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Caso Hasib, il Viminale citato responsabile civile

Il Viminale di Matteo Piantedosi responsabile civile nel caso riguardante il cittadino bosniaco di 38 anni con disabilità, che due anni fa precipitò dalla finestra in circostanze poche chiare a Primavalle (Roma) durante un’attività di polizia. A processo tre agenti di polizia per tortura e falso

di Eleonora Martini da il manifesto

Se la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa ravvede in Italia problemi di «profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, in particolare verso la comunità Rom e le persone di origine africana» e di «potenziale razzismo istituzionale», per la premier Giorgia Meloni e per il ministro Matteo Piantedosi si tratta solo di «inaccettabili insulti».

Eppure ieri il ministero dell’Interno è stato indicato dal Gup di Roma come responsabile civile nel processo a carico dei tre poliziotti accusati a vario titolo di tortura e falso ai danni di Hasib Omerovic, il 37enne rom disabile – sordo dalla nascita – volato giù dalla finestra della sua camera da letto il 25 luglio 2022 durante un’ispezione non autorizzata delle forze dell’ordine appartenenti al commissariato di Primavalle.

Il Viminale risponderà dunque dei danni procurati all’uomo, che per mesi rimase in coma e a tutt’oggi risente fortemente nel corpo e nella psiche di quell’evento, e alla sua famiglia. Accusato di tortura, l’agente Andrea Pellegrini, all’epoca assistente capo del commissariato Primavalle. I suoi colleghi che devono rispondere di falso, Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, hanno richiesto invece il rito abbreviato che permette lo sconto di un terzo della pena. A settembre un quarto indagato, Fabrizio Ferrari, che ha collaborato alle indagini, ha patteggiato una pena a 11 mesi e 16 giorni. Tra le parti civili, oltre ai genitori, la sorella Sonita, disabile e unica testimone oculare dell’accaduto, e il fratello piccolo, anche l’Associazione 21 luglio che dal primo momento ha sostenuto la famiglia spronandola a trovare il coraggio di denunciare. «Siamo soddisfatti», ha commentato il legale di parte civile, l’avvocato Arturo Salerni.

Secondo l’accusa Pellegrini, dopo essere entrato nell’abitazione di via Girolamo Aleandro con i suoi colleghi, «con il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia, cagionava all’allora 36enne un verificabile trauma psichico, in virtù del quale lo stesso precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti». Per i pm, dopo aver sfondato a calci la porta della camera da letto dove Hasib si era rifugiato, l’agente avrebbe colpito il giovane e lo avrebbe minacciato con un coltello da cucina. Ma Pellegrini nega di aver agito con violenza sostenendo di avere «una serie di foto che mi scagionano totalmente», scattate con il telefono «a distanza di pochi minuti l’una dall’altra». «Ho la foto di Omerovic un minuto prima che si lanci: non ha un graffio, non è spaventato, non è una persona torturata».

La prossima udienza del processo si terrà il 21 febbraio 2025.

 

 

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