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Il consiglio dei Ministri approva il decreto sicurezza bis. L’ordine pubblico viene “erdoganizzato”

Il Consiglio dei ministri (maggioranza M5S) ha approvato il decreto sicurezza bis. Il provvedimento fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, alla fine è arrivato oggi l’ok del governo al testo (qui il testo del decreto sicurezza bis). “Habemus decretum”, esordisce in conferenza stampa lo stesso Salvini, esultando per l’approvazione del provvedimento riguardante anche il tema dei migranti. L’ordine pubblico viene cosi di fatto “erdoganizzato”

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al cosiddetto “Decreto sicurezza bis” (clicca qui per il comunicato stampa governativo con i provvedimenti assunti). Il governo Lega-5Stelle ha risposto con una lettera alle osservazioni che erano giunte dall’Onu.

Indirizzato all’Alto commissario Onu, Michelle Bachelet, il messaggio nega le accuse di violazione dei diritti dei migranti e definisce il modo in cui le Nazioni Unite affrontano la questione libica “un approccio inadeguato e di stupefacente ristrettezza mentale”.

Dentro il testo, oltre ai migranti, capro espiatorio per eccellenza dei problemi dell’esecutivo verdegiallo, anche un nuovo pesante attacco al dissenso e al conflitto sociale, dalle piazze agli stadi.

Intanto la Lega al Senato ritira i suoi emendamenti al salario minimo, su cui apre una sorta di possibile scambio di bandierine con il M5s. Pentastellati che rivendicano il proprio ok sul Dl Salvini 2, anzi chiedendo addirittura di fare di più, aumentando…i rimpatri. Non solo: anche la cosiddetta opposizione, ossia il Pd, critica sì il governo, ma riesce nella non facile impresa di farlo…da destra: “Parlano di sicurezza – ha twittato Zingaretti – e da 161 giorni le forze di polizia sono senza contratto e non ci sono soldi annunciati. Nel decreto sulla sicurezza non c’è una riga per la sicurezza dei quartieri nelle città”.

Con noi Italo Di Sabato, dell’Osservatorio Repressione. Ascolta o scarica

 IL TESTO: MIGRANTI – Il testo approvato dal CdM prevede 17 articoli. I primi 7 riguardano ancora una volta la  “materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica”. Al Viminale va il ” potere di limitare o vietare l’ingresso, il transito e/o la sosta di navi nel mare territoriale, qualora sussistano ragioni di ordine e sicurezza pubblica”. Sul capitolo multe contro le ong e chi salva i migranti in mare, “si applica – si legge nel testo – la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000”. Possibile poi la sanzione accessoria della “confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare”.

IL TESTO: MANIFESTAZIONI – Il Viminale inoltre “introduce, una nuova fattispecie delittuosa, che punisce chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, utilizza – in modo da creare concreto pericolo a persone o cose – razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili, nonché facendo ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere. Si aggravano le pene – si legge – qualora i reati siano commessi nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

IL TESTO: STADI – Infine si allargano le maglie del Daspo negli e fuori gli stadi, previsto anche per  “coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza”; “coloro che risultino avere tenuto, anche all’estero, sia singolarmente che in gruppo, una condotta finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione”; “coloro che risultino denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei cinque anni precedenti”.

da Radio Onda d’Urto

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Tutte le critiche al decreto sicurezza bis

Nell’ultima settimana il governo ha discusso diverse bozze di un decreto sicurezza bis su immigrazione e sicurezza pubblica proposto dal ministro dell’interno Matteo Salvini a pochi giorni dalle elezioni europee del 26 maggio. La misura, che prevede un’ulteriore criminalizzazione del soccorso in mare, la riforma del codice penale, maggiori finanziamenti per i rimpatri e l’estensione dei poteri delle forze di polizia, ha diviso i due alleati di governo: Movimento 5 stelle e Lega.

Il consiglio dei ministri del 21 maggio ha portato a un nulla di fatto, e il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha detto che il Quirinale aveva sollevato dubbi di costituzionalità in particolare sulla prima parte del decreto, quella sul soccorso in mare. Il 22 maggio il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha incontrato sia Conte sia il ministro dell’interno Salvini, e in seguito agli incontri si è deciso di rinviare l’esame del decreto a dopo il voto. Nel frattempo la misura – articolata in 18 punti – è stata criticata da organizzazioni e associazioni. Ecco cosa prevede in linea di principio (stiamo parlando di bozze) e quali critiche sono emerse durante la discussione.

Il soccorso in mare
La prima bozza del decreto sicurezza bis prevedeva multe da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia da navi di soccorso e addirittura la revoca o la sospensione della licenza per navi che battono bandiera italiana; il trasferimento della competenza a limitare o vietare il transito e la sosta nel mare territoriale italiano dal ministero delle infrastrutture al ministero dell’interno; l’affidamento alle procure distrettuali anche delle ipotesi non aggravate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; l’estensione dell’uso delle intercettazioni per questo tipo di reati; lo stanziamento di tre milioni di euro per il finanziamento di poliziotti di origine straniera per indagini sotto copertura.

Questa prima bozza è stata modificata diverse volte, essendo una delle parti più controverse e giudicate in contrasto con diverse normative nazionali e internazionali. Nell’ultima bozza sparisce il riferimento alle multe, ma rimane una sanzione da diecimila e cinquantamila euro per chi trasgredisce il divieto di oltrepassare le acque territoriali italiane, con il rischio accessorio di confisca della nave. Ma secondo i giuristi la parte che rimane in ogni caso problematica è quella che prevede che sia lo stesso ministro dell’interno a “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza”. Per i giuristi, al di là del fatto che questo articolo è in contrasto con le norme che regolano il soccorso in mare, si registra il tentativo di portare sul piano amministrativo quello che è un problema di ordine penale e che quindi è di competenza della magistratura.

Per Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) “il problema è che il ministro dice di poter vietare l’ingresso in acque italiane quando c’è una violazione delle leggi sull’immigrazione ed evidentemente si riferisce al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che però è un reato penale e per essere accertato deve essere oggetto d’indagine da parte di una procura. Su che base un prefetto deciderà che c’è stata una violazione di una norma nazionale sull’immigrazione?”. A questo si aggiunge che, nel caso di soccorso in mare, il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è difficilmente imputabile a una nave umanitaria che ha soccorso in mare persone che erano in uno stato di necessità. “Lo scopo è quello di aggirare le procure, procedere per via amministrativa bloccando le navi e i soccorsi. Il ministero sa benissimo che queste sono misure che vanno contro la legge e non possono durare a lungo”, conclude Schiavone.

Riforma del codice penale e norme sulla sicurezza
Una seconda parte del decreto riguarda la gestione della pubblica sicurezza e la riforma del codice penale e prevede per esempio l’inasprimento delle sanzioni in seguito ai reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento commessi nel corso di riunioni pubbliche; maggiori tutele per le forze dell’ordine attraverso l’introduzione di nuove fattispecie di reato per colpire più severamente coloro che si oppongono ai pubblici ufficiali; modifiche al codice penale che prevedono sanzioni per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale e il reato di violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale; più militari per le Universiadi di Napoli del 2019. Tre norme sono particolarmente gravi e illegittime, secondo i giuristi.

“Al di là degli aumenti di pena per alcune tipologie di reato, che ormai sono diventati la norma, una delle novità che mi sembra più grave è quella che prevede che ci sia una responsabilità penale per chi organizza una manifestazione non autorizzata nella quale qualcun altro compie un qualsiasi reato di danneggiamento. In questo caso chi ha organizzato una manifestazione non autorizzata deve rispondere per il saccheggio e il danneggiamento compiuto da altri, venendo meno al principio secondo cui la responsabilità penale è personale. La stessa cosa vale per l’articolo che prevede un ulteriore aumento di pena per reati che accadono durante le manifestazioni pubbliche, irrigidendo il testo unico di polizia che risale agli anni trenta, di epoca mussoliniana. Non certo un testo lassista”, afferma Patrizio Gonnella dell’Associazione Antigone.

Queste modifiche avrebbero l’obiettivo di scoraggiare la partecipazione delle persone alle manifestazioni pubbliche. L’ultima questione, secondo Antigone, è l’eccesso di protezione che è costruito intorno a chi ha un ruolo di polizia: “Abbiamo per tre-quattro volte depenalizzato l’oltraggio e poi lo abbiamo reintrodotto a seconda delle circostanze politiche. L’idea che chi oltraggia le forze dell’ordine rischia una pena più alta rompe con il principio dell’uguaglianza”.

La costituzionalità del decreto
Per Gonnella il decreto non ha i requisiti di urgenza e necessità che sarebbero previsti per emanare una misura di questo tipo, e inoltre si occupa di materie troppo disomogenee tra loro per essere affrontate con un unico decreto. “La corte costituzionale già nel 2014 ha specificato che sin dal titolo e poi nell’articolazione del decreto ci deve essere una omogeneità nel contenuto, non si possono mettere insieme cose che hanno poco a fare l’una con l’altra. In questo caso ci sono norme che hanno a che fare con l’immigrazione, norme che hanno a che fare con la riforma del codice penale e poi ci sono norme sulla sicurezza alle Universiadi di Napoli. Stiamo costruendo un decreto legge scriteriato, disomogeneo e quindi per vizi formali illegittimo”, afferma Gonnella. Tra l’altro, secondo Antigone, anche il primo decreto immigrazione e sicurezza presentava un problema simile.

Le direttive per la chiusura dei porti
Oltre alla discussione sul decreto sicurezza bis, nelle ultime settimane si è tornato a parlare delle due direttive emanate dal ministero dell’interno per impedire l’attracco in Italia delle navi umanitarie che hanno soccorso migranti.

Il 19 maggio in diretta tv il ministro dell’interno Matteo Salvini ha scoperto che i 47 migranti a bordo della nave SeaWatch 3, bloccati da giorni al largo delle coste italiane, stavano arrivando a Lampedusa a bordo di un mezzo della guardia di finanza dopo che il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio aveva disposto un sequestro probatorio per la nave, aprendo un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Salvini, sempre in diretta, ha minacciato di denunciare il procuratore.

Secondo il parere dei giuristi, i porti non sono affatto chiusi e le direttive emanate dal Viminale negli ultimi mesi sul soccorso in mare sono in contrasto con la normativa internazionale sul diritto del mare. La pensa così anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani che con una lettera di dodici pagine il 18 maggio ha chiesto all’Italia di ritirare le direttive di marzo e aprile sul soccorso in mare.

 

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