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Dalla Germania alla Francia ancora estradizioni per i rifugiati curdi

In passato la Francia era terra d’asilo anche per i Curdi. Per non parlare dell’impegno a favore del popolo curdo di persone come Danielle Mitterand e anche di François Hollande. Qualcosa deve essere cambiato evidentemente…

di Gianni Sartori

Al momento di scrivere non sappiamo se le persone interessate sono già state estradate.

In Germania – il 19 settembre – il rifugiato curdo Selahattin Erkul veniva arrestato all’Ufficio immigrazione e portato all’aeroporto di Amburgo. Prossima destinazione la Turchia

Originario di Sirnak, vittima di persecuzioni in Turchia per ragioni politiche, aveva consegnato la sua brava domanda d’asilo, allegando tutti i documenti necessari, ancora nel 2022 e attendeva una risposta a Kiel. Ma veniva ammanettato proprio qmentre si recava all’ufficio per gli stranieri per rinnovare il permesso di soggiorno. In Turchia rischia condanne pesanti essendo accusato di appartenenza a una organizzazione illegale.

Sempre il 19 settembre, in Francia il CDK-F (Conseil Démocratique Kurde en France) denunciava che un altro rifugiato curdo, Idris Kaplan, era stato arrestato dalla polizia e trasferito nel Centre de rétention administrative (CRA) di Vincennes. Anche per lui si prospetta l’espulsione in Turchia dove rischia almeno 25 anni di carcere. Non sarebbe il primo caso del 2024. Dall’inizio dell’anno sono già stati consegnati alla Turchia dalla Francia altri tre rifugiati curdi: Mehmet Kopal, Firaz Korkmaz e Serhat Gültekin.

Da parte su il CDK-F, oltre a condannare quella che definisce “una flagrante violazione dei diritti umani e del diritto d’asilo”, ha lanciato un appello alla mobilitazione per fermare l’espulsione di Idris Kaplan

Ricordando che la Turchia rappresenta “un Paese dove i diritti dei Curdi vengono sistematicamente derisi e dove le persecuzioni politiche, la repressione e le torture sono ordinaria amministrazione”.

Ma pur essendo a conoscenza di tutto ciò “la Francia si ostina a volerlo rinviare in un paese dove la sua vita e la sua libertà sono gravemente minacciate”.

Secondo il CDK-F in tal modo Parigi violerebbe non solamente l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma anche il principio di non-respingimento previsto dalla Convenzione di Ginevra. Quello che proibisce di rinviare una persona in un paese dove rischia la tortura, la persecuzione o trattamenti disumani.

Auspicando ancora che “la patria dei diritti dell’uomo, smetta di rendersi complice delle politiche repressive di Ankara che criminalizza i Curdi e tutti i militanti politici in lotta per la libertà e la giustizia”.

Per concludere che “rispedire il rifugiato politico Idris Kaplan in Turchia, non sarebbe altro che far precipitare un essere umano nelle grinfie di un regime autoritario, in spregio dei valori che la Francia pretende di difendere”.

Un paio di giorni prima, il 17 settembre, per un’altra militante curda rifugiata in Francia dal 1991 – Gulhatun Kara (esponente del Movimento delle Donne curde in Europa) – si prospettava il pericolo dell’estradizione.

Non direttamente in Turchia, ma in Germania essendo accusata da Berlino, in base a un’inchiesta del 2019, di appartenenza a una organizzazione terroristica.

La richiesta tedesca si basa sulla presunta appartenenza della donna al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Presunta in quanto la femminista curda è accusata sostanzialmente di aver preso parte a manifestazioni e a trasmissioni radio-televisive in cui si chiedeva la liberazione di Ocalan.

Arrestata in Francia nel giugno scorso in applicazione di un mandato di arresto europeo (e poi in libertà provvisoria), Gulhatun Kara in passato aveva subito la tortura in Turchia.

In sua difesa, oltre alle associazioni curde, si è mobilitato il Partito Comunista Francese.

In un comunicato il PCF ha voluto sottoscrivere l’appello lanciato dal Conseil démocratique kurde en France che chiedeva di non applicare il mandato d’arresto tedesco. Aggiungendo che “se deve esserci un processo, questo deve svolgersi sul suolo francese”.

Concludendo che per il Parti communiste français è giunta l’ora di décriminaliser il movimento nazionale curdo e di ritirare il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Unione Europea.

 

 

 

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