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Contratto Lega-5S: il punto immigrazione

Un’analisi di uno dei punti più delicati dell’accordo di governo tra Salvini e Di Maio

Lo so, è un po’ come sparare sulla croce rossa, ma qualcosa, forse, può essere utile dirla a proposito del “contratto” Lega – Movimento 5 Stelle. Provo a farlo prendendo in considerazione solo uno dei temi del “contratto”, quello trattato al punto 13 “Immigrazione: rimpatri e stop al business”.

Evidentemente un tema centrate per i due movimenti populisti e xenofobi, tanto per quello che ha significato in termini di raccolta voti e consenso popolare, quanto per lo spazio che al tema è dedicato nel contratto. All’immigrazione sono dedicate tre pagine, per capirci, i due movimenti hanno voluto dare più spazio all’immigrazione che al tema del reddito di cittadinanza o del lavoro o, ancora, del fisco… temi che pure avevano avuto una loro centralità durante la campagna elettorale.

Veniamo al dunque. In generale, il punto dedicato all’immigrazione, esplicita, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la natura razzista e populista dei due movimenti e ne rende ufficialmente palese la collocazione nella destra estrema del panorama politico.

L’analisi che traspare dal punto in questione è perentoria, il sistema di accoglienza italiano è fallimentare! E su questo difficilmente si può dissentire, peccato però, che questo sistema di accoglienza non sia frutto del caso, non è nato da una strana alchimia naturale, ma è stato pensato e implementato proprio quando a guidare il dicastero del Viminale c’era il “papà” politico di uno dei due contraenti, Roberto Maroni. E peccato ancora che la legge che oggi il nostro paese utilizza per normare l’ingresso e le presenze dei cittadini stranieri porta ancora il nome dal “padre dei padri” di uno dei due contraenti.

Le proposte per l’immigrazione avanzate nel contratto, a ben guardare, non fanno altro che peggiorare ed esasperare dinamiche e dispositivi legislativi ad oggi già esistenti. Non si propone di fare nulla di molto diverso da quanto fece l’approvazione nel 2002 della legge 189, la Bossi-Fini, rispetto alla 40 del 1998, la Turco-Napolitano. Peggiorare, laddove possibile, gli elementi repressivi, e lasciare inapplicati – o alla volontà delle singole istituzioni, di volta in volta chiamate in causa – l’implementazione dei dispositivi previsti per garantire inclusione sociale e accesso ai diritti.

Nel contratto si ribadisce la necessità di aumentare i rimpatri, controllare le frontiere e rafforzare accordi di collaborazione internazionale per fermare le partenze. Se su queste proposte ci fosse il copyright, Minniti, a giusta ragione, potrebbe rivendicarne i diritti d’autore, e prima di lui, sempre a giusta ragione, Bossi o Fini, potrebbero rivendicarne i diritti, e così, risalendo ancora indietro nel tempo, anche Napolitano potrebbe rivendicarne i diritti! Insomma, se c’è un filo rosso che tiene unito le diverse proposte per governare l’immigrazione del nostro paese questo è, ahi noi!, il progressivo deterioramento della democrazia degli istituti giuridici adottati nel corso del tempo.

Naturalmente anche questo contratto non fa eccezione e, se dovesse essere operativo, non farà altro che violentare e sfregiare, ulteriormente, la nostra democrazia.

Lo farà per esempio quando prevede che:

  • «Le procedure per la verifica del diritto allo status di rifugiato o la sua revoca siano rese certe e veloci, anche mediante l’adozione di procedure accelerate e/o di frontiera, l’individuazione dei Paesi sicuri di origine e provenienza, la protezione all’interno del Paese di origine (IPA». Come può trovare applicazione questa affermazione se l’Italia ha firmato la Convenzione di Ginevra? Come si può solo pensare che un perseguitato politico possa essere al sicuro all’interno del paese di origine dal quale prova a sfuggire? Qui siamo di fronte alla negazione della logica prima ancora che del diritto!

  • «Al fine di garantire un corretto bilanciamento con gli interessi di sicurezza e ordine pubblico, occorre poi prevedere specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale». In questo caso si arriva addirittura a considerare l’essere richiedente asilo un aggravante del reato commesso, visto che propone l’espulsione in aggiunta alla pena prevista per l’eventuale reato commesso! D’altronde, nemmeno questo abominio giuridico è una trovata del due giallo-verde, è già prevista dal nostro malandato sistema democratico che, per alcuni reati, prevede l’espulsione in aggiunta alla pena nel caso il reato sia commesso da un cittadino straniero.

  • «È imprescindibile scardinare il business degli scafisti che ha causato sbarchi e morti nel mar Mediterraneo e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani, con ulteriore cooperazione e coinvolgimento della polizia giudiziaria di altri Paesi europei». Anche in questo caso, se si vuole realmente ottenere questo non c’è altra soluzione che aprire le frontiere e prevedere meccanismi di ingresso in condizioni di sicurezza e legalità. Non è la polizia giudiziaria a dover essere coinvolta ma il parlamento europeo e quelli dei singoli stati membri.

  • «La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito, col supporto delle Agenzie europee, in strutture che garantiscano la piena tutela dei diritti umani. Inoltre riteniamo che si debbano implementare gli accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea, con i Paesi terzi, sia di transito che di origine, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio». È un eufemismo per dire lasciamo morire la gente lontano dai nostri civili e democratici occhi… anche questa, purtroppo, non è una trovata del duo giallo-verde ma è una proposta che “puzza” molto di vecchio.

  • «Occorre prevedere, contestualmente, l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani. Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria». Non poteva certo mancare la proposta di costruire nuove “carceri abusivi” in cui rinchiudere essere umani che non hanno commesso alcun reato per poter far finta di espellerli e nel frattempo lucrare sulla loro reclusione. E non poteva certo mancare il numero esorbitante di stranieri irregolari lanciato così a caso… un must, un evergreen della sospensione dei diritti e dello stato di eccezione, quasi un sogno perverso che accomuna tutti coloro che negli ultimi anni si sono susseguiti nella guida del Ministero degli Interni.

  • «…occorre, quindi, procedere a una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatriz1». Ma certo, perché finanziare l’accoglienza e l’inclusione, quando si possono utilizzare i fondi, già risicati, per l’accoglienza per implementare una fallimentare politica dei rimpatri? Che la politica delle espulsioni del nostro paese sia un fallimento è sotto gli occhi di tutti, acclarata anche dall’ultima indagine della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica Italiana.

  • «Ai fini della trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose, in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati». Last but not least, eccolo, non poteva certo mancare, il nemico per eccellenza: il famigerato terrorismo islamico che si anniderebbe nelle moschee del bel paese a tal punto da richiedere una legislazione ad hoc, sì, perché scrivere leggi speciali suona male, specie quest’anno che ricorre l’ottantesimo anno dall’emanazione delle leggi razziali nel nostro paese!

Indubbiamente ci aspettano tempi bui e non facili, non perché le proposte del duo razzista oggi alla ribalta sulla scena politica italiana siano particolarmente nuove, ma proprio perché già ne conosciamo gli effetti e le storture a cui daranno vita se implementate.

Continuerà la guerra ai poveri, la criminalizzazione delle povertà e della solidarietà e, specie nell’immediato, questi processi subiranno una pericolosa accelerazione perché sono gli eventi più mediatizzabili e che più, demagogicamente, possono dare l’impressione all’elettorato che il governo stia facendo qualcosa di concreto.

Non bisogna abbassare l’attenzione, abbiamo bisogno di presidi di solidarietà, di luoghi di difesa della democrazia, di riaffermare la nostra umanità.

Antonio Ciniero

da DinamoPress