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Crimini, criminali e rappresentazioni di comodo

Negli ultimi venti/trent’anni abbiamo assistito ad una profonda mutazione della società e della politica. La costruzione continua di “nemici pubblici”, sapientemente alimentata e diffusa, ha ingenerato da un lato paura e insicurezza sociale e dall’altro nuovi mostri (prevalentemente meridionali, marginalità sociali e migranti) da cui difendersi ed essere difesi. È chiaramente una narrazione strumentale, sconfessata dalle statistiche dell’ultimo decennio che, invece, rilevano un calo complessivo dei reati “tradizionali”. Seminare paura è diventato strumento politico di controllo e dominio della società nella sua interezza: in una parte di società, prevalentemente medio-alta, la paura ha avuto l’effetto di interiorizzare la richiesta di “più giustizia”, ovviamente a difesa esclusiva del proprio benessere, sfociata in becero giustizialismo che si è tradotto nella criminalizzazione e incarcerazione dell’altra parte di società, quella più debole e marginale. Una astrusa quadratura del cerchio che larga parte della società crede essere verità assoluta. La sfida oggi è esattamente quella di produrre una contronarrazione della realtà che ribalti i luoghi comuni di cui si nutre la propaganda della paura e restituisca un quadro reale della situazione. Ad esempio in Italia, dall’inizio dell’anno ad oggi, si registrano circa 80 omicidi volontari[1], un trend in costante calo negli ultimi 30 anni valido anche ad altre tipologie di reato di particolare allarme sociale; i morti sul lavoro in 6 mesi sono arrivati a 482[2]; per il 2019 si prevede che 1.410.000 di persone moriranno per tumori in tutta Europa[3], mentre non esistono dati precisi e complessivi sull’incidenza dei tumori nelle popolazioni residenti nei pressi di siti contaminati (da chi? Con quali complicità?) da sostanze nocive provenienti da scarti di lavorazioni industriali e radioattive; i migranti morti in mare non si contano più. Ci troviamo di fronte a due rappresentazioni contrapposte del crimine: quello propagandato che viene percepito nella società come reale e quello reale che, invece, difficilmente viene percepito semplicemente perché non se ne parla oppure se ne parla in termini di numeri statistici o di rischio d’impresa fisiologico, calcolato e trascurabile, nel sistema capitalista.

Bisogna riportare la società ad interrogarsi sul concetto di sicurezza sociale che non può più essere inteso come “messa al riparo delle proprie ricchezze e del proprio benessere” ma deve, piuttosto, guardare al benessere collettivo, alla giustizia sociale, al contrasto delle vere emergenze che vengono tollerate, mistificate e affatto perseguite. Su tutte basta pensare ai crimini ambientali e sanitari che, impunemente, fanno più morti delle guerre[4]. Oggi si muore prevalentemente per contaminazioni tossiche, per mancanza di tutele sui luoghi di lavoro e per sperimentazioni sanitarie, andando a profilare gravi responsabilità di ordine etico, ma anche penale, in capo a varie lobby di potere, tenute abilmente al riparo da azioni penali e da campagne criminalizzanti, grazie alla propaganda securitaria, finanziata dalle stesse lobby, che continua ad agitare lo spettro delle mafie coppola e lupara, dei migranti terroristi e invasori o dei marginali che, invece, non sono altro che armi di distrazione di massa.

Sandra BerardiAssociazione Yairaiha Onlus

Note:

[1]https://www.ilfaroonline.it/2019/05/05/in-calo-i-reati-in-italia-nel-2019-32-di-stupri-e-12-di-omicidi/273177/

[2]https://www.truenumbers.it/morti-sul-lavoro-italia-2019/

[3]https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/19_luglio_17/tumori-europa-2019-morti-saranno-milione-mezzo-36d455e8-999b-11e9-9182-ab89385849c5.shtml

[4]https://www.osservatoriorepressione.info/resistenze-le-insicurezze-ignorate-rovesciare-discorso/