian avesse trascorso all’ospedale Belcolle la giornata di giovedì e di venerdì. Lo trovano morto nel suo letto alle cinque di sabato mattina. Invece Cristian arriva a Viterbo tardissimo: alle 23 di giovedì sera. Perché questo trasferimento quasi in piena notte? E dove sta Cristian per tutta la giornata di giovedì, e in quali condizioni? Verosimilmente si trova in un letto del reparto di Medicina generale del Santo Spirito, dove era stato ricoverato mercoledì sera terminati gli esami, ma per il momento non ci sono certezze.
Quando arriva a Belcolle viene sottoposto a una prima visita. Non ha lividi evidenti, solo uno su una coscia. Le condizioni generali sono buone, ma Cristian ha un atteggiamento strano. E’ agitato, agitatissimo. Il dottor Giulio Starnini, primario del Belcolle, che conosceva Cristian perché lo aveva già avuto in cura a luglio, la mattina dopo lo trova seduto sul letto, dopo una doccia, le lenzuola tutte a terra. “Non ci si comporta così in ospedale”, gli dice. Il ragazzo si scusa, ma dice di essere molto triste perché “non ho imparato a stare con gli altri”. Ma continua ad avere un atteggiamento strano, disforico: agitato, molto richiedente – pretende di avere metadone, ma gliene viene fornito solo in basse dosi – e poi con momenti altamente depressivi (“che ci sto a fare al mondo”, si chiedeva piangendo). E’ un atteggiamento che continua ad avere per tutta la giornata, tanto che per il giorno seguente (il sabato) era stata prenotata una visita neurologica, e già giovedì sera era stato sottoposto a una visita psichiatrica. Non è vero dunque che quando gli viene comunicato che la convalida a Roma è stata eseguita e che ha ottenuto i domiciliari (comunicazione che viene fatta dalla polizia al detenuto) lui era tranquillo, felice, si è fatto una doccia e se ne è andato a dormire. Al contrario, continuava ad essere molto agitato. Si fa una doccia (l’ennesima) va a dormire e muore.
Cristian aveva assunto qualche sostanza stupefacente? Forse, ma i suoi esami delle urine lo danno sostanzialmente “pulito”, solo tracce di metadone e benzodiazepine come il Rivotril, prescrittogli anche al Santo Spirito e che è un blando sedativo. Certo, dalle urine tutto si cancella in 48 ore. Molto di più diranno gli esami tossicologici ordinati dalla Procura, che è anche in attesa di quelli istologici. E che, secondo “rumors”, sarebbe intenzionata a passare tutte le carte a Roma. Il capo d’imputazione sarebbe “omicidio colposo”, e i dubbi della Procura si addenserebbero, soprattutto, su quanto avvenuto al Santo Spirito. In quanto alla causa della morte l’autopsia, che non ah rivelato lesioni interne, avrebbe invece individuato un infarto come causa dell’arresto cardio circolatorio.
Cinzia Gubbini da il manifesto
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