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Coronavirus, l’allarme dell’intelligence italiana: “Rischio ribellioni al Sud”

L’intelligence italiana lancia l’allarme su possibili ribellioni che si potrebbero verificare al Sud qualora il lockdown a causa dell’epidemia di Coronavirus dovesse continuare.

A scriverlo è il Mattino, secondo cui un report riservato che avverte del “Potenziale pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate, soprattutto nel Mezzogiorno d’ Italia dove l’ economia sommersa e la capillare presenza della criminalità organizzata sono due dei principali fattori di rischio” sarebbe arrivato dall’intelligence alla presidenza del Consiglio.

Quello degli 007 italiani, dunque, è uno scenario ipotetico se la situazione di lockdwon, come è altamente probabile, dovesse continuare ben oltre il 3 aprile.

Alle base del rapporto ci sono le informazioni che ogni giorno le forze di polizia raccolgono sul territorio.

Si tratta, al momento, di piccoli e sporadici episodi di cronaca, che però danno l’idea di un disagio che con il trascorrere del tempo potrebbe aumentare sempre di più. Senza considerare, inoltre, che, secondo l’ultimo rapporto Istat, l’80 per cento dei lavoratori irregolari, quasi 3,7 milioni in tutta Italia, è concentrato soprattuto nelle regioni del Sud Italia. Gli analisti dell’Intelligence, dunque, si chiedono quanto potranno andare avanti questi lavoratori in nero prima di mostrare insofferenza nei confronti delle istituzioni.

Subito un reddito di quarantena” o “la situazione precipiterà, è questione non più di mesi ma di giorni“. A lanciare l’allarme è Giovanni Pagano, sindacalista napoletano, componente dell’esecutivo nazionale della Federazione del Sociale Usb. “Ai nostri sportelli – racconta all’Adnkronos – vengono già ora moltissime persone, lavoratori precari di pubblica utilità, ex disoccupati che magari ricevevano piccoli assegni, e ci dicono: ‘In queste condizioni non arriviamo a Pasqua’. Non è difficile immaginare cosa sceglierebbero, tra la paura del virus e quella di non poter dare da mangiare ai loro figli”. La sensazione ora è che la tenuta del sistema “possa iniziare a venire meno già nei prossimi giorni. Ai primi di aprile arriveranno le bollette delle utenze e sono molti, tra quelli che si rivolgono ai nostri sportelli, ad aver già manifestato l’intenzione di non pagare le utenze. Dicono ‘noi non paghiamo, quel che sarà sarà’“.

Negli ultimi giorni ha destato molta attenzione una notizia proveniente da Palermo: in un hard discount a metà strada tra il Cep e Cruillas, una quindicina di persone ha riempito i carrelli della spesa provando ad andare via senza passare dalle casse, motivando, molto limpidamente: «Non abbiamo soldi e non vogliamo pagare».

Mentre si moltiplicavano sui vari social network le reazioni di apprezzamento e le promesse di emulazione, è arrivata la netta condanna del Sindaco Leoluca Orlando, che ha subito definito «sciacalli del sottobosco mafioso» tanto i protagonisti della vicenda quanto i loro tifosi.

Va sottolineato come la matrice mafiosa sia stata decretata in base all’analisi semantica dell’immaginario caratterizzante le pagine Facebook dei sostenitori. L’invito del Sindaco, in ogni caso, è stato quello alla denuncia capillare: «Chiedo a tutti i cittadini di segnalarli alle autorità di Polizia, di segnalare i loro account come promotori di violenza agli amministratori di social network perché siano immediatamente bloccati.»

Nel frattempo sono stati organizzati presidi di carabinieri, finanzieri e poliziotti davanti ai grossi ipermercati della città.

Che si sia trattato di «espropri proletari» o di azioni di «sciacallaggio», questa vicenda testimonia in ogni caso la drammaticità delle conseguenze di questo periodo in contesti già molto poveri come Palermo. C’è da scommetterci che manifestazioni del genere saranno sempre più frequenti nei tempi a venire. E criminalizzarle non contribuirà a migliorare la situazione.

Sono state 1800 le famiglie che nei primi tre giorni si sono registrate al portale del Comune per richiedere gli aiuti alimentari. Sulle pagine locali di Repubblica di oggi, in un articolo su La povertà da coronavirus, viene indicata la cifra di 50mila palermitani rimasti senza reddito. Ma sembra una stima al ribasso, considerato che già prima del coronavirus il tasso di disoccupazione in città era al 17,7% e i cittadini inattivi erano il 49,6%.

Coronavirus: Sicilia, bomba sociale a orologeria.

 

Qualcuno anche tra noi, si chiede il perchè continuamo ad insistere sulla necessità che avrebbe il capitalismo di instaurare una nuova stretta autoritaria visto  che controlla già tutto e c’è il sonno delle masse. Eppure basterebbe rileggere la storia per capire che le grandi trasformazioni portano con se sacrifici enormi che grandi masse popolari non possono reggere e che le rivolte si reprimono nel sangue e questa repressione la si fa instaurando paura, violenza e stato di polizia.

Milano, 6 7,8,9 maggio 1898 la gente moriva di fame e assaltò i forni, in centinaia morirono stroncati dalla repressione di Bava Beccaris che temeva si trattasse dell’insurrezione socialista.

Ecco oggi molte misure sono da stato di polizia, e molti invocano l’esercito in piazza mentre i frighi di molte persone, oramai senza soldi sono vuoti…